La Maledizione di San Siro, 1999 - Liutprand
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cespugli <strong>di</strong> rovi, secchi e coperti <strong>di</strong> can<strong>di</strong>da brina. Come<br />
in un’antica fiaba, Cecchino sentiva sempre più imperativo<br />
l’impulso <strong>di</strong> seguire il piccolo animale, benché<br />
non sapesse perché. I rovi privi <strong>di</strong> foglie si spostavano<br />
con facilità, lo graffiarono solo un po’. Saltellando e<br />
zoppicando, giunse al centro <strong>di</strong> quelle rovine, col timore<br />
<strong>di</strong> mettere un piede in un buco e <strong>di</strong> acciaccarsi una<br />
caviglia. Nel punto esatto in cui la volpe era scomparsa, si<br />
apriva una specie <strong>di</strong> tana. Non si trattava però <strong>di</strong> un buco<br />
nel terreno. Era piuttosto uno stretto passaggio tra blocchi<br />
<strong>di</strong> murature abbattute. Con grande sforzo, a rischio <strong>di</strong><br />
farsi male, Cecchino riuscì a smuovere alcuni blocchi <strong>di</strong><br />
mattoni meno soli<strong>di</strong> e scoprì un passaggio nel quale<br />
anch’egli poteva introdursi. Tra le rovine si apriva una<br />
voragine, che scendeva nel terreno per cinque o sei<br />
braccia <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà.<br />
Scese il Cecchino tra gli arbusti, scivolò sui fusti dei<br />
rovi e delle ortiche ormai privi <strong>di</strong> foglie, su mattoni e pietre<br />
cadute, come gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> una scala molto corrosa.<br />
Cadde dapprima in una specie <strong>di</strong> pozzanghera e <strong>di</strong>sturbò<br />
un nido <strong>di</strong> bisce che dormivano, avvolte nel letargo invernale.<br />
Nel buio, si accorse a tentoni che la cavità era più<br />
grande <strong>di</strong> quanto potesse immaginare. Dovette scavalcare<br />
parti delle volte che erano cadute, per gli antichi colpi <strong>di</strong><br />
artiglieria. Avanzava con cautela perché temeva che la<br />
volpe, costretta senza via d’uscita, gli si avventasse contro.<br />
Pensava anche al rischio <strong>di</strong> calpestare qualche vipera<br />
o d’incontrare qualche animale più temibile della volpe,<br />
come qualche tasso in letargo, che non avrebbe esitato a<br />
scagliarsi contro l’uomo con i suoi lunghi artigli. Nulla <strong>di</strong><br />
tutto ciò. Si ritrovò in un vano sotterraneo, angusto e<br />
buio, benché il sole non fosse ancora calato. Alla cieca,<br />
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