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La Maledizione di San Siro, 1999 - Liutprand

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e vedere, lungo il filo delle mura, il chiarore dell’alba che<br />

annunciava il nuovo giorno. <strong>La</strong> festa per l’arrivo del giovane<br />

pastore era stata commovente, ma ancor <strong>di</strong> più gli<br />

s’impressero nella memoria e gli accesero speranza le conoscenze,<br />

che man mano approfon<strong>di</strong>va, con gli altri<br />

membri del gruppo, pieni <strong>di</strong> entusiasmo e <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong><br />

costruire un mondo nuovo.<br />

Il capitolo che parlava della male<strong>di</strong>zione vera e propria<br />

era stato reso illeggibile da ampie macchie <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà<br />

e <strong>di</strong> muffa. Diverse pagine erano rovinate e si potevano<br />

solo <strong>di</strong>stinguere alcune frasi, scritte posteriormente a piè<br />

<strong>di</strong> pagina, con gli strani caratteri <strong>di</strong> una scrittura che il ragazzo<br />

- <strong>di</strong>ventato agli occhi del Cecchino un esperto poliglotta<br />

- giu<strong>di</strong>cò poter essere arabo... e con, quel po’ <strong>di</strong> conoscenza<br />

<strong>di</strong> lingue semitiche che era riuscito ad apprendere<br />

in Seminario, cominciò a compitare: «al-ki-ta-bùn-alma-halla-qat...<br />

al-mu-alim-al-abu-suri...». Il Cecchino seguiva<br />

religiosamente la lettura del vecchio testo e accompagnava<br />

gli sforzi <strong>di</strong> Ottavio per decifrare quegli strani<br />

caratteri. Pur nella sua ignoranza, era come se gli si<br />

aprisse davanti una porta, rimasta per tanto tempo socchiusa,<br />

<strong>di</strong>etro la quale stavano sogni e ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> cose intraviste<br />

nella sua infanzia, quelle rare volte che era riuscito<br />

ad entrare nel laboratorio dello zio.<br />

I due non potevano fare a meno <strong>di</strong> pensare che i cimeli<br />

dell’antico culto stavano proprio sotto <strong>di</strong> loro, una cinquantina<br />

<strong>di</strong> braccia più in basso dei loro pie<strong>di</strong>, e che forse<br />

in qualche anfratto sotterraneo si potevano celare ancora<br />

chissà quali misteri <strong>di</strong> un tempo recon<strong>di</strong>to, <strong>di</strong> una sapienza<br />

<strong>di</strong>menticata o <strong>di</strong> tremen<strong>di</strong>, indescrivibili orrori.<br />

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