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E’ a disposizione nell’azienda Ghignone Ottavia sulla collina pecettese L’Aloe Brasiliana è un toccasana per tante disfunzioni del corpo Può essere definita… disintossicante, regolarizzante, nutriente, antinfiammatoria, antimicrobica,antidolorifica e antimonica. Sono solo alcune delle principali proprietà dell’Aloe Arborescens Brasiliana coltivata da Ghignone Ottavia sulla collina pecettese . Una forza vitale che madre natura ha donato all’uomo, concedendogli l’insindacabile diritto di curare il proprio corpo e la propria anima con terapie naturali. Coltivata sui colli torinesi, in ambiente particolarmente indicato per tasso di umidità e clima, l’Aloe Arborescens Brasiliana è ormai uno dei prodotti curativi maggiormentericonosciuti in ambito scientifico. Le due proprietà miracolose sono dovute ad un centinaio di principi attivi, divisi in tre gruppi principali: polisaccaridi - zuccheri complessipresenti soprattutto nel gel all’interno della foglia, antrachinoni - contenuti nel Jatex, parte esterna della foglia - e infine, molecole ad alto tasso di nutrizionalità come fitosteroli, amminoacidi e glicoproteine. Un patrimonio biologico che Ghignone Ottavia ha sapientemente imparato ad utilizzare grazie alla sua esperienza e alla sua dedizione. Tutto ha inizio in Brasile nel 1992, quando Ottavia scopre la proprietà di questa pianta e ne fa uno stile di vita. Oggi infatti l’azienda di Pecetto (paese famoso per le ciliegie e, oggi, anche per l’Aloe) è divenuta un vero e proprio punto di riferimento per chi vuole conoscere un nuovo modo di vivere. Già, perché alcuni laboratori scientifici hanno dimostrato che in realtà l’Arborescens è 10 volte superiore quan- to a versatilità rispetto alla aloe Vera ed è l’unica riconosciuta come terapeutica. Il figlio di Ottavia, naturopata, ricorda che “ noi non vendiamo dei prodotti. Noi instauriamo un contatto, duratore, con chi vuole intraprendere un nuovo stile di vita, usufruendo delle superbe proprietà sapientementemiscelate della “Aloe ArborescensBrasiliana”. Ed infatti è così: di persona, al telefono e via internet: l’azienda mantiene rapporti costanti e simbiotici con chi si rivolge loro per usufruire dei consigli e dell’ampio ventaglio di soluzioni che vanno dalle creme al gel, passando per olii balsamici, shampoo, frullati, dentifricio colluttorio. Una gamma completa di prodotti che non solo accompagnano la cura quotidiana del proprio corpo ma si rivelano essenziali quando quest’ultimo è provato da patologie, o particolari forme di stress fisiologico. “In questo senso – continua Lanza – è ec- cezionale l’apporto dall’Aloe Superior, fiore all’occhiello della nostra Azienda, un mix di Aloe Arborescens, Ferox e Chinensis che finora ha dato risultati impressionanti”. Risultati impressionanti come, ad esempio, con la chemio e la radioterapia; grazie alle proprietà dell’Aloemodina – molecola contenuta in grande quantità nell’Aloe Arborescens Brasiliana – è possibile fornire al proprio organismo una significativa integrazione alimentare informazione pubblicitaria contro lo stress di questi trattamenti. Ma non solo Studi scientifici hanno dimostrato che, anche nel caso di malattie degenerative, l’Aloemodina rappresenta un aiuto fondamentale per combattere l’avanzamento. Ma le proprietà miracolose di questa pianta, utilizzata fin dall’antichità per le sue capacità curative, consentono anche di stabilizzare i valori del glucosio ematico, della bilirubina e dell’acido urico: diminuire i trigliceridi, il colesterolo; riequilibrare il sistema linfocitario nelle malattie infettive croniche come l’epatite o l’hiv. Non l’ultima la cura di psoriasi e dermatiti. Il nome dell’Arborescens deriva dal greco “ als-alos” : il sale. L’amaro sapore del mare contenuto nella vitalità del suo gel. Le prime testimonianze del suo utilizzo risalgono al 2.200°a C., periodo a cui dovrebbe risalire una tavolotta d’argilla del periodo akkadico. Ma la testimonianza più significativa fu quella della Mahatma Gandhi :…” mi domandate qual è il segreto delle forze che mi sostenevano durante i miei lunghi digiuni; ebbene è stata la mia fede inebriante in Dio, la mia vita semplice e frugale e l’Aloe”. I NOSTRI PRODOTTI SONO REPERIBILI ESCLUSIVAMENTE PRESSO L’AZIENDA AGRICOLA GHIGNONE OTTAVIA Via Rosero, 1 - Pecetto T.se (vicinanze piazza principale) - Tel. e Fax: 011.860.91.25 www.aziendaagricolaghignone.it VENDITA ANCHE PER CORRISPONDENZA - Per acquisti on line: ordini@aziendaagricolaghignone.it
na cosa non ho capito: vogliono Ufare il Partito democratico del nord per strappare i leghisti dalle grinfi e di Berlusconi o per strappare i pidiessini dalle grinfi e di Veltroni? L’ipotesi A è molto affascinante ma anche irrealizzabile. L’ipotesi B, più realistica, è del tutto improbabile. Perché oggi le persone che il Pd vorrebbe riconquistare - migliaia di delusi - avrebbero bisogno di tutt’altro: non un nuovo leader buono per scaldare i giornalisti, ma idee coraggiose per scaldare i cuori e dare ottimismo e fi ducia. “Con un gesto di coraggio - scrive nel suo blog uno dei tanti delusi di sinistra, ma mai abbastanza deluso da smettere di sperare - diamo vita al Partito Democratico della Polenta (chiamiamolo in qualunque modo, non importa) e mettiamoci a fare politica in autonomia partendo dalle nostre comunità. Il Pd deve crescere come un insieme di partiti federali, in cui si possa fare sul serio la politica per i territori”. Un’analisi fi n troppo semplice e chiara, che però il Pd non ha alcuna intenzione di fare. Forse la logica da blog è troppo semplice. Obama ci ha vinto le elezioni, ma il centrosinistra italiano lo mi hanno rimasto solo Pd padano, un’idea di terza mano Il Partito democratico del nord non dovrebbe neppure nascere Basterebbe sostenere i Pd locali nelle loro battaglie per ottenere lo stesso risultato Con meno fatica, meno spese, meno chiacchiere di Matteo Rinaldi capirà nel 2030: oggi preferirebbe chiuderli tutti, i blog. Tanto ci pensa il Pd a comunicare la sua strategia con grande chiarezza. Veltroni: “Non sono chiuso a questa proposta, che potrebbe rivelarsi utile nell’elaborazione di linee, strategie e alleanze”. Eh? Per fortuna c’è D’Alema: “I partiti sono nazionali, poi si articolano sul territorio in strutture federali. Nessuno ha parlato del Pd del Nord, lo hanno fatto i giornali”. Scusi può ripetere? Solo Massimo Cacciari, tra le righe, fa lo stesso discorso dei blogger: “Io non voglio un partito del Nord o del Sud. Voglio una totale riorganizzazione con forte autonomia delle strutture regionali o interregionali”. A questo infatti vorremmo arrivare. La mancanza di autonomia oggi è la causa della disaffezione e dello scollamento per i partiti di sinistra. Ma chi ha voglia oggi di fare politica? La stragrande maggioranza di chi s’impegna nella cosa comune comincia la sua attività sacrifi cando un paio di serate alla settimana (di norma quelle invernali, quando uscire di casa è una sofferenza e in tivù trasmettono le Coppe) chiudendosi in sale tristi e fumose in mezzo a gente triste e fumosa. Qui il massimo del divertimento è discutere su argomenti talmente minuscoli da apparire scoraggianti (come la sistemazione del marciapiede di via Ognissanti) o talmente grandi da apparire ridicoli (come la condanna dell’invasione cinese in Mongolia). Per fortuna c’è il fi ne settimana, quando si fi nisce attorno a un tavolo da picnic. L’unico problema è che attorno non c’è il picnic. Ci sono le strade dei quartieri, con persone che vanno, vengono e soprattutto scappano. E hanno ragione, visto che sono importunate da petulanti sconosciuti con irritanti proposte: “Scusi, fi rmerebbe la nostra protesta per l’indecoroso stato del marciapiede di via Ognissanti? Non ha tempo? Nessun problema: le offro in cambio una petizione per condannare l’invasione cinese in Mongolia”. Eppure migliaia di italiani si ostinano a fare politica. Qualcuno, non c’è dubbio, sogna una carriera di soldi e potere. Molti altri sognano un’idea, perfi no un ideale. Alla fi ne vincono gli appartenenti alla prima specie. Quasi mai i più bravi. Quasi sempre i più fedeli e controllabili. Questo per dire che il nuovo Partito Democratico del nord è un argomento buono solo per fare un po’ di colore sui giornali e in tivù. Già ampiamente ridicolizzato dalla realtà, come vi possono confermare i politici che fanno la gavetta descritta qui sopra. Sanno che la politica locale dovrebbe essere il motore della nazione. Sanno che un Nord Pd o un Pd Nord (che tra l’altro suona malissimo) non dovrebbe neppure nascere. Basterebbe sostenere i Pd locali nelle battaglie locali, per ottenere lo stesso risultato. Con meno fatica, meno spese, meno chiacchiere. Prendiamo il caso Dal Molin. La stragrande maggioranza del Pd vicentino ha deciso subito dove stare. Contro la nuova caserma, però ben lieto di discuterne. Anche il Pd nazionale ha deciso immediatamente: a favore della caserma, però bel lieto di troncare ogni discussione. Dialogo tra i due Pd: zero. Risultato per il Pd: zero. Una fi gura cialtronesca, voti persi, credibilità a picco. Mi chiedo cosa avrebbe potuto fare, nella stessa situazione, il Pd del Nord. Se guidato da una squadra di dirigenti giovani, coraggiosi, stile Obama per intendersi, avrebbe quantomeno messo il naso fuori dalla porta per venire a vedere l’aria che tira. Dopodiché avrebbe passato la palla al Pd nazionale. Risultato: lo stesso. Risultato percepito: la sensazione di essere stati numero 128 del 6 dicembre 2008 pag 7 | Sergio Chiamparino e Massimo Cacciari almeno ascoltati. Risultato tangibile: probabilmente nessuno. Se guidato da una squadra in stile Pd, con dirigenti storici, appartenenza almeno trentennale, un leader alla Chiamparino (meglio ancora se proprio Chiamparino), non avrebbero neppure fatto la strada per venire qua. Risultato: lo stesso ottenuto con il Pd nazionale. Morale. Il Partito Democratico dell’Operoso Nord (PARDON) dovrebbe restare nel cassetto e aprire la porta alle novità coraggiose: dare potere a chi lavora strada per strada e a chi merita. Che è un po’ diverso da quello che stano facendo: dare potere ai soliti obbedienti con l’eccezione di qualche disobbediente purché molto ricco o economicamente produttivo. Poco importa se non ha mai votato - e nemmeno pensato - a sinistra in vita sua.
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