Numero 3 (3.6 MB) - SAT Società degli alpinisti Tridentini

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La vetta della Cima di Valsorda, con il distacco, verso la parte centrale del Latemar, con l’inconfondibile Cimòn del Latemar grande frana) e di seguito l’ultimo ostacolo, un gradino roccioso di circa due metri (difficoltà II°) che permette di raggiungere il panoramico vertice. Salita non segnata, riservata ad escursionisti esperti. Difficoltà di I° e un passaggio di II° e terreno instabile. Tempo di salita; ore circa, per la discesa ore 0,40 circa. Discesa per lo stesso itinerario di salita. L’iniziale ghiaione per la salita alla vetta 0
Il Duca degli Abruzzi socio onorario SAT Cronaca di un curioso caso politico/alpinistico di cent’anni fa di Riccardo Decarli Come è noto la Società Alpina del Trentino, fondata nel 872 nel Trentino, provincia meridionale dell’Impero Asburgico, fu, sino alla Grande Guerra, qualcosa di più e di diverso di un club alpinistico. Dirigenti e soci erano in gran parte ispirati da “ideali di italianità”. L’irredentismo permeava gran parte dell’attività dell’Associazione e non è possibile riassumere in poche righe il fondamentale contributo dato dalla SAT alla cosiddetta “causa italiana”. La stessa nomina dei soci onorari era un atto politico, accanto ai nomi di illustri scienziati e naturalisti, trovavano posto esponenti della classe dirigente di lingua italiana, ossia, irredentisti. Tra i beneficiari del riconoscimento spicca il nome del re d’Italia - Presidente onorario della SAT - e di Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi (Madrid 873 - Jawhar 933), uno dei maggiori esploratori italiani di sempre e valente alpinista. La nomina del re naturalmente avvenne al termine del primo conflitto mondiale, mentre quella di Luigi Amedeo di Savoia già nel 906. Per una Associazione costantemente tenuta d’occhio dalla polizia austro-ungarica, già sciolta per irredentismo (nel 876 e rifondata l’anno dopo con il nome di Società degli Alpinisti Tridentini), la nomina di un Savoia a socio onorario era una esplicita attestazione di credo politico, più che un riconoscimento dell’attività alpinistica del grande esploratore. Gli eventi presero però una piega particolare. Nel corso del Convegno estivo di Roncegno, il 5 luglio 906, Guido Larcher comunicava ai soci l’avvenuta nomina: “[…] Dopo ciò il sig, Larcher comunica che la direzione della società, apprese le nuove glorie del giovane principe italiano, che l’alpinismo ha posto a servizio della scienza e della civiltà, ha deciso di nominarlo Socio Onorario. Comunica quindi, fra un subisso d’applausi, che a S.A.R. il Duca degli Abruzzi sarà data comunicazione di questa decisione che permetterà alla Società d’avere tra i suoi soci una gloria d’Italia”. 2 Le nuove glorie sono riferite alle prime salite nel gruppo del Ruwenzori (o Monti della Luna, tra Uganda e Congo) compiute tra giugno e luglio del 906, e che facevano seguito a numerose altre imprese extraeuropee: il Sant’Elia (Alaska) nel 897, la spedizione al Polo Nord con la Stella Polare nel 899, le numerose scalate impegnative sulle Alpi occidentali a partire dal 892 e due circumnavigazioni della Terra nel 894-96 e 902-05. 3 Imprese a parte la nomina nascondeva un evidente richiamo all’Italia, soprattutto dal discorso di Larcher si evince che la nomina avvenne sostanzialmente all’insaputa del Duca e solo il giorno dopo l’annuncio venne spedito il telegramma al R.R. Console di Alessandria. Il Duca degli Abruzzi non poteva però accettare questo omaggio degli alpinisti trentini. Il motivo sta tutto nella situazione politico-diplomatica dell’Europa a cavallo tra XIX e XX secolo. Impossibile qui ricostruire il contesto dei rapporti diplomatici tra Regno d’Italia ed Impero Austro-Un-
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