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Seduzione - Credit Suisse eMagazine

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La prospettiva di una guerra in Iraq, lo sciopero<br />

in Venezuela con il conseguente crollo<br />

della produzione e un inverno insolitamente<br />

freddo hanno fatto salire il prezzo del petrolio<br />

a 35 dollari al barile, con un aumento di<br />

circa il 50 per cento da novembre 2002 a<br />

metà marzo 2003. Gli ultimi due fattori hanno<br />

provocato una drastica riduzione delle<br />

scorte, che in prospettiva storica hanno toccato<br />

un livello molto basso. Ma dopo il picco<br />

raggiunto a marzo, il prezzo del greggio è tornato<br />

nuovamente a scendere in modo considerevole<br />

(grafico a pagina 55), dato che,<br />

con il delinearsi della fine della guerra in Iraq,<br />

è venuto meno il premio per il rischio di guerra.<br />

Il Venezuela, inoltre, ha ricominciato a incrementare<br />

la produzione.<br />

Una sovrapproduzione necessaria<br />

Per compensare il notevole calo della produzione<br />

venezuelana e affrontare l’interruzione<br />

della fornitura irachena dovuta alla<br />

guerra, gli altri paesi dell’OPEC, primo fra<br />

tutti l’Arabia Saudita, all’inizio dell’anno hanno<br />

allentato i rubinetti (grafico a pagina 53).<br />

Di conseguenza, sebbene manchi ancora la<br />

quota dell’Iraq, l’offerta mondiale di petrolio<br />

supera nettamente la domanda, frenata al<br />

momento non solo da fattori congiunturali,<br />

ma anche dalla debolezza stagionale propria<br />

del secondo trimestre. L’eccesso di offerta<br />

ha comunque anche un sua utilità, in quanto<br />

serve a rimpinguare le scorte ormai assottigliate.<br />

L’OPEC ha già espresso i propri timori circa<br />

una possibile inondazione di greggio dovuta<br />

a una ripresa della produzione irachena,<br />

che farebbe crollare i prezzi. Sebbene in occasione<br />

del suo ultimo meeting, ad aprile,<br />

l’OPEC abbia aumentato di 0,9 milioni di ba-<br />

54 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 3-03<br />

«Nei prossimi mesi il<br />

prezzo del greggio<br />

dovrebbe aggirarsi intorno<br />

ai 25 dollari al barile.»<br />

Beat Schumacher (a sinistra) ed Ernesto Turnes,<br />

Investment Research<br />

rili la quota di produzione, portandola a 25,4<br />

milioni di barili al giorno, un avvicinamento<br />

della quantità effettivamente estratta (27 milioni<br />

di barili al giorno) a questa quota comporta<br />

in realtà un significativo calo della produzione.<br />

L’OPEC, inoltre, ha già annunciato<br />

ulteriori tagli in un futuro non troppo lontano.<br />

Quando riprenderà la fornitura irachena?<br />

La domanda principale è questa: quando e<br />

con quale quantità di greggio l’Iraq tornerà<br />

sul mercato? Sappiamo che, durante il conflitto,<br />

i pozzi di petrolio iracheni non sono stati<br />

danneggiati in modo significativo. Dal punto<br />

di vista tecnico, quindi, la produzione<br />

OPEC: responsabile del 40 per cento della produzione globale<br />

L’OPEC, fondata nel 1960, comprende undici stati: Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi<br />

Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar e Venezuela. Per ovvi motivi la<br />

quota di produzione dell’Iraq è tuttavia sospesa ormai da tempo. L’OPEC produce quasi<br />

il 40 per cento di tutto il petrolio mondiale. La sua importanza consiste soprattutto nel fatto<br />

che i paesi che ne fanno parte detengono non meno del 79 per cento di tutte le riserve<br />

mondiali attualmente conosciute. Un momento cruciale arriverà per l’OPEC quando si<br />

tratterà di decidere se l’Iraq resterà o meno nell’organizzazione e – in caso affermativo –<br />

quale sarà la sua quota di produzione. L’Iraq, infatti, possiede le maggiori riserve di greggio<br />

dopo l’Arabia Saudita.<br />

potrebbe salire nel giro di poche settimane<br />

di un milione e più di barili al giorno (prima<br />

della guerra erano circa 2,5 milioni). Esistono<br />

tuttavia questioni politiche e istituzionali,<br />

la cui soluzione – e quindi il ritorno ai livelli<br />

di produzione precedenti la guerra – potrebbe<br />

richiedere tempi piuttosto lunghi. In uno<br />

scenario del genere si prevede che, nei prossimi<br />

mesi, il prezzo del petrolio dovrebbe<br />

aggirarsi intorno ai 25 dollari al barile, con<br />

forti oscillazioni verso l’alto e verso il basso,<br />

dato che c’è ancora una grande incertezza su<br />

quando e come il greggio iracheno tornerà<br />

sul mercato.<br />

Se il prezzo aumenta, aumenta anche l’utile<br />

Tra le imprese petrolifere europee troviamo,<br />

in ordine di capitalizzazione di mercato, l’anglo-olandese<br />

Royal Dutch/Shell, l’inglese<br />

BP, la francese TOTAL, l’italiana ENI, l’ispano-argentina<br />

Repsol YPF e l’austriaca OMV.<br />

Queste compagnie vengono definite «imprese<br />

integrate», in quanto il loro campo di attività<br />

comprende diversi settori della produzione<br />

petrolifera («upstream» e «downstream»).<br />

Con il termine «upstream» si indicano la ricerca<br />

e l’estrazione di petrolio e gas naturale.<br />

Per distinguersi dalla concorrenza, in questo<br />

comparto è necessaria una rigorosa<br />

riduzione dei costi. Le spese di estrazione,<br />

tuttavia, dipendono in larga misura dalle<br />

condizioni stabilite dai diversi paesi produttori.<br />

Il Medio Oriente, ad esempio, vanta i<br />

costi più bassi in tutto il mondo per l’estrazione<br />

dell’oro nero. Le imprese sono quindi<br />

impegnate in una lotta costante per aggiudicarsi<br />

le migliori fonti di estrazione, in quanto<br />

il prezzo del greggio svolge un ruolo decisivo<br />

nel determinare l’utile del settore<br />

upstream. Tutte le imprese che operano nel<br />

comparto estrattivo, ad esempio BP,<br />

RD/Shell, TOTAL ed ENI, sono riuscite a<br />

trarre profitto dallo straordinario aumento dei<br />

prezzi del petrolio nel primo trimestre 2003.<br />

Se il prezzo cala, l’utile aumenta comunque<br />

Un altro settore è quello «downstream», che<br />

comprende la raffinazione e il marketing.<br />

Con la raffinazione il greggio viene trasformato<br />

in combustibile, diesel, benzina e car-<br />

Rosenberg/Stone<br />

burante per aerei. Con il termine di marke-<br />

David<br />

ting, invece, ci si riferisce alla vendita presso<br />

i distributori. Anche nel settore downstream<br />

Stollenwerk,<br />

il prezzo del greggio influisce sul calcolo e<br />

Martin<br />

rappresenta un fattore determinante per i Foto:

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