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La Maledizione di San Siro, 1999 - Liutprand

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gendo gride ai ponti ed agli angoli delle vie che esibivano<br />

questa loro schizofrenia imperial-federale. Di tanto in<br />

tanto, c’era anche qualche lite tra un torrazziano particolarmente<br />

acceso e un soldato, o uno studente straniero irritato<br />

dall’intolleranza che quelli ostentavano verso tutti<br />

gli “immigrati”. Ora, la caduta della torre aveva riacceso<br />

gli appetiti. Il Governo municipale chiedeva<br />

all’Imperatore Filippo <strong>di</strong> erogare uno stanziamento<br />

straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse migliaia <strong>di</strong> ducati e pezzi d’oro,<br />

per poter rimettere in sesto tutte le vecchie case e<br />

ristabilire le chiese e i monasteri pericolanti.<br />

L’occasione era buona: la città non aveva mai brillato<br />

per il livello <strong>di</strong> manutenzione del patrimonio e<strong>di</strong>lizio e<br />

monumentale. In tale occasione, in modo particolare, i<br />

proprietari avevano il massimo interesse a lasciar deperire<br />

le proprietà, per ottenere poi un massimo <strong>di</strong> finanziamenti<br />

dallo Stato. Si erano formate due consorterie fra<br />

gli ingegneri della città, al fine <strong>di</strong> spartirsi i lavori che ne<br />

sarebbero venuti. Uno <strong>di</strong> questi gruppi era strettamente<br />

legato al mondo clericale e capeggiato dal potentissimo<br />

ingegner Anzaloni, mentre l’altro, più sparuto e obiettivamente<br />

in grado <strong>di</strong> acquisire meno potere, era fatto degli<br />

amici del delegato municipale alle strade. Fra questi, il<br />

più rappresentativo era il giovane ingegner Amari,<br />

sempre presente alle <strong>di</strong>atribe citta<strong>di</strong>ne e sempre in cerca<br />

<strong>di</strong> un attimo <strong>di</strong> notorietà e <strong>di</strong> pubblicità. Il grosso della<br />

città assisteva impotente alla spartizione dei trenta<br />

denari: le povere catapecchie, <strong>di</strong>strutte due anni prima<br />

dal nubifragio, non erano ancora state ricostruite e la situazione<br />

<strong>di</strong> abbandono in cui i proprietari lasciavano la<br />

maggior parte delle case d’affitto andava ormai <strong>di</strong>ventando<br />

insostenibile.<br />

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