La Maledizione di San Siro, 1999 - Liutprand
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Nei misteri <strong>di</strong> Cibele e <strong>di</strong> Attis si ripetevano ogni anno<br />
riti cruenti legati al sacrificio dei sacerdoti ed alla<br />
rigenerazione della natura.<br />
Nel 204 a. C., verso la fine della lunga lotta contro<br />
Annibale, i Romani adottarono il culto della frigia madre<br />
degli dèi, perché secondo una profezia, che si pretendeva<br />
tratta dai Libri sibillini, l’invasore straniero sarebbe stato<br />
cacciato dall’Italia solo se fosse stata portata a Roma la<br />
grande dea orientale. Furono quin<strong>di</strong> inviati ambasciatori<br />
a Pessinunte, la città della Frigia sacra a Cibele. Essi si fecero<br />
affidare la piccola pietra nera che rappresentava la<br />
possente <strong>di</strong>vinità e la portarono a Roma, dove venne accolta<br />
con gran<strong>di</strong> onori e collocata nel tempio della Vittoria<br />
sul Palatino. Quell’anno si ebbe un raccolto così buono<br />
che da tempo non se ne vedeva l’uguale e Annibale rinunciò<br />
all’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Roma e s’imbarcò per l’Africa coi<br />
suoi veterani.<br />
Con la madre degli dèi giunse anche il culto del suo<br />
giovane amante. Sin dal periodo repubblicano i Romani<br />
conoscevano i “Galli”, i castrati sacerdoti <strong>di</strong> Attis, vestiti<br />
all’orientale, con piccole immagini sul petto, che attraversavano<br />
le vie <strong>di</strong> Roma in processione, con l’immagine<br />
della dea, salmo<strong>di</strong>ando inni al suono <strong>di</strong> cimbali, tamburelli,<br />
flauti e corni. <strong>La</strong> popolazione offriva elemosine e copriva<br />
<strong>di</strong> rose l’immagine e i portatori. L’imperatore<br />
Clau<strong>di</strong>o incorporò nella religione <strong>di</strong> Roma il culto frigio<br />
dell’albero sacro.<br />
<strong>La</strong> morte e la risurrezione <strong>di</strong> Attis erano celebrate ogni<br />
anno in feste primaverili, collegate ai cicli della vegetazione.<br />
Il 22 marzo si tagliava un pino nel bosco per portarlo<br />
al santuario <strong>di</strong> Cibele. Il tronco veniva fasciato <strong>di</strong> sacre<br />
bende <strong>di</strong> lana, come un cadavere, e ornato <strong>di</strong> ghirlande <strong>di</strong><br />
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