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Numero 3 (3.6 MB) - SAT Società degli alpinisti Tridentini

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vocare rotture, sia perché l’acqua infiltrandosi<br />

nel sottosuolo può andare a lubrificare<br />

faglie ormai inattive, in cui la tensione<br />

non ha mai raggiunto il punto di rottura,<br />

provocando piccoli sismi.<br />

In base alla profondità a cui avvengono<br />

i terremoti, e quindi alla profondità dei<br />

loro fuochi, essi vengono classificati in:<br />

terremoti superficiali, il cui fuoco è compreso<br />

fra 0 e 60 km; terremoti intermedi,<br />

il cui fuoco è compreso fra 60 e 300<br />

km; terremoti profondi, in cui il fuoco è<br />

compreso fra 300 e 720 km. Oltre i 720,<br />

730 km di profondità non si sono mai registrati<br />

terremoti, e proprio questo fatto è<br />

uno <strong>degli</strong> indizi che ha fatto pensare che a<br />

quelle profondità lo stato fisico della Terra<br />

sia fluido. Abbiamo visto che le cause dei<br />

terremoti sono movimenti tra le faglie, e<br />

infatti la maggior frequenza di terremoti si<br />

trova lungo le grandi fratture che caratterizzano<br />

la crosta terrestre, e in particolare<br />

ai bordi delle placche, in prossimità delle<br />

fosse oceaniche e delle zone vulcaniche<br />

che sono conseguenza della subduzione.<br />

Le zone maggiormente sismiche si trovano<br />

in Giappone, Indonesia, Mediterraneo,<br />

costa occidentale delle Americhe. Molte di<br />

queste zone appartengono alla cosiddetta<br />

“cintura di fuoco”, ove si concentrano anche<br />

le principali attività vulcaniche del pianeta.<br />

Ad esempio il terremoto del Messico<br />

del 985, è stato causato dalla subduzione<br />

della zolla di “Cocos” sotto la zolla caraibica.<br />

In Italia, nel basso Tirreno, si ha la<br />

subduzione della zolla africana sotto quella<br />

europea, ed il più grave terremoto registrato<br />

fu quello di Messina del 908. A questa<br />

subduzione sono legati anche i fenomeni<br />

di vulcanismo. L’Italia continentale ha in-<br />

38<br />

vece terremoti poco profondi, crostali. Il<br />

più grande terremoto registrato in Europa<br />

fu quello di Lisbona nel 755.<br />

L’attività sismica può segnalare la ripresa<br />

di attività vulcanica, per mezzo dei cosiddetti<br />

“sciami” di microsismi frequenti,<br />

infatti i terremoti vulcanici sono statisticamente<br />

superficiali e poco intensi, e interessano<br />

regioni molto limitate. Sono dovuti a<br />

movimenti del magma in profondità nella<br />

crosta. Il Trentino non è un’area in cui si<br />

manifestano forti terremoti, anche se molti<br />

ricordano ancora con spavento quello del<br />

Friuli di trent’anni fa, che venne percepito<br />

molto distintamente dalla popolazione<br />

della nostra regione. Il Servizio Geologico<br />

della Provincia dispone di una rete di rilevazione<br />

con strumenti disposti sul territorio,<br />

e pubblica periodicamente una carta<br />

<strong>degli</strong> epicentri dei movimenti sismici registrati.<br />

A titolo di esempio alleghiamo qui<br />

una carta (con minime modifiche) <strong>degli</strong><br />

epicentri relativa all’ultimo trimestre del<br />

2006, scaricata da sito internet provinciale.<br />

Si tratta naturalmente di avvenimenti non<br />

percepibili dall’uomo.<br />

Come si vede esiste una classificazione<br />

in base alla magnitudine del sisma, cioè in<br />

base alla quantità di energia liberata. Questa<br />

si misura con la scala inventata da Charles<br />

Richter nel 935, ed infatti porta il suo<br />

nome. Si tratta di una scala non lineare ma<br />

logaritmica e ciò vale a dire, ad esempio,<br />

che un terremoto di magnitudine 8 non è<br />

quattro volte più violento di uno di magnitudine<br />

2, ma la differenza è di un fattore<br />

superiore a 0, quindi il divario di energia è<br />

enorme. Non esiste un limite massimo, ma<br />

in pratica non è mai stato registrato un sisma<br />

con magnitudine maggiore di 8,9 sul-

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