Osteoporosi, una malattia silenziosa on il termine Osteoporosi si Cintende una malattia del tessuto osseo che determina facilità ad incorrere in fratture <strong>per</strong> traumi di poco conto o addirittura in modo spontaneo. L’osteoporosi affl igge milioni di <strong>per</strong>sone in tutto il mondo. In Europa, al di sopra dei 50 anni, una donna su tre ed un uomo su dieci con età su<strong>per</strong>iore ai cinquant’anni soffre di osteoporosi. La sintomatologia premonitrice è scarsissima o addirittura assente, tanto è vero che l’osteoporosi è stata da alcuni defi nita una “epidemia silenziosa”. L’osteoporosi può essere comunque effi cacemente prevenuta e, <strong>per</strong> tale motivo, è stata introdotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (al pari di i<strong>per</strong>tensione, obesità, diabete, ecc.) in un programma di intervento <strong>per</strong> le malattie legate allo stile di vita. Lo scheletro rappresenta l’impalcatura di sostegno dell’intero organismo, consentendone l’attività motoria e l’adeguata protezione <strong>per</strong> gli organi interni. L’osso è reso rigido dal suo alto contenuto in minerali, in particolare modo dal calcio di cui rappresenta l’unico deposito presente nell’organismo e non è una struttura immutabile, ma è un tessuto vivo che si rinnova continuamente. Tale processo di rinnovamento serve a rimarginare le continue microlesioni cui va incontro l’osso con lo scopo di mantenere lo scheletro in “buona salute” e in grado di sopportare lo stress delle sollecitazioni meccaniche della vita di ogni giorno (sollevare pesi, resistere a traumi o cadute). L’osso, come qualsiasi altro tessuto, organo od apparato, non sfug- salute redazionale in collaborazione con CMSR Sopra i 50 anni una donna su tre ed un uomo su dieci soffrono di osteoporosi Cos’è, e soprattutto come si previene una malattia che alcuni considerano una vera e propria epidemia ge alla dura legge dell’invecchiamento <strong>per</strong> cui, con il passare degli anni, si assiste ad una riduzione naturale della massa ossea. Questo processo avviene <strong>per</strong>chè, dopo il quarantesimo anno di età, il processo distruttivo tende a prevalere su quello ricostruttivo. L’osso tende così ad impoverirsi andando incontro ad una lenta, progressiva ed inesorabile riduzione della sua massa. Avere l’osteoporosi signifi ca che la <strong>per</strong>dita di sostanza ossea giunge a livelli tali da facilitare il cedimento della struttura ossea, in un qualsiasi distretto scheletrico, con rischio di frattura anche durante banali attività. Premesso che esistono forme di osteoporosi giovanile, anche se non molto frequenti e le cui cause sono tuttora poco conosciute, la causa più comune di osteoporosi è rappresentata dall’invecchiamento (osteoporosi senile). <strong>Il</strong> processo di decadimento osseo legato all’avanzare dell’età è un aspetto che riguarda, in modo molto simile, entrambi i sessi. Quanto descritto precedentemente sul rimodellamento scheletrico, tuttavia, avviene sotto il controllo di una complessa e numerosa serie di sostanze ormonali e non ormonali. In particolare gli estrogeni, gli ormoni dell’ovaio, esercitano una funzione di controllo e di regolazione sul processo di distruzione dell’osso. Appare chiaro quindi che nel sesso femminile, in conseguenza della <strong>per</strong>dita della funzione ovarica, conseguente alla menopausa, il depau<strong>per</strong>amento scheletrico avviene in maniera molto più rapida (osteoporosi post-menopausale) rispetto al sesso maschile. Inoltre, è necessario considerare che il pa- trimonio scheletrico acquisito alla maturità dalla donna è, <strong>per</strong> motivi principalmente connessi al corredo genetico ed alla costituzione fi - sica, certamente inferiore rispetto all’uomo. Per questi motivi le donne sono esposte ad un rischio di sviluppare osteoporosi 4 volte maggiore rispetto agli uomini, e possono incorrere in un episodio di frattura in età ancora relativamente giovane. Più in generale anche in presenza di altri disturbi ormonali si può manifestare una osteoporosi. In altri casi può risultare dannosa <strong>per</strong> l’osso la terapia seguita con alcuni farmaci come quelli antiepilettici, anticoagulanti, cortisonici. L’osteoporosi è poi una conseguenza inevitabile delle <strong>per</strong>sone costrette a letto <strong>per</strong> un lungo <strong>per</strong>iodo di tempo. La <strong>per</strong>dita di tessuto osseo avviene lentamente e progressivamente, senza dare segno di se, oppure si accompagna a sintomi di lieve entità. La maggior parte dei soggetti osteoporotici consulta infatti il medico solo quando avverte dolore, soprattutto alla schiena e/o limitazione al movimento. Tuttavia la comparsa di questi sintomi è spesso già da ricondurre all’insorgenza di una frattura che può interessare tutte le ossa del nostro corpo, ma in particolare i corpi vertebrali, il collo del femore, radio, ulna, omero e bacino. Oltre all’esame clinico, il medico specialista ha a sua disposizione una serie di strumenti utili alla diagnosi dell’osteoporosi. <strong>Il</strong> miglior modo di identifi care chi è a rischio elevato di osteoporosi è quello di effettuare una valutazione quantitativa della densità ossea. C.M.S.R. VENETO MEDICA Vicenza – Altavilla Vicentina Centralino 0444 225111 – Prenotazioni 0444 341213 SANIMEDICA FISIOMED Esistono vari modi <strong>per</strong> misurare la densità. Attualmente i più utilizzati sono l’esame radiologico e la densitometria ossea. In genere si consiglia di eseguire la densitometria ossea almeno una volta nella vita al di sopra dei 65 anni di età; deve essere invece presa in esame <strong>per</strong> tutti i pazienti che presentano fattori di rischio <strong>per</strong> osteoporosi. La prevenzione dell’osteoporosi si attua fi n dalla giovane età, consigliando di praticare attività fi sica, di consumare una dieta ricca in calcio, di non fumare e di bere alcoolici con moderazione. Fumo, alcool e scarso esercizio fi sico sono infatti i fattori modifi cabili più chiaramente legati all’insorgenza dell’osteoporosi e delle sue complicanze. L’assunzione di un adeguato introito alimentare di calcio, mediante la sola dieta o con supplementi orali farmaceutici, è indispensabile <strong>per</strong> prevenire la <strong>per</strong>dita di massa ossea, in particolare in età avanzata. Le fonti preferite di calcio sono quelle dei cibi ricchi in calcio, quali i prodotti caseari ed alcune acque minerali. Una tazza di latte o di yogurt o una fetta spessa di formaggio contengono circa 200-300 mg di calcio. Bisogna tuttavia anche ricordare che è necessaria la presenza di vitamina D <strong>per</strong> un adeguato assorbimento di calcio dagli alimenti. Dei buoni livelli di vitamina D nel sangue possono essere mantenuti attraverso due modi: con una adeguata esposizione alla luce solare e con la dieta, alimentandosi con tuorlo d’uovo e pesce di mare. Non sempre purtroppo i soli provvedimenti igenico-alimentari e la supplementazione di calcio riescono a prevenire l’eccessiva <strong>per</strong>dita Segreteria 0444 341385 Segreteria 0444 326191 Segreteria 0444 322210 numero 128 del 6 dicembre 2008 pag 26 di massa ossea. E’ <strong>per</strong>tanto necessario, in alcuni casi, ricorrere alla terapia farmacologica, prescritta dal medico curante o su consiglio dello specialista. Luca Dalle Carbonare Ricercatore Universitario Medicina Interna D Policlinico G.B. Rossi Università di Verona SANIMEDICA, Via Vicenza Altavilla Vicentina Come riconoscere chi rischia di più Oltre alla menopausa ed all’invecchiamento esistono altri fattori predisponenti all’osteoporosi. In conseguenza, alcuni soggetti risultano a più alto rischio di altri di incorrere in una frattura da osteoporosi. Ecco qualche indicazione su come distinguere chi è maggiormente a rischio di contrarre la malattia: - la malattia è spesso ereditaria; - il rischio è maggiore <strong>per</strong> le donne in menopausa ed in chi ha avuto la menopausa precocemente (sotto i 45 anni di età); - gli individui con una costituzione fi sica gracile sono maggiormente colpiti; - una scarsa introduzione di calcio con gli alimenti espone ad un rischio maggiore, specie se associata: - all’abitudine al fumo; - all’abuso di alcolici e caffé; - ad una vita sedentaria; - ad un uso cronico di determinati farmaci (ad esempio il cortisone) www.cmsr.it
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