82 [Profili] Uno scrittore “amaro” È Maksim Gorkij, l’esule russo che a <strong>Capri</strong> scrisse alcune delle sue pagine più belle di GIuseppe Mazzella Aleksej Maksimovi Peskov, detto Gorkij, l’Amaro, appellativo che si era dato lui stesso dopo una gioventù precaria e durissima, quando arrivò a <strong>Capri</strong> nel 1906 era già uno scrittore famoso non solo in Russia, dove era nato a Novgorod nel marzo del 1868, ma in gran parte dei paesi occidentali. Dopo anni di sofferenza, miseria e lavori pesanti sofferti in compagnia di zingari, prostitute, ladri e vagabondi di ogni genere, si scoprì improvvisamente scrittore. Le sue “università”, come chiamerà in seguito questo periodo di intensa esperienza umana, gli avrebbero dato materia per racconti e romanzi. Attratto dalla povera gente, in difesa della quale si opponeva con coraggio anche al regime duro degli zar, aderì naturalmente ai nascenti movimenti rivoluzionari. E finì per andare in prigione, dalla quale però fu subito liberato a furor di popolo, grazie alla grande notorietà di cui godeva. Per sfuggire all’assedio della polizia zarista, emigrò negli Stati Uniti d’America, dove fu accolto freddamente, a causa della sua relazione con l’attrice Maria Andrejeva, con cui conviveva senza essere sposato, dopo essersi diviso dalla moglie Ekaterina Peskova, da cui aveva avuto un figlio. Ritornato in Europa, uguale freddezza lo accolse in Inghilterra. Decise allora di trasferirsi nel sud Italia, a <strong>Capri</strong>, dove si trovava una consistente colonia russa. Vivere nella pace dell’isola gli avrebbe dato quella serenità necessaria per scrivere e, grazie al clima, la possibilità di curare la tubercolosi cronica che lo affliggerà per tutta la vita, conseguenza di un tentativo di suicidio: un maldestro colpo di rivoltella gli aveva infatti attraversato il polmone sinistro. Era appena sbarcato a Napoli il 26 ottobre del 1906 dal piroscafo “Principessa Irene” e pochi giorni dopo si era già installato a Villa Blaesus, di proprietà del padre del futuro scrittore caprese Ettore Settanni che avrà modo di osservarlo da vicino per quattro anni. Nei primi mesi, Gorkij si tuffò subito in un’intensa attività letteraria, scrivendo in “<strong>Capri</strong> è un bocconcino minuscolo, ma squisito. Il fatto è che qui vedi subito, in un solo giorno, tanta di quella bellezza che ne rimani come ubriaco, inebetito, e non riesci a fare più nulla. Continui a guardarti intorno e a sorridere… Il golfo di Napoli – e soprattutto <strong>Capri</strong> – è più bello e più profondo dell’amore e delle donne. In amore scopri subito tutto – qui non so neppure se sia possibile scoprire tutto… Ho in testa un diavoletto allegro che balla la tarantella, e sono ubriaco anche senza vino”. Tratto dalla lettera di Maksim Gorkij a Leonid Andreev, novembre del 1906. <strong>Capri</strong> is a tiny morsel, but an exquisite one. The plain fact is that straight away you see here, in just one day, so much beauty that you feel intoxicated, dazed, practically unable to move. You just keep looking around you and smiling. The Gulf of Naples – and <strong>Capri</strong> above all – is more achingly beautiful and more profound than love itself or women could ever be. With love, you work it all out right at the beginning. Here, I’m not sure it is even possible to discover all there is to know… In my mind’s eye I see a cheery little devil dancing the tarantella, and I’m dead drunk without a drop of wine in my body. Excerpt from a letter by Maxim Gorky to Leonid Andreev, November 2006. poche settimane il suo Maksim Gorkij in un dipinto capolavoro, La madre. di Isaak Brodsky. Maxim Gorky Dopo il lavoro, che lo in a painting teneva al tavolo per by Isaak Brodsky. quasi l’intera giornata, amava riposarsi ascoltando i brani preferiti di Grieg e Beethoven che la compagna Maria eseguiva al pianoforte. Per rendere più
ALINARI/ULLSTEINBILD 83