A. Sisti--L'attesa del profeta fedele al tempo dei ... - Christus Rex
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60<br />
A. SISTI<br />
libro, segn<strong>al</strong>a con evidente dolore che dopo la morte di Giuda Maccabeo<br />
(160 a. C.), i filoellenisti ripresero il sopravvento e insieme <strong>al</strong>le forze<br />
seleucide iniziarono a perseguitare in tutti i modi i tradizion<strong>al</strong>isti, rimasti<br />
fe<strong>del</strong>i <strong>al</strong>le loro osservanze religiose. Per colmo di sventura, il paese fu colpito<br />
da una terribile carestia e il popolo si trovò nella miseria (1Mac 9,23-<br />
26). Quindi commenta: “Fu una grande tribolazione (qlivyi" megavlh) per<br />
Israele, qu<strong>al</strong>e non vi era stata mai (h{ti" oujk ejgevneto) d<strong>al</strong> giorno in cui<br />
non era apparso (oujk w[fqh) un <strong>profeta</strong> in mezzo a loro” (9,27).<br />
Lo storico vorrebbe dare un’idea <strong>del</strong>l’eccezion<strong>al</strong>ità <strong>del</strong>la “tribolazione”,<br />
ma non trova un <strong>al</strong>tro fatto an<strong>al</strong>ogo con cui confrontarlo, se non in un passato<br />
molto remoto. Il “giorno in cui non era apparso più un <strong>profeta</strong>”, dunque,<br />
è la data dopo la qu<strong>al</strong>e non si era mai verificata in Israele una<br />
situazione tanto grave come quella successiva <strong>al</strong>la morte di Giuda. I libri<br />
storici menzionano diverse carestie, ma sono tutte anteriori <strong>al</strong>l’esilio (cfr.<br />
2Sam 21,1; 1Re 8,37; 17,18; 2Re 4,38; 6,25; 25,3) e legate in massima<br />
parte <strong>al</strong>le figure carismatiche <strong>dei</strong> profeti Elia ed Eliseo. Che il nostro autore<br />
pensi a questi profeti? In ogni caso, nella frase in discussione è implicita<br />
la confessione che <strong>al</strong>l’epoca <strong>dei</strong> fatti (e anche quando l’autore scrive) non<br />
vi era <strong>al</strong>cun <strong>profeta</strong> in Giudea o che l’ultimo di cui si aveva memoria doveva<br />
essere vissuto in tempi molto remoti. Ma quando?<br />
I commentatori sono molto incerti nel rispondere a questa domanda. La<br />
difficoltà sorge d<strong>al</strong> fatto che non abbiamo notizie sui profeti vissuti dopo<br />
l’esilio, se non quei pochi indizi che si possono raccogliere d<strong>al</strong>l’an<strong>al</strong>isi<br />
degli scritti <strong>dei</strong> profeti minori. Per questo, <strong>al</strong>cuni si rifanno fino <strong>al</strong>la distruzione<br />
di Gerus<strong>al</strong>emme, mentre i più pensano <strong>al</strong>l’epoca <strong>del</strong>la ricostruzione<br />
<strong>del</strong> tempio (d<strong>al</strong> 520 in poi) 20 . A questa epoca sembra riportarci lo stesso<br />
autore <strong>del</strong> libro quando, procedendo nel suo racconto, riferisce che, qu<strong>al</strong>che<br />
<strong>tempo</strong> dopo, il sommo sacerdote Alcimo, passato <strong>al</strong>la parte degli ellenisti,<br />
“fece abbattere il muro <strong>del</strong> cortile interno <strong>del</strong> santuario”, quindi<br />
aggiunge questa curiosa annotazione: e così egli “distrusse l’opera<br />
(kaqei'len ta; e[rga) <strong>dei</strong> profeti” (9,54). Anche se resta difficile identificare<br />
questo muro fatto abbattere d<strong>al</strong> sommo Sacerdote 21 , è importante rilevare<br />
come l’autore attribuisce direttamente ai profeti la ricostruzione <strong>del</strong> tempio,<br />
in quanto con il loro esempio e con la loro predicazione sostennero<br />
20. Cfr. M. Grandclaudon, Les livres des Maccabées (“La S. Bible” Pirot - Clamer 8,2),<br />
Paris 1951, 80; A. Penna, Libri <strong>dei</strong> Maccabei, Torino - Roma 1953, 116; M. Laconi, Primo<br />
e secondo libro <strong>dei</strong> Maccabei, Padova - Torino 1960, 210.<br />
21. J. A. Goldstein, I Maccabees, New York 1976, si occupa lungamente <strong>del</strong>la questione<br />
<strong>al</strong>le pp. 391-393.