magazine SAPER VIVERE LA CITTÀ - Chiaiamagazine.it
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È «È troppo! E’<br />
Una<br />
troppo! Sto sognando».<br />
E a seguire: «Grazie a Dio<br />
sono tifoso del Napoli».<br />
31 ottobre 2009. Olimpico di<br />
Torino, effetto notte: Juventus -<br />
Napoli, è corpo a corpo. Eroismi sul<br />
campo, sugli spalti pressione a<br />
duecento. Ma il tifo partenopeo è già<br />
nello zucchero: il Napoli ha rimontato<br />
due gol alla vecchia signora. Poi<br />
Hamsik accoltella a morte la Juve: 2 a<br />
3 leggendario. In Tribuna Stampa,<br />
settore azzurro, le regole saltano: si<br />
sviene, si piange, si urla. Ma Carlo<br />
Alvino, m<strong>it</strong>ico cronista di Canale 9, fa<br />
anche di più: delira. Lui, che sul due a<br />
due ha già perso la testa, al terzo gol<br />
sbarella senza r<strong>it</strong>orno e regala in<br />
diretta al popolo azzurro due minuti di<br />
schiumante libidine: all’inferno<br />
l’aplòmb, in postazione c’è un mil<strong>it</strong>ante<br />
da curva estrema che sta sgretolando i<br />
compassati schemi della telecronaca da<br />
accademia. Alvino rantola tra le<br />
lacrime ma quello squillante «grazie a<br />
Dio...etc» lo sentono tutti. Adrenalina<br />
che straripa sulle frequenze di Canale<br />
di Alvaro Mirabelli<br />
9 per essere amplificata a cascata da<br />
You Tube. Lui non lo sa ma quel che va<br />
in onda è la beatificazione dig<strong>it</strong>ale del<br />
giornalista-supporter, l’orgasmo mistico<br />
via etere col tifo napoletano. Ma è pure<br />
un lampo di abbagliante notorietà. Lo<br />
cercano le televisioni che contano. «In<br />
48 ore - rammenta Carlo - mi sono<br />
fatto il giro delle trasmissioni di punta<br />
di Rai, Mediaset e Sky: una specie di<br />
riconoscimento per quel siparietto di<br />
passione azzurra». Compiaciuto?<br />
«Ovvio. Ma la laurea da<br />
“personaggio” non mi interessa»: Carlo<br />
Alvino è tutto in questa battuta. Perché<br />
lui, 50 anni, casa al Vomero, due figli a<br />
carico, responsabile della redazione<br />
sportiva di Canale 9 e trascinatore dal<br />
vivo di «Tutti in campo. In diretta dagli<br />
stadi d’Italia», lui, dicevamo, del<br />
Napoli è malato cronico e questo gli<br />
basta: solo che a questa natura ha<br />
sovrapposto, dal 1984, il mestiere di<br />
giornalista. Che eserc<strong>it</strong>a a modo suo:<br />
inappuntabile finchè la tensione del<br />
match è modesta, barricadero se<br />
la temperatura si alza. Già, il<br />
1984: anno fatale per<br />
Carlo. Lui rievoca:<br />
«Il Napoli? Un<br />
destino per me. Che<br />
inizia appunto nel 1984<br />
quando entrai a Telelibera. Era<br />
estate. E tra Juliano e il Barcellona<br />
la trattativa per Maradona era<br />
“calda”. Si ammala il collega<br />
incaricato di intervistare il Pibe e in<br />
Spagna mandano me, la matricola.<br />
Cysterpiller, il manager, rimandava di<br />
continuo l’incontro. E io aspettavo:<br />
incollato ad una poltrona nella hall del<br />
Reina Sophia. Poi, un giorno, una voce<br />
alle mie spalle che chiede: “Quien es el<br />
periodista?”. Era Diego. Feci lo scoop e<br />
nacque anche una grande amicizia».<br />
Un debutto di fuoco. Una v<strong>it</strong>a di<br />
conseguenza: da patriota del club. Nel<br />
bene e nel male. «Mai mollare: 26 anni<br />
alle costole del Napoli - si scalda<br />
Alvino - e un microfono come<br />
passepartout. Un’altalena di paradisi e<br />
di inferni: ma la bandiera non si<br />
discute, si ama». L’allusione è<br />
all’allucinante calvario di retrocessioni<br />
iniziato nel ’98: 8 anni di fango fino<br />
alla resurrezione in A del 2006. «E chi<br />
se li scorda! - ridacchia - Nato e<br />
cresciuto a pane e scudetti, e poi<br />
trascinato nelle periferie remote del<br />
calcio. Ricordo un Teramo - Napoli:<br />
stadio scoperto, uragano dal cielo,<br />
ombrelli sventrati, piedi a mollo in una<br />
pozzanghera, intorno a me una selva<br />
di cavi elettrici. Un incubo. Ma dubbi<br />
mai». Insomma, questione di fede:<br />
«Certo. Gli anni bui non appannano i<br />
trionfi vissuti in azzurro. Uno su tutti.<br />
29 aprile ’90: Napoli - Lazio,<br />
domenica finale del secondo<br />
scudetto. Ero l’unico giornalista<br />
sul bus che portava la<br />
squadra al S. Paolo: un<br />
onore. Ebbene: da<br />
XV<br />
Azzurro no lim<strong>it</strong>s<br />
formula<br />
che all’inizio sembrava<br />
un azzardo: Carlo<br />
Alvino, metà cronista, metà tifoso,<br />
in tribuna stampa, con la telecamera<br />
inchiodata addosso per tutto il match,<br />
a raccontare, anzi «vivere», la part<strong>it</strong>a<br />
per conto di quelli a casa. «Tutti in campo.<br />
In diretta dagli stadi d’Italia», la trasmissione<br />
cult di canale 9, se l’è inventata<br />
nel 2004 Enzo Coppola, storico<br />
director dell’em<strong>it</strong>tente. E fin da sub<strong>it</strong>o la<br />
faccia e il commento ce li ha messi Alvino.<br />
Un boom. E quando si è aggiunta la diretta<br />
Streaming che consente, collegandosi<br />
a www.canale9.<strong>it</strong>, di vedere la<br />
trasmissione in ogni parte del mondo,<br />
«Tutti in campo» è diventata ecumenica:<br />
un must per i napoletani di tutto il pianeta.<br />
E anche una spia efficace per tracciare<br />
la mappa mondiale della nazione<br />
azzurra, «perchè è possibile individuare -<br />
spiega Alvino - dove si trovano gli spettatori<br />
di “Tutti in campo”. Un esempio?<br />
Afghanistan e Libano: sono i mil<strong>it</strong>ari napoletani.<br />
E poi contatti da local<strong>it</strong>à classiche<br />
del viaggio di nozze, perfino la<br />
Polinesia: ovviamente neomar<strong>it</strong>i-ultrà in<br />
luna di miele».<br />
Soccavo allo stadio un unico corridoio<br />
umano di 200mila persone festanti. Un<br />
nodo alla gola. Che brividi!».<br />
Nostalgia canaglia. Ma l’amore<br />
azzurro è immortale e anche adesso<br />
dispensa vertigini: la squadra è in<br />
Europa. E le azioni di Carlo continuano<br />
a liev<strong>it</strong>are. È stato lui a firmare la<br />
videoregia di «El Diego. Concerto n.10<br />
per Maradona e Orchestra»: l’opera,<br />
composta da Roberto De Simone, è<br />
andata in scena al S. Carlo<br />
all’inizio di giugno.<br />
Perché, se si parla del Pibe,<br />
l’ultima parola è di Carlo<br />
Alvino.