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La Maledizione di San Siro, 1999 - Liutprand

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titolo <strong>di</strong> <strong>San</strong>t’Eusebio, per motivi “esaugurali”, cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>spregio<br />

per gli Ariani sconfitti. Eusebio era stato il principale<br />

avversario degli Ariani. Dunque tale titolo sancì<br />

tutto il peso della loro sconfitta. Non solo: la Chiesa pavese<br />

fece <strong>di</strong> tutto per <strong>di</strong>struggere quel lungo capitolo <strong>di</strong><br />

Arianesimo “<strong>di</strong> ritorno” che l’aveva contrad<strong>di</strong>stinta e che<br />

- tra l’altro - aveva garantito un’autonomia quasi totale<br />

dei vescovi locali. Si voleva in ogni modo cancellare dalla<br />

storia la stessa memoria dei fatti e l’importanza che i vinti<br />

avevano avuto nella vita civile e religiosa della città. Si<br />

volle attribuire l’importanza dei vescovi pavesi ad una<br />

ipotetica, inventata primogenitura della Chiesa pavese rispetto<br />

alla Cattedra vescovile <strong>di</strong> Milano, da dove<br />

<strong>San</strong>t’Ambrogio tanto si era adoperato per combattere e<br />

reprimere proprio l’eresia ariana. In particolare dopo il<br />

Concilio <strong>di</strong> Trento, gli storici locali si erano messi d’impegno<br />

per ricostruire una intatta e amorfa verginità, in<br />

luogo della combattuta e viva storia della città che un<br />

tempo era stata sede del Regno. Gli storici Gualla,<br />

Breventano ed altri spesero molte parole per giurare e<br />

spergiurare che a Pavia “mai nessuna eresia aveva<br />

allignato”; con questo contrad<strong>di</strong>cevano ciò che essi stessi<br />

avevano dovuto affermare, non molte pagine prima, a<br />

proposito della lunga durata del vescovato ariano nella<br />

città, perché non potevano certo <strong>di</strong>struggere o eliminare<br />

in altro modo la testimonianza dello storico longobardo<br />

Paolo Diacono, ormai ben noto e <strong>di</strong>ffuso in tutto il<br />

mondo. Stefano Breventano, ad esempio, nella già citata<br />

Istoria della antichità, nobilità, et delle cose notabili della città<br />

<strong>di</strong> Pavia, sentì il bisogno <strong>di</strong> affermare che:<br />

«Pavia adunque all’hora con la religione più sincera<br />

dell’altre, per celeste dono fù frà l’altre esaltata, la quale<br />

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