Il recupero del parco - Trentino Salute
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<strong>Il</strong> manicomio di Pergine, istituto interprovinciale<br />
110<br />
Provincia Autonoma di Trento<br />
Punto Omega n. 12/13<br />
plesso ospedaliero e una ammirevole<br />
colonia agricola in Vigalzano.<br />
Spalancò le porte alla cultura.<br />
Fece un aperto elogio dei direttori<br />
degli ospedali psichiatrici italiani,<br />
nella seduta dietale <strong>del</strong> 5 novembre<br />
1903: "…quei direttori, … sono<br />
diventati famosi, ben oltre i confini<br />
di quel regno…".<br />
Vi fu un periodo aureo, dunque,<br />
in cui Pergine fu il centro intermedio<br />
fra la psichiatria italiana e la<br />
mitteleuropa: il periodo in cui le<br />
mura, intorno all’ospedale, ostacolavano<br />
il passo ai curiosi ed agli sfaccendati,<br />
non alle idee, non alle innovazioni.<br />
Anche dopo la prima guerra mondiale,<br />
divenuto Pergine ospedale interetnico,<br />
in quanto deputato ad<br />
ospitare malati <strong>del</strong> <strong>Trentino</strong> e <strong>del</strong>l’Alto<br />
Adige, ed interprovinciale, in<br />
quanto collegato alle funzioni assistenziali<br />
<strong>del</strong>le due provincie, la vecchia<br />
intesa continuò, sostanzialmente;<br />
non vi sono state lamentele dei<br />
bolzanini verso Pergine (salvo gli<br />
aspetti negativi derivanti dalla politica<br />
che dominava in quegli anni),<br />
così come non vi erano state lamentele<br />
dei trentini verso Hall (salvo i<br />
disagi oggettivamente derivanti dalla<br />
lontananza).<br />
Perfino la nota "deportazione"<br />
di malati bolzanini in Germania,<br />
avvenuta nel 1940, svela, a ben<br />
osservare, le tracce <strong>del</strong>la tradizionale<br />
sintonia: perché, se è vero<br />
che Pergine, sotto il tallone <strong>del</strong><br />
rude governo che aveva deciso<br />
quell’infelice ”Transport”, aveva<br />
omesso di compier taluni suoi doveri,<br />
è anche vero che gli infermieri<br />
perginesi avevano le lacrime agli<br />
occhi quando videro partire i malati,<br />
e le suore perginesi vissero<br />
quella partenza con una loro intensa<br />
sofferenza.<br />
Sorprendente e antistorico, dunque,<br />
negli anni sessanta il rifiuto di<br />
Pergine a una rinnovata convenzione.<br />
La spiegazione non fu data,<br />
allora, ed è difficile ipotizzarla<br />
ora. Di certo influì, in qualche misura,<br />
la natura che Pergine aveva<br />
tratto dalle leggi sui manicomi <strong>del</strong><br />
1904, entrata in vigore, nel <strong>Trentino</strong>,<br />
nel 1929 (quella legge, guidata<br />
dalle teorie positivistiche ed<br />
organiciste, aveva portato l’ospedale<br />
a trasformarsi nella fortezza<br />
che tendeva ai suoi due fini: la<br />
conservazione e l’isolamento).<br />
Ma fu determinante, a mio parere,<br />
il timore di coloro, i quali, all’interno<br />
<strong>del</strong>l’ospedale (dopo la costituzione<br />
liberale <strong>del</strong> 1948 e dopo<br />
il progresso straordinario, sul piano<br />
scientifico, <strong>del</strong>la psicologia)<br />
percepivano l’equilibrio precario in<br />
cui l’ospedale sopravviveva: un<br />
quid novi, anche minimo, avrebbe<br />
potuto determinarne il crollo.<br />
Negli anni settanta Bolzano decise<br />
di costruire un sistema psichiatrico<br />
proprio: alcuni centri di prevenzione<br />
e alcuni luoghi di cura residenziale<br />
o semiresidenziale,<br />
sparsi sul territorio. Propose a<br />
Trento, nuovamente, un aggiornamento<br />
<strong>del</strong>la convenzione <strong>del</strong> 1928,<br />
che consentisse di inviare a Pergine<br />
propri allievi-infermieri, affinché<br />
svolgessero un periodo di tirocinio<br />
in quei padiglioni che ospitavano<br />
malati altoatesini.<br />
Successivamente Bolzano avrebbe,<br />
gradualmente, ritirato quegli