Seduzione - Credit Suisse eMagazine
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Foto: The Kobal Collection/ABC/Allied Artists<br />
Di scrittori dediti al gioco d’azzardo<br />
e falsari buoni<br />
La forza d’attrazione esercitata dal denaro non è paragonabile a nessun’altra. Più d’un cittadino<br />
onorato è caduto nella tentazione di coniare o stampare denaro, oppure di moltiplicarlo al tavolo verde.<br />
L’eterna seduzione del dio denaro. Andreas Schiendorfer, redazione Bulletin<br />
Un tempo, per diventare milionari<br />
occorreva falsificare un buon numero<br />
di monetine. Oggi è assai più<br />
semplice: basta partecipare a un quiz<br />
televisivo, farsi suggerire dal pubblico<br />
in sala o a casa due risposte<br />
«che in realtà avresti sulla punta<br />
della lingua» e rispondere posatamente<br />
alla domanda da un milione.<br />
«Quando e dove vennero falsificate<br />
le prime banconote?» Vediamo un<br />
po’: in Svizzera sono state introdotte<br />
solo nel 1825. Le stampò la Deposito-Cassa<br />
della città di Berna.<br />
Un mormorio di ammirazione percorre<br />
il pubblico. Il sudore t’imperla<br />
comunque la fronte. La Svezia viene<br />
dopo, nel XVII secolo. L’attualità<br />
fa venire in mente la terra tra il Tigre<br />
e l’Eufrate, la Mesopotamia. La<br />
fortuna aiuta gli audaci: ti lanci.<br />
Scrosciano gli applausi. Da tempo<br />
nessuno aveva fallito a un passo dal<br />
milione. «I Cinesi, nel 651, perché»,<br />
spiega una voce ovattata dalla distanza,<br />
«furono loro a inventarle attorno<br />
al 650».<br />
L’onorabile mestiere di alchimista<br />
«Money makes the world go round,<br />
the world go round…»<br />
Nel novembre del 1923, un dollaro<br />
valeva 4,2 bilioni di Reichsmark.<br />
«… life is a cabaret…»<br />
I Romani amavano soltanto la<br />
moneta. Quando cominciò a scarseggiare<br />
inventarono un’imposta<br />
sull’urina. «Non olet», asserisce<br />
Diocleziano. Il denaro, s’intende, «non ha odore». Parola d’imperatore.<br />
L’oro poi, non puzza di sicuro. Inodore, scintillante nella luce<br />
dell’alba, ai piedi della mitica montagna della luna, in Africa, dove le<br />
pepite crescono come carote. La fama degli alchimisti cresce in<br />
misura tale (si pensi all’opera omonima di Paulo Coelho) da chiedersi<br />
se davvero non ci sia mai stato qualcuno in grado di produrre oro.<br />
Nella loro corporazione non mancano i ciarlatani, come Jacques<br />
Cœur, entrato nelle grazie di Carlo VII che lo nomina Ministro delle fi-<br />
nanze e direttore della zecca. In<br />
questa veste, Cœur conia monete<br />
false, generando una terribile inflazione.<br />
Giacomo Casanova tenta dal<br />
canto suo di spacciare al duca Carlo<br />
di Curlandia una ricetta per la produzione<br />
di oro. Una truffa, abilmente<br />
aggirata dal duca che si dispone,<br />
benevolmente, a farsi procurare «inchiostro<br />
simpatico» che, come ben<br />
si sa, ha il difetto di scolorire nel giro<br />
di poco tempo. Invece di vergare<br />
sfrontate, e compromettenti, lettere<br />
amorose, come si addice a un casanova,<br />
il duca se ne avvale, vilmente,<br />
per firmare cambiali. Un impostore<br />
dalle infinite risorse è anche il conte<br />
di Cagliostro, il cui repertorio spazia<br />
dall’«elisir di lunga vita», alla moltiplicazione<br />
di diamanti – bisognava<br />
pensarci – nonché alla trasmutazione<br />
dell’oro. Perché l’alchimista onesto<br />
si ostina a tacere? Potrebbe importagliene<br />
un tantino dell’opinione<br />
pubblica. Alchimista è un mestiere<br />
onorabile, al pari di falsario, adatto a<br />
uomini di buona lega.<br />
Il Russo e la febbre del gioco<br />
Assai più gradevole è vincere il denaro<br />
al gioco. Quando si inaugurò,<br />
nel 2002, il casinò di Sciaffusa, Verona<br />
Feldbusch in persona accoglieva<br />
con il suo sorriso chi si apprestava a tentare la sorte. Se questa<br />
non è seduzione ..., oppure un segno divino del pizzico di fortuna<br />
che ivi è in serbo per tutti, indistintamente. Questa forma di moltiplicazione<br />
dei propri beni stenta comunque a prendere piede: i 22 casinò<br />
della Svizzera sono in parte snobbati. Invece di incamerare, a medio<br />
termine, i miliardi di rendimento lordo che si speravano dalle<br />
giocate, i casinò danno atto di soli 230 milioni, provenienti essenzialmente<br />
da Baden, Mendrisio, Lugano e Montreux. I turisti con le maz-<br />
<strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 3-03 23