La strada del formaggio - Gustolocale

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Le signore dei vigneti e il Gastaldo Radici nella storia con lo sguardo al futuro Non vi è settore economico che abbia radici più antiche e una portata globale superiore a quello del vino e, probabilmente, nessuno ha escluso in modo così risoluto e così a lungo le donne da posizioni importanti. Ciononostante ci sono state singole donne che già secoli fa hanno rifiutato pregiudizi culturali ed ostacoli imprenditoriali, donne pioniere che hanno lasciato le loro impronte indelebili sul mercato del vino e il loro nome a firma dei grandi vini del mondo. Oggi non parliamo più di singole donne, ma di un notevole e crescente numero che influisce sull’industria del vino e occupa delle posizioni considerate di potere. Oggi le ritroviamo tra i produttori e gli enologi più importanti del mondo e sono presenti nelle strutture di potere del Vecchio e del Nuovo Mondo. A proposito di donne e vino, da una recente elaborazione della camera di commercio di Milano sui dati del Registro Imprese 2001-2006 emerge che in Italia il 40% delle imprese vitivinicole è gestito da donne mentre il 30% ne è titolare; un trend i continua ascesa. Anche nel nostro territorio troviamo degli esempi dell’imprenditoria femminile nell’ambito della produzione del vino, è il caso di Enrica Novello e Michela Fortunato, che dal 2001 hanno deciso di riunire i loro terreni e vigneti, dando vita all’azienda vitivinicola Gastaldìa. Regio amministratore giuridico durante l’epoca dei Longobardi e, nei secoli successivi antico amministratore della terre nobili, il gastaldo teneva in mano la chiave delle ricchezze del territorio. Ma il moderno gastaldo, l’agronomo vicentino Pierluigi Pozzan, ha un’altra chiave in mano. A lui, infatti, va il compito di integrare queste due aziende vitinicole della zona D.o.c. di Breganze, seguendo un comune filo conduttore. Una nuova cantina senza alcun tipo di impatto ambientale, dal progetto innovativo e rispettoso dell'ambiente, con vigneti in posizioni di pregio. Nella tenuta spiccano ben due ville palladiane, ed è destinata a dare un importante contributo all'economia del territorio. Un luogo ove vinificare cercando di valorizzare il territorio all'interno di un percorso di turismo enogastronomico che dia rilievo ai tesori architettonici e ai prodotti locali. Che le donne abbiano sempre avuto un occhio di riguardo verso la qualità rispetto alla quantità è una cosa oramai assodata, dimostrazione ne è la nascita del principe dei vini vicentini. Da quest’anno infatti la cantina può fregiare la sua collezione con la sua prima produzione di Torcolato d.o.c, prodotto seguendo una “ricetta” di famiglia, applicando quei segreti della vinificazione custoditi gelosamente nei conventi del Vicentino e della Laguna di Venezia sin dai tempi della Serenissima Repubblica. Una vocazione, quella femminile, legata alla comunicazione, all'estetica ed alle pubbliche relazioni, ma ancor di più rivolta ai territori ed al paesaggio, difendendo i vitigni autoctoni e le esigenze della terra. Paolo Gasparin Le donne lavorano da sempre nelle aziende vinicole, dalla vigna alla cantina, quasi “oscuramente”. In un settore, quello vinicolo, di impronta storicamente maschile, in cui aiutavano ma non decidevano... 27
28 i Picai del recioto di Gambellara Domenica 14 gennaio: la strada corre verso Zermeghedo, e si vedono, nella nebbia del mattino, qui non comune, i filari ben ordinati. Oggi si fa, in piazza, la spremitura pubblica, un rito ormai, delle uve garganeghe che, raccolte in “picai”, sono state appiccate in granaio, con i grappoli rovesciati a due a due. Si è potuto fare, sebbene con molta cura ed attenzione, perché queste uve sono di relativamente facile conservabilità e si prestano all’appassimento per ottenere vini liquorosi, da sempre apprezzati. Fatta appassire quest’uva delicata e tolta tutta l’acqua possibile per rendere il succo un vero nettare, la si è fatta riposare mentre, nel frattempo, prendeva maggior profumo da trasferire al vino. Diventerà di colore giallo “ambrato” ed avrà un sapore pieno, lungo, che ricorda il miele, le mandorle. Strano vino questo Recioto DOCG (sta per concludersi proprio in questi giorni l’ottenimento della denominazione d’origine controllata e garantita) che, si diceva, era fatto per le donne, ma in realtà lo bevevano gli uomini con l’orgoglio di chi aveva fatto qualcosa di gran pregio. Lo accompagnavano (e lo si fa ancora) a “pinze”, “zalèti”, e all’immancabile “brasadèlo”; è compagno eccellente per frutta secca e fresca, quella autunnale (Amedeo Sandri, cuoco e gastronomo di vaglia, la chiama frutta “brumale”). Un vino che, morbido e caldo, lo si beve con un sorriso. È stato il Consorzio di Tutela e della Strada del recioto e quello dei vini Gambellara Doc ad organizzare questa festa che, da qualche anno, si sposta nei soli quattro Comuni che ne fanno parte. Del percorso delle due iniziative se ne è parlato nella conferenza stampa, affollata, tenuta nel Municipio di Zermeghedo. È una realtà, quella del Consorzio, sorta nel 1970, che conta circa 400 soci che producono o commercializzano l’unico vino della zona: il Gambellara, appunto. Sono poco meno di mille ettari quelli vitati per le tipologie del solo Gambellara, in altre parole il DOC ed il Classico, il Recioto classico e spumante, ed il Vin Santo di Gambellara, unico Vin Santo della regione Veneto. Ben più giovane la Strada, nata nel 2000, con 45 soci di cui 33 vitivinicoli e gli altri nel settore della ristorazione, dell’ospitalità e delle produzioni tipiche.
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