La Maledizione di San Siro, 1999 - Liutprand
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coi leoni, tipici <strong>di</strong> quel culto, erano infissi nella Torre<br />
Civica.<br />
Scrive il Capsoni 1 che l’Abbé de Chaupy, antiquario<br />
francese;<br />
«che fu meco per esaminarla decise a prima vista esser questo<br />
Atis, lo sgraziato fanciullo caro un po’ troppo a Cibele...<br />
Siffatto basso rilievo serviva, <strong>di</strong>rò così, <strong>di</strong> midollo ad un<br />
pilastro atterrato, non ha molt’anni; come servivano parimenti<br />
d’anima e midollo ad altri simili pilastri due o tre<br />
colonne scannellate <strong>di</strong> sodo lavoro».<br />
<strong>La</strong> consacrazione alla Madre <strong>di</strong>vina, che in epoca cristiana<br />
fece chiamare <strong>San</strong>ta Maria del popolo una delle<br />
due Cattedrali gemelle, perpetuò l’antico culto della <strong>di</strong>vinità<br />
femminile più terribile ed oscura.<br />
<strong>La</strong> nascita <strong>di</strong> Attis era ritenuta miracolosa. Sua madre,<br />
Nana, era vergine e aveva concepito mettendosi in seno<br />
una mandorla. Secondo un’altra versione del mito la madre<br />
concepì Attis ponendosi in seno una melagrana, proveniente<br />
dagli organi genitali tagliati a un mostro chiamato<br />
Agdestis. Della morte <strong>di</strong> Attis si narravano due<br />
versioni <strong>di</strong>verse; secondo l’una egli fu ucciso da un cinghiale,<br />
come Adone, secondo l’altra si evirò sotto un pino<br />
e morì <strong>di</strong>ssanguato. <strong>La</strong> mutilazione <strong>di</strong> Attis era imitata<br />
dai suoi sacerdoti, che si castravano nell’entrare al servizio<br />
della dea. <strong>La</strong> storia che lo vuole ucciso da un cinghiale<br />
spiega perché i suoi adoratori si astenessero dal mangiare<br />
carne <strong>di</strong> maiale. Per un motivo analogo anche gli adoratori<br />
<strong>di</strong> Adone si astenevano dalla carne <strong>di</strong> porco. Si <strong>di</strong>ce<br />
che Attis dopo la morte fosse stato trasformato in pino.<br />
1 S.S. CAPSONI, Memorie istoriche della Regia Città <strong>di</strong> Pavia, I, Pavia, 1782,<br />
p. 256-7.<br />
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