Numero 3 (3.6 MB) - SAT Società degli alpinisti Tridentini
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Nuovi crolli in Latemàr<br />
Testo e foto di Mario Corradini<br />
Da sempre il Gruppo<br />
del Latemàr è noto<br />
per la sua friabilità<br />
e di conseguenza per l’instabilità<br />
delle sue rocce.<br />
Più di tanti altri gruppi dolomitici<br />
si scompone, in alto<br />
e sui fianchi, improvvisando<br />
stravaganti forme, ardite<br />
strutture e caotici macereti.<br />
Questa è la sua caratteristica<br />
e per questo si distingue, tanto<br />
da essere da sempre decantato<br />
per l’originalità delle<br />
sue forme.<br />
Moltissime persone lo<br />
frequentano per il desiderio<br />
di scoprire e per gioire di<br />
questa sua unicità derivante<br />
non solo da eleganti cime ma<br />
anche dalle frane, dai crolli,<br />
dai cedimenti che alimentano<br />
di continuo i ghiaioni che<br />
caratterizzano la base delle<br />
pareti.<br />
Evidenti sono gli smottamenti<br />
più recenti che risaltano<br />
per il colore giallo della<br />
roccia in contrasto con la<br />
tonalità grigia che assumono<br />
invece le ghiaie con il passare del tempo.<br />
Ultimo, in senso cronologico, è il grande<br />
crollo avvenuto dalla vetta di Cima di<br />
Valsórda 2752 m. Enormi blocchi si sono<br />
staccati, forse nella fase di disgelo, dalla<br />
spaccatura che segna la vetta, e sono pre-<br />
8<br />
La grande lama di roccia, in bilico, ora crollata per lo sconquasso del crollo<br />
dalla vetta (foto Mariano Bianchini)<br />
cipitati in basso, sull’erto ghiaione di sudsud-est<br />
dove si svolge la via normale di<br />
salita.<br />
Non tutto però si è frantumato. Giganteschi<br />
macigni si sono scontrati con la<br />
parte alta della quinta rocciosa orientale,