Scuola e Cultura - Ottobre 2012 - scuola e cultura - rivista
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<strong>Ottobre</strong> <strong>2012</strong><br />
Preannunci e marine<br />
di Maria Modesti, Editore dell’Orso, Alessandria <strong>2012</strong><br />
Se anche il volume non avesse in coda una<br />
pagina di Note, utili alla individuazione dei<br />
luoghi evocati e alla comprensione dei nomi<br />
locali di piante e cose, non sarebbe difficile al lettore<br />
accorgersi che tutte le poesie della raccolta<br />
Preannunci e marine, in uscita per le Edizioni<br />
dell’Orso, rimandano a paesaggi grossetani, dove<br />
l’autrice Maria Modesti vive e dove il suo lavoro<br />
artistico trova rispondenza di colori e ritmi. Non sono<br />
paesaggi nuovi per la sua multiforme produzione<br />
letteraria, ma guardati con occhi nuovi di quieta<br />
inquietudine, vibrante nella forma del verso.<br />
È il mondo familiare da dove partono e arrivano le<br />
emozioni, un’area ristretta tra Semproniano, Saturnia<br />
con le Cascate del Molino, l’Amiata, località piccole<br />
come San Rocco a Sorano, i campi e le marine<br />
senza nome, ma tutti forti della natura maremmana,<br />
un recinto bastevole all’animo della Modesti per<br />
ricreare artisticamente lo stupore atavico dell’uomo di<br />
fronte al visibile, perciò cercando in esso risposte su<br />
“l’origine della prima vita” (p. 95). Una fatica mai<br />
finita, con moltiplicazioni come trattarsi di sfumature<br />
soltanto e nessuna decisiva, eppure non del tutto<br />
inutile se d’improvviso può arrivare ad un “completo<br />
abbandono alla forza della Natura” (p. 90), se il<br />
sentimento della speranza occhieggia di tanto in<br />
tanto e lo stesso lemma “speranza” suggella ben<br />
quattro liriche.<br />
Allora, potremmo dire che in fondo il paesaggio è uno<br />
soltanto, familiare per la Modesti, e tuttavia non le<br />
risulta facile camminarci dentro, lì il vento è una<br />
costante, a volte una brezza, un soffio lieve, una sola<br />
folata, un colpo isolato, oppure frescura, ma anche<br />
bufera, turbine e tempesta. È “la parola<br />
generatrice”(p. 49), il respiro dell’autrice che<br />
asseconda questa ricerca, a volte piano, oppure<br />
rinforzato e temibile di fronte al “corso<br />
imperscrutabile del nostro destino” (p. 92), alla “sorte<br />
in bilico tra la vita e la morte” (p. 95), oppure a “ferite<br />
e cicatrici appena rimarginate” (p. 87).<br />
Foglie, Terra, Radici, Notte, non sono solo i titoli di<br />
alcune liriche della raccolta, ma sentieri per lasciarsi<br />
trascinare “nel cuore delle cose” (p. 89) e trovarvi<br />
Universi che alla Modesti provocano ancora attimi di<br />
stupore per la bellezza della vigorosa Natura<br />
mediterranea, per ciò che le è facile riconoscere<br />
come autentico, elementi eterni che racchiudono il<br />
senso, dentro il quale “essere una creatura<br />
nell’infinito dell’universo” (p. 77).<br />
49<br />
Ed è già una vertigine: luoghi fisici che si fanno luoghi<br />
simbolici, luoghi dell’anima, dove il sentire si frange e<br />
rifrange per guardarsi e osservarsi, e dove,<br />
purtroppo, permane prevalente l’ineffabile (p. 20).<br />
Ma non è solo il sé ad allertare la sua sensibilità, a<br />
motivare lo sguardo indagatore, così altre volte<br />
saranno gli emigranti che arrivano su scafi di fortuna,<br />
oppure le guerre nel nuovo millennio a interrogare<br />
non meno la sua coscienza. È un lavorio di<br />
preannunci, giacché il solo annuncio deciso sembra<br />
all’autrice quello che proviene dall’Olivone (p. 11)<br />
[…]<br />
IL LIBRO<br />
Braci e tizzoni spenti, polvere<br />
leggera su strati e strati<br />
al vento - questo rimane<br />
dell’Olivone - nient’altro: sventrato<br />
dal fuoco - una parte del tronco annerito<br />
è una punta di spada affilata che -<br />
come un’ombra - s’insinua nel tempo,<br />
in apparenza cancellata ogni traccia -<br />
eppure viva - nella memoria<br />
dei padri e dei figli, affinché nei secoli<br />
il ricordo diventi frammento eterno di vita.<br />
Cristina Martinelli