Solo <strong>il</strong> giusto taglio rivela lo splendore dei diamanti.
Foto: Mathias Hofstetter <strong>La</strong> bellezza fatta pietra Dagli albori della storia l’umanità subisce <strong>il</strong> fasc<strong>in</strong>o delle pietre preziose, da <strong>sempre</strong> testimoni di lusso, potere e magia. Ruth Hafen, redazione Bullet<strong>in</strong> Fa un caldo torrido a Coober Pedy, tanto asfissiante che le uova cuociono nel guscio. In questa regione dell’entroterra sudaustraliano la gente scava le proprie dimore nella terra per sfuggire alla polvere e alla temperatura <strong>in</strong>fernale. Ma anche per essere <strong>più</strong> vic<strong>in</strong>a all’opale. Coober Pedy <strong>è</strong> una città di m<strong>in</strong>atori, <strong>in</strong> cui vivono circa 3000 persone orig<strong>in</strong>arie di 50 paesi diversi, calamitate f<strong>in</strong> quaggiù dalla stessa febbre, che prima o poi contagia tutti: l’opale. Al di là dei sogni di ricchezza, i prospettori bramano la pietra anche per <strong>più</strong> nob<strong>il</strong>i ragioni, <strong>in</strong>cantati dalla sua bellezza e dai fantastici giochi cromatici che sa produrre. Amuleti del Paleolitico <strong>La</strong> seduzione esercitata sull’uomo dall’opale non <strong>è</strong> recente. Già molto prima della scoperta dell’America, i Maya e gli Aztechi lo ut<strong>il</strong>izzavano come gioiello e per i riti propiziatori. <strong>La</strong> pietra ornamentale <strong>più</strong> antica <strong>è</strong> l’ambra, lavorata s<strong>in</strong> dal Paleolitico per la fabbricazione di gioielli e amuleti. Nel XVII e XVIII secolo era ricercata per scopi esornativi e decorativi. Nel 1716 Federico Guglielmo re di Prussia donò a Pietro <strong>il</strong> Grande, zar di Russia, la «camera d’ambra», una pannellatura <strong>in</strong>teramente <strong>in</strong> ambra di 55 metri quadrati. Durante la Seconda guerra mondiale le truppe tedesche se ne impossessarono, Rub<strong>in</strong>o Malachite Credit Suisse SAVOIR-VIVRE LE QUATTRO C DEL DIAMANTE I Greci lo chiamavano «adamas», l’<strong>in</strong>v<strong>in</strong>cib<strong>il</strong>e. Carbonio puro allo stato cristall<strong>in</strong>o, <strong>il</strong> diamante ha una durezza di 10 nella scala di Mohs, che lo <strong>in</strong>corona materiale <strong>più</strong> duro presente <strong>in</strong> natura. Per valutare la qualità di un diamante si devono considerare le seguenti caratteristiche, meglio conosciute come le quattro C: carat (carato), clarity (purezza), colour (colore) e cut (taglio). ■ Carato: l’unità di peso usata per i diamanti <strong>è</strong> <strong>il</strong> carato, che equivale a quattro grani o a 0,2 grammi. In passato un carato corrispondeva al peso di un nocciolo del frutto del carrubo. ■ Purezza: per determ<strong>in</strong>are <strong>il</strong> grado di purezza si r<strong>il</strong>evano <strong>il</strong> numero, <strong>il</strong> tipo, la dimensione e la posizione delle <strong>in</strong>clusioni. <strong>La</strong> pietra viene dichiarata pura se queste impurità non appaiono alla lente da dieci <strong>in</strong>grandimenti. ■ Colore: la maggior parte dei diamanti presenta sfumature dal trasparente al giallo. Per designarne la colorazione si procede al raffronto con una serie di pietre tipo riconosciute a livello <strong>in</strong>ternazionale oppure con colori di riferimento. <strong>La</strong> scala cromatica spazia dal bianco – <strong>il</strong> colore <strong>più</strong> pregiato – al marrone scuro. Esistono tuttavia anche diamanti gialli, arancioni, rosa o blu. ■ Taglio: per i diamanti taglio e politura sono operazioni importantissime, che ne condizionano luce, br<strong>il</strong>lantezza e splendore. Il <strong>più</strong> diffuso e conosciuto <strong>è</strong> <strong>il</strong> taglio br<strong>il</strong>lante, detto anche taglio Amsterdam. Sono molto apprezzati anche i tagli marquise, goccia o cuore. Bullet<strong>in</strong> 5|01 59
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