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Lola Bleus - Patrizio Marozzi

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percuotono la terra. Finisco il porto rimasto nel<br />

bicchiere; metto il pacco di fogli nella borsa insieme al<br />

computer, la matita nella tasca interna del mio<br />

giaccone. Mi alzo, raccolgo la borsa, mi avvio verso<br />

l‘uscita passando tra i tavoli – guardo il cameriere, il<br />

barman e la donna seduta al bancone, per un attimo<br />

perdo il suono delle voci delle persone che parlano nel<br />

locale e sento la musica che proviene dagli altoparlanti<br />

alle spalle del barman; riconosco la canzone: <strong>Lola</strong> Blues.<br />

―Squarcio i vetri, apro lo specchio<br />

mi siedo e ascolto la musica. Apro la bottiglia,<br />

riempio il bicchiere, bevo tutto d‘un fiato, mio marito<br />

sbatte la porta e esce di casa.<br />

C‘è un puzzo di roba andata a male, la stanza ne è pregna<br />

e il silenzio s‘infrange nel fischio che sento nelle mie<br />

orecchie che mi spacca il cervello.<br />

La puttana ch‘è dentro me ha fatto la vacca stanotte,<br />

con lui e un suo amico, sono stata prestata così spesso<br />

che non ricordo il piacere della prima volta,<br />

piccole ammucchiate da scontare al mattino, quando ti<br />

senti le viscere che non sono più le tue,<br />

piene di qualcun altro.<br />

Puttana come il piacere mi ha insegnato, distraendomi<br />

dalla santità.<br />

Ho finito la bottiglia e non mi resta che la solitudine e il<br />

puzzo,<br />

finisce sempre così che mi butto sul letto e dormo, per<br />

dimenticarmi, per sentire di meno, per non dirmi niente.<br />

Quando è necessario fuggire non c‘è niente di meglio che<br />

dormire.‖<br />

Apro la porta esco dal locale, l‘aria è fresca e pungente,<br />

la strada bagnata dalla pioggia, cammino nella notte fino<br />

a casa… Accendo il computer – segna le sei dell‘anno uno<br />

– apro il file del mio libro, vado all‘ultima pagina e scrivo<br />

il mio nome Bernardo Joyce.<br />

198

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