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Il recupero del parco - Trentino Salute

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Bruno Caruso,<br />

La corsa pazza,<br />

disegno<br />

acquarellato,<br />

1954.<br />

Provincia Autonoma di Trento<br />

Punto Omega n. 12/13<br />

no regime che può essere calcolata<br />

attorno alle 90.000 persone, una<br />

media città); è interessante rilevare<br />

come questi mille ettari siano in<br />

nove casi su dieci situati nei centri<br />

o nelle prime periferie <strong>del</strong>le nostre<br />

città, e siano tendenzialmente assai<br />

poco costruiti, come appare da<br />

un’analisi <strong>del</strong> rapporto tra superficie<br />

coperta e superficie totale dei<br />

compendi (11% circa, e solo in cinque<br />

casi più <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>la superficie<br />

è costruita).<br />

Di questi, un quarto sono localizzati<br />

nei centri urbani, circa due terzi<br />

si trovano nelle prime fasce periferiche,<br />

e meno <strong>del</strong> 10% in località<br />

extraurbane. La grande maggioranza<br />

degli ex ospedali psichiatrici occupano<br />

dunque un posto (e possono<br />

giocare un ruolo) cruciale nella forma<br />

e nella vita <strong>del</strong>le città.<br />

Degli asili fondati su preesistenze<br />

(di tipo conventuale, militare, residenziale,<br />

ospedaliero), in totale 33,<br />

circa una ventina risente <strong>del</strong> rapporto<br />

con la preesistenza al punto da<br />

dare vita a commistioni tipologiche<br />

fra vecchio e nuovo che abbiamo<br />

definito “ibride”. Gli altri<br />

casi sono strutturati indipendentemente<br />

dalla preesistenza, la quale<br />

viene, al più, inglobata o assorbita,<br />

seguendo gli standard e i criteri<br />

dettati dalla moderna edilizia<br />

ospedaliera.<br />

Ci risulta (ed è questione per noi<br />

centrale) che circa il 70% degli ospedali<br />

comprendesse, all’epoca <strong>del</strong>la<br />

costruzione, ampi compendi di terreno<br />

destinati a colonia agricola o<br />

laboratori artigianali. Non è stato<br />

possibile verificare (per carenza documentaria,<br />

archivistica e cartogra­<br />

fica) quale percentuale di tali spazi<br />

permanga all’interno <strong>del</strong>le aree psichiatriche,<br />

ma è certo che la parte<br />

più consistente è rimasta in proprietà<br />

alle Province o è stata alienata.<br />

Quando è passata ai Comuni, è stata<br />

riutilizzata o ceduta in comodato,<br />

qualche volta abbandonata e, in<br />

qualche caso, addirittura “dimenticata”<br />

dagli inventari. Emerge, insomma,<br />

anche da dati parziali e approssimativi,<br />

la dimensione e la stratificazione<br />

<strong>del</strong> patrimonio di natura e di<br />

memoria degli ospedali psichiatrici<br />

italiani, il loro carattere di grande e<br />

denso bene culturale a diffusione<br />

nazionale. Tre quarti degli interpellati<br />

valutavano i giardini e, in generale,<br />

gli spazi aperti di considerevole<br />

pregio naturalistico, a prescindere<br />

dalle condizioni di manutenzione,<br />

quasi sempre assai precaria,<br />

in cui versano.<br />

Più di metà degli istituti furono<br />

fondati prima <strong>del</strong> 1904. Nel 1998 il<br />

45% era vincolato, almeno in parte,<br />

con la legge 1089/39, mentre soltanto<br />

l’11% con la legge 1497/39.<br />

Due terzi degli ospedali segnalavano,<br />

inoltre, la presenza di beni<br />

culturali e testimonianze significative:<br />

biblioteche o fondi librari, archivi,<br />

musei, centri di documentazione,<br />

raccolte di documenti, raccolte<br />

di opere elaborate dagli utenti.<br />

Sugli archivi, in particolare, vorrei<br />

richiamare l’attenzione come su strumenti<br />

cruciali per ricostruire i caratteri<br />

scientifici, antropologici e<br />

culturali di questa porzione rimossa<br />

<strong>del</strong>la modernità.<br />

Infine, per quanto riguarda l’”uso”<br />

degli asili, ritenevamo importante<br />

segnalare come, di norma, questi<br />

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