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Le altre <strong>isole</strong> delleTuamotu<br />
Takapoto<br />
126<br />
L’atollo delle perle rare<br />
Terra idilliaca e selvaggia che incarna il sogno del paradiso.<br />
Scoperta contemporaneamente da Jacob Le Maire e William Schouten,<br />
Takapoto, che viene anche chiamata “il mento corto”, è un atollo chiuso,<br />
la cui mancanza di un vero e proprio stretto, vale a dire di comunicazione<br />
fra la laguna e l’oceano, spiega il motivo per cui si è così ben conservata.<br />
La laguna protetta di Takapoto, che misura circa 16 chilometri di lunghezza,<br />
è il luogo dove è di casa la perla nera, la Pinctada Margaritifera, i cui riflessi<br />
blu, verde argento, crema o dorati si rivelano alla luce che innonda le<br />
numerose spiagge di sabbia bianca. Ad Okukina, ricci e tridacne sono una<br />
vera leccornia per i buongustai, che potranno degustarli semplicemente con<br />
qualche goccia di limone, dopo aver visitato uno dei numerosi vivai di pesci<br />
costruiti con blocchi di corallo. Grande centro di ricerca, l’isola è oggetto di<br />
frequenti scavi archeologici. Attualmente, sono recensite una ventina di<br />
“marae” e oltre 200 vivai, le quali presentano un innegabile interesse<br />
turistico. Il villaggio principale di Fakatopatere, steso fra l’oceano e la laguna,<br />
si trova a due passi dall’aeroporto, da dove si scorgono già i “fare” su<br />
palafitte, dove vivono gli abitanti dell’atollo, la cui ospitalità è leggendaria.<br />
Mataiva<br />
Acquario tropicale<br />
Situato all’estremità nord ovest dell’arcipelago delle Tuamotu, Mataiva è<br />
un piccolo atollo coperto da palme di cocco e circondato da isolotti, il cui<br />
motu Teaku, meglio conosciuto con il nome di “isola degli uccelli”, ospita<br />
diverse specie di uccelli di mare. Vero e proprio acquario tropicale, la bella<br />
laguna rotonda di Mataiva dalle acque pescose è leggermente sopraelevata e<br />
chiusa. Essa è formata da 70 bacini di circa 8 metri di profondità e da 9 canali,<br />
da cui deriva il suo nome d’origine: “isola dai nove occhi”. Situato da una parte<br />
e dall’altra di un ponte, che collega le sue due metà sopra un hoa, il villaggio<br />
principale di Pahua raggruppa numerose case lungo uno stretto poco profondo,<br />
ma che consente il passaggio di piccole imbarcazioni. I suoi abitanti, che vivono<br />
della raccolta della copra e dei frutti della loro pesca, venduta sul mercato di<br />
Papeete, accompagnano volentieri i visitatori nel centro di Mataiva (o Mataiva<br />
Papa), isolotto roccioso che si erge in mezzo alla laguna. La sua leggenda<br />
affianca quella del “marae” di Papiro, al centro del quale un enorme sedile in<br />
lastre di corallo serviva da trono al re Tu. Questo gigante, alto parecchi metri,<br />
che proteggeva lo stretto da eventuali invasori, era in grado di attraversare<br />
l’isola con tre sole falcate al fine di uccidere i propri nemici! Resto di un antico<br />
reef corallino emerso dalle acque, “lo scoglio della tartaruga” (Ofa’i Tau Noa)<br />
rimane una tappa "obbligata" per qualsiasi visitatore, curioso di scoprire i<br />
leggendari segreti dei cambiamenti metereologici, un tempo annunciati dal<br />
passaggio, sopra al canale, di una nuvola la cui forma era identica a quella<br />
di cranio o di fungo di questo blocco di corallo. Le tartarughe risalivano in<br />
superficie, era giunto allora il momento di cacciarle!