LEADER Come è possibile? L’ESA ha fissato un limite massimo a 60 anni, mentre alla NASA un astronauta può rimanere in servizio sino a quando supera i test medici e psicofisici. Tracciamo ora un breve bilancio della sua carriera. Sul piano personale, ma pure per la cosmonautica in genere, i quasi 25 anni di attività sono stati ben spesi? Ho avuto l’opportunità di partecipare a due missioni scientifiche con un satellite al guinzaglio e a due lanci sullo Hubble. Per quanto riguarda le ambiziose missioni scientifiche del 1992 e 1996, conclusesi con un successo solo parziale, mi sento di affermare che sono state promosse anzitempo, pur avendoci permesso di imparare molto sia a livello scientifico che operativo. I miei migliori ricordi sono tuttavia legati alle missioni sullo Hubble, alla cui riuscita penso di aver potuto contribuire in ampia misura. Che cosa si nasconde esattamente dietro il nome Hubble? Da dieci anni Hubble è il più importante occhio dell’umanità, che ci permette di scrutare l’immensità dell’Universo. Questo telescopio, la cui lente principale ha un diametro di 2,4 metri, è stato messo in orbita nell’aprile del 1990 e da allora circumnaviga la Terra in 97 minuti a un’altezza di 600 chilometri. È in grado di fornire immagini estremamente nitide con un’ottima risoluzione. Hubble ha talmente esteso le nostre conoscenze dell’Universo che ogni astrofisico spera di poter fornire il proprio contributo alla riuscita del progetto. Lei concretamente come vi ha partecipato? Nel dicembre del 1993 era previsto il primo intervento di manutenzione e riparazione del telescopio mediante una serie di passeggiate nello Spazio e un sistema robotico. Ci siamo preparati per un anno intero prima di lanciarci in una missione di per sé pionieristica. Sei anni più tardi ho partecipato anche al terzo intervento, ma questa volta non più ai comandi del sistema robotico, bensì come astronauta addetto alle riparazioni esterne. Sono queste due missioni che illuminano gli occhi di Claude Nicollier. Possiamo ridurre questo barlume a un unico istante? Ci sono così tanti momenti indimenticabili per un astronauta. Durante il primo volo, una volta raggiunta l’orbita dopo otto minuti e mezzo dal lancio, ho guardato dal finestrino e ho visto un nero così come è introvabile sulla Terra. Tutta 66 <strong>Credit</strong> <strong>Suisse</strong> Bulletin 3-03 «Sulla via più difficile si celano i maggiori insegnamenti.» Claude Nicollier, astrofisico e astronauta svizzero l’immensità dell’Universo! Il momento più intenso della mia carriera risale tuttavia al 23 dicembre del 1999, quando per la prima volta ho potuto toccare – con i guanti, s’intende – la superficie dello Hubble. Un contatto che ha significato molto per me. Lo scorso mese di aprile, a Payerne, è stato inaugurato un museo di aviazione militare. Lei ricopre la carica di Presidente del Consiglio di fondazione e si ha come l’impressione che il tutto rifletta la sua evoluzione persona- le, dal ragazzino che osserva le stelle e gli aerei, all’astronauta ... Può darsi, soprattutto se si considera che ho pilotato personalmente la maggior parte dei velivoli esposti a Payerne. Inoltre, nell’area denominata «Espace Claude Nicollier» si possono ammirare oggetti che avevo con me nello Spazio. In effetti mi identifico molto con questo museo, più che altro perché rivivo intensamente lo spirito della «Cinquième Escadrille» (la quinta squadriglia militare). Nel corso degli anni ci siamo infatti impegnati per la conservazione dei vecchi jet e per l’apertura di questo museo con la stessa passione e collegialità con cui avevamo affrontato la nostra missione militare a Raron molto tempo fa. Mi auguro che i visitatori percepiscano questo nostro entusiasmo e chissà che non riusciremo a far breccia nel cuore di qualche giovane, accendendo in lui la passione per l’aviazione. Un’ultima domanda: la cosmonautica le ha cambiato la vita? Il suo atteggiamento nei confronti del mondo e delle sue creature è cambiato? Dallo Spazio ci si rende conto di quanto sia piccola la Terra. In un solo giorno la si può circumnavigare 16 volte. Si vedono gli altri corpi celesti, si percepisce l’immensità dell’Universo... e ci si sente soli. La Terra è piccola, isolata e fragile, eppure così bella. E per quanto possa essere enorme l’Universo, è pur sempre e solo materia, incapace di decidere e amare. Ed è invece proprio in questo che l’umanità rivela tutta la propria grandezza. Una carriera «astronomica» Claude Nicollier, nato il 2 settembre 1944 a Vevey, ha compiuto quattro missioni nello Spazio per la NASA e l’ESA, per un totale di 42 giorni, 12 ore, 4 minuti e 44 secondi: nel 1992 Atlantis (STS-46), nel 1993 Endeavour (STS-61), nel 1996 Columbia (STS-75) e Discovery (STS-103). Ancora oggi ricorda volentieri le congratulazioni rivoltegli nello Spazio via Huston dal Consigliere federale Adolf Ogi, il 7 agosto 1992: «Bonjour, Claude Nicollier, c’est Adolf Ogi. Grüessech Gott, Freude herrscht!» Il sistema svizzero di milizia gli ha permesso di realizzare i suoi due sogni d’infanzia: diventare pilota e astrofisico. Nel 1970 ha ottenuto la laurea in fisica all’Università di Losanna, e nel 1975 ha conseguito il diploma postlaurea in astrofisica a Ginevra. Nel 1966 è diventato pilota militare (Hunter, Tiger), nel 1974 pilota di linea e nel 1988 – vive a Houston dal 1980 – pilota incaricato di testare i nuovi apparecchi. Nell’estate del 2004 Nicollier parlerà della propria esperienza spaziale al Politecnico di Losanna. In aggiunta è Presidente del Consiglio di fondazione del museo di aviazione militare inaugurato lo scorso aprile a Payerne. Ulteriori informazioni nell’emagazine all’indirizzo www.credit-suisse.com/bulletin. Foto: Gee Ly
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