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Nostre isole - Tahiti Editions

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Tahuata<br />

L’isola del monoi<br />

Scoperta nel 1595 dal navigatore spagnolo Alvaro de Mendaña de Neira,<br />

l’isola di Tahuata (“l’Aurora” in marchesiano) è la più piccola dell’arcipelago.<br />

Accessibile solamente da Hiva Oa, quest’imponente isola<br />

vulcanica dai versanti scoscesi è dominato dal monte Tumu Mea Ufa,<br />

che culmina ad un’altezza di 1.050 m sopra alle cinque vallate selvagge<br />

che costituiscono l’isola. “E’ una della rare volte in cui ho provato il<br />

desiderio di possedere della terra” scrisse il navigatore Alain Gerbault,<br />

sedotto dalla sabbia bianca e dalla verdeggiante vegetazione che riveste<br />

le baie gemelle di Iva Iva Nui e di Iva Iva Iti. L’isola del monoi è l’unica<br />

dell’arcipelago ad essere circondata da formazioni coralline, che<br />

proteggono le sue magnifiche spiagge deserte di sabbia bianca,<br />

bagnate da limpide acque, come a Hana Moenoa. A pochi chilometri di<br />

distanza, il villaggio di Hapatoni, capoluogo posto sulla riva del mare, si<br />

snoda intorno ad un’ampia baia, lungo una strada costruita su un’antica<br />

pavimentazione. Case graziose, una chiesa monumentale e stele<br />

commemorative conferiscono a questo villaggio una fisionomia curiosa<br />

di piccola provincia all’altro capo del mondo. Il suo centro artigianale,<br />

peraltro, ricorda che a Tahuata, quasi tutti gli uomini, giovani e meno<br />

giovani, sono scultori; questi ultimi lavorano il legno di rosa, gli ossi di<br />

cavallo oppure i rostri di pesce spada. Le sculture, magnifiche, stimolano<br />

la ricerca del significato dei tradizionali motivi marchesiani.<br />

Fatu Hiva<br />

L’isola del tapa<br />

Fatu Hiva (o Fatuiva) è l’isola dei superlativi: la più meridionale, la più<br />

irrigata, la più lussureggiante, la più lontana e la più autentica. Posta<br />

all’estremo sud dell’arcipelago, l’isola è formata da due vulcani incastonati<br />

in rilievi tormentati, scanditi dal ritmo del sole e dal passo dei cavalli in<br />

libertà. I due pacifici villaggi di Omoa e Hanavave, tagliati fuori dal<br />

mondo, al riparo di scoscese pareti rocciose che orlano lo spazio<br />

verdeggiante fino all’oceano, sono collegati da un’unica strada, che può<br />

essere percorsa in 4x4, a cavallo o a piedi. Sotto gli occhi del visitatore si<br />

stendono, allora, 17 km di panorama indimenticabile, avvicinandosi alla<br />

baia delle Vergini, una delle baie più belle del mondo, chiamata così per<br />

i grandi picchi rocciosi che la circondano le cui forme evocano delicate<br />

silhouette femminili. Centro artistico per eccellenza delle Marchesi, l’isola<br />

del “tapa” è il regno degli artigiani che riproducono, su stoffe prodotte<br />

dalle fibre di determinati tipi di legno, disegni ispirati agli antichi tatuaggi<br />

marchesiani. Le “mama”, cui è tradizionalmente affidata la<br />

pittura su “tapa”, affiancano a questa attività quella della confezione di<br />

“umuhei”, bouquet profumati che impregnano i capelli con i loro aromi<br />

seducenti. A Omoa, dove si trova anche il primo scultore di noci di<br />

cocco, la gentilezza della popolazione lascerà indelebili nel visitatore le<br />

impressioni colorate di questa atmosfera ricca di storia.<br />

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NOSTRE ISOLE MARCHESI UA POU - UA HUKA - TAHUATA - FATU HIVA

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