Il recupero del parco - Trentino Salute
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Tracce<br />
per una riflessione<br />
Casimira Grandi<br />
Gli ospedali psichiatrici<br />
come testimonianza per la Storia<br />
<strong>del</strong>la scienza e <strong>del</strong>le istituzioni,<br />
ma anche come contenitori di tante storie<br />
minimali di vita di uomini e donne.<br />
74<br />
Provincia Autonoma di Trento<br />
Punto Omega n. 12/13<br />
L’incontro seminariale <strong>del</strong> gruppo<br />
di lavoro Alla ricerca <strong>del</strong>le menti<br />
perdute1 tenutosi il 30 novembre<br />
2001, dedicato a Progetti e realizzazioni<br />
per il riuso degli ex ospedali<br />
psichiatrici nei territori italiani<br />
appartenuti all’impero asburgico,<br />
ha riunito persone con diverse<br />
competenze, che, con convinzione,<br />
percorrono un comune cammino<br />
volto ad affrontare la vergogna di<br />
una memoria oggi scomoda per<br />
affermare la coscienza storica di<br />
un recente passato troppo spesso<br />
volutamente dimenticato o banalmente<br />
male interpretato. Tra i partecipanti<br />
non c’era la “boria dei<br />
dotti”, per dirla con Vico, non<br />
c’era ciarpame ideologico, ma la<br />
consapevolezza che derivava dalla<br />
sicura, documentata, conoscenza<br />
dei fatti.<br />
<strong>Il</strong> titolo <strong>del</strong> seminario <strong>del</strong>inea il<br />
centro focale dei lavori nell’impegno<br />
per il <strong>recupero</strong> degli “spazi <strong>del</strong>la follia”,<br />
parafrasando Giuseppe Pantozzi<br />
2 , funzionale ad un ambito scientifico<br />
ampio, che bene si può definire<br />
trans-disciplinare, senza una gerar<br />
chia di rilevanze, come si desume<br />
anche dalla pluralità <strong>del</strong>le discipline<br />
rappresentate, che trovano un<br />
punto di convergenza nella volontà<br />
di pervenire ad un riuso degli ex<br />
ospedali psichiatrici coerente con le<br />
aspettative <strong>del</strong>la società contemporanea,<br />
ma senza cancellare la memoria<br />
<strong>del</strong>le passate funzioni. Come ha<br />
scritto l’architetto Luciani, sostanzialmente,<br />
s’indaga seguendo una linea<br />
di “intrinseca continuità tra lo<br />
studio <strong>del</strong>la storia e la messa in valore<br />
dei suoi segni e sedimenti” 3 .<br />
Un proposito non sempre facilmente<br />
attuabile, perché sono molti<br />
gli interessi che gravitano attorno a<br />
ciò che rimane di queste istituzioni,<br />
le quali oscillano per lo più tra la<br />
totale cancellazione di quello che<br />
resta <strong>del</strong> manicomio e l’oblio <strong>del</strong>l’indifferenza<br />
– un oblio, oserei aggiungere,<br />
non di rado strumentale e affatto<br />
estraneo alla psichiatria –.<br />
Coscienza <strong>del</strong>la storia<br />
e vergogna <strong>del</strong>la memoria<br />
I contributi presentati al seminario<br />
si sono sviluppati nella prospettiva<br />
di ciò che dovrebbe essere<br />
l’ex istituzione manicomiale nella<br />
società contemporanea, supportando<br />
la gracilità <strong>del</strong>le specificità<br />
locali entro la cornice di una comune<br />
etica, che pone il ricordo<br />
come impedimento al ripetersi di<br />
eventi negativi. Affinché questo<br />
sia concretamente incisivo è necessario<br />
intanto lasciare una traccia<br />
visiva di ciò che è stato per esprimere<br />
compiutamente quello che<br />
non si dovrà mai più ripetere.<br />
I quadri storici esposti dai partecipanti<br />
erano tutti improntati alla