Il pieno, per favore - VicenzaPiù

opinioni
Una sinistra da reality
autentica vittoria sul nemico non
L’ si consegue sterminandolo ed
eliminandolo dalla faccia della terra,
bensì omologandolo alla propria cultura
ed ai propri valori, cancellandone
così del tutto l’identità e l’essenza. Lo
sapevano bene i Romani, che in questo
senso agirono nei confronti dei
popoli conquistati, imponendo loro
la ‘Romanità’. Non lo capirono i Nazisti,
che nel loro furore superomistico
pensarono di cancellare il mondo
sostituendolo col Reich Millenario, e
furono spazzati via dalla ribellione
delle nazioni. Speriamo che se ne sia
reso conto in questi giorni Berlusconi,
e se non l’ha fatto glielo diciamo noi,
perché quando qualcuno vince è doveroso
riconoscerglielo.
Premessa. In quel contenitore di
oscenità, barbarie e corruzione morale
che è divenuta la televisione,
nulla raggiunge gli abissi dei reality.
Nelle varie Talpe, Isole, Grandi
Fratelli e Posteperté si squaderna il
peggio del peggio del nostro Paese
(non c’è molto altro, direte: è vero,
ma questo è un altro discorso). Cafoni
che verrebbero cacciati dalla
peggior osteria; puttane in disarmo
che sparano le loro ultime cartucce;
campioni di un machismo da latrina;
inutili idioti che, come si è detto
di Paris Hilton, sono famosi per
il solo fatto che sono famosi. Tutto
questo zoo si esibisce in performances
che trasmettono al popolo che li
guarda valori ben precisi, proposti
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come modelli massimi da imitare.
Primo: si esiste solo in quanto ci si
mostra, per cui ogni mezzo, anche il
più squallido, è buono per farsi vedere.
Secondo: nella vita contano solo i
soldi, comunque siano stati fatti, il
nome che si porta (naturalmente se
esso signifi ca potere, cioè appunto
soldi) e la posizione sociale che si
occupa: tutto il resto, tutti gli altri,
sono da calpestare. Terzo: pensiero,
sentimento, cultura sono scemate da
poveri sfi gati.
Gli italiani hanno gradito ed apprezzato
il nuovo Evangelo, ed hanno
mostrato di averlo ben fatto proprio,
per cui non devono destare stupore
alcuno i quattro imbecilli che hanno
dato fuoco ad un barbone la settima-
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na scorsa. Che cosa volete che conti
un barbone? Non ha soldi né potere,
non esce con donne celebri: non è
nessuno. Rifi uti umani, da bruciare,
come si faceva con gli ebrei. L’ultimo
ad essere salito sull’Arca di Noè è tal
Luxuria, che dopo essersi creato una
fama (ed un seggio in Parlamento,
con relative prebende) sbandierando
la propria ‘diversità’ sessuale, ha
deciso di fare il salto nella celebrità
‘vera’, appunto quella della TV. Il
fatto di essere un militante del Partito
della Rifondazione Comunista
– cioè di un’organizzazione politica
depositaria, si diceva una volta, di
valori diametralmente opposti (serietà,
rigore morale, etica sociale e
personale, sobrietà eccetera eccetera)
– non l’ha scomposto minimamente,
e per settimane il Luxuria si
è sollazzato con uomini e donne pari
suo sotto gli occhi malati e golosi
della nazione.
Naturalmente ci si sarebbe aspettati
che il giorno dopo il suo sbarco sull’isola,
Paolo Ferrero, segretario del
suo partito, lo cacciasse a pedate.
Niente di tutto ques to è avvenuto,
anzi, a suo tempo, le menti migliori
della sinistra radicale hanno fatto a
gara per spiegare e giustifi carne la
presenza e la partecipazione, cianciando
di contenuti diversi, di valori
alternativi e cazzate varie, che tradotte
signifi cano: ‘Quando fi no a ieri
lo facevano gli altri, era una stronza-
numero 128 del 6 dicembre 2008 pag 2
| Vladimir Luxuria
ta, ma ora che lo faccio io che sono
uno strafi go [in senso politico ed
intellettuale, beninteso], è una fi gata
pazzesca’.
Ma non è fi nita lì. Il Luxuria, come
forse avrete sentito dire, la settimana
scorsa ha vinto l’Isola dei Famosi. Di
nuovo vi sareste aspettati che Ferrero
dichiarasse pubblicamente di non
averlo mai conosciuto e ne facesse
scalpellar via il nome dai monumenti,
come facevano gli antichi Egizi. Niente
di tutto questo, anzi: in un delirio
di follia pura, l’intera sinistra radicale
è scesa in piazza a festeggiare l’eroe.
Toni demenzial-apocalittici sono stati
usati per celebrarne la vittoria, la cui
fama sfi derà i secoli, e che ha defi nitivamente
oscurato la presa del Palazzo
d’Inverno da parte dei Bolscevichi nel
1917. Ferrero ha dichiarato che un
misero seggio nel Parlamento italiano
va stretto al depositario di cotanta
fama e cotante virtù pubbliche, ed ha
proposto di candidarlo al parlamento
Europeo. Le masse, in un delirante
entusiasmo, hanno plaudito all’idea.
Ogni ulteriore commento è inutile,
ma due cose lasciatemele dire: 1) la
cosa migliore che abbia fatto in vita
mia è stata uscire dal Partito della Rifondazione
Comunista; 2) Chissà se
Ferrero conosce la battuta che gira:
“Perché ci sia un isola di famosi, bisogna
che dietro esista una penisola di
imbecilli”.
Giuliano Corà