A. Sisti--L'attesa del profeta fedele al tempo dei ... - Christus Rex
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A. SISTI<br />
Con molta probabilità <strong>al</strong>la medesima epoca di Ezechiele (o di poco<br />
posteriore) rimonta la composizione <strong>del</strong> S<strong>al</strong> 74 (73). Alcuni studiosi, nel<br />
<strong>tempo</strong> passato, hanno creduto di poterlo meglio ambientare durante la crisi<br />
che portò <strong>al</strong>la rivolta <strong>dei</strong> Maccabei: ma oggi si preferisce riportarla a dopo<br />
la ricordata distruzione di Gerus<strong>al</strong>emme e <strong>del</strong> tempio ad opera di<br />
Nabuchodonosor 7 . Il S<strong>al</strong>mista, dopo aver rievocato con toni drammatici le<br />
distruzioni materi<strong>al</strong>i arrecate <strong>al</strong> santo luogo (vv. 3-8), aggiunge che, quasi<br />
per colmo di sventura, la vita cittadina è come spenta, vessilli idolatrici<br />
hanno preso il posto di quelli nazion<strong>al</strong>i, il disorientamento gener<strong>al</strong>e si è<br />
impadronito degli animi, “non ci sono più profeti e nessuno sa fino a quando”<br />
ciò dovrà durare (v. 9). Commenta G. Ravasi: “L’assenza <strong>del</strong>la profezia<br />
rende la storia muta e incomprensibile, l’uomo è abbandonato a se<br />
stesso, si trascina sulla terra senza meta. E’ per questo che nei momenti<br />
cruci<strong>al</strong>i <strong>del</strong>la storia ebraica si è sempre lamentato questo silenzio divino” 8 .<br />
Uno di questi momenti, tra i più tremendi, se si eccettua quello successivo<br />
<strong>al</strong>la distruzione <strong>del</strong> primo tempio, è sicuramente rappresentato d<strong>al</strong>la<br />
persecuzione di Antioco IV Epifane, che raggiunse il suo apice con la<br />
profanazione <strong>del</strong> secondo tempio e l’erezione di un <strong>al</strong>tare pagano nell’autunno<br />
<strong>del</strong> 167 a. C. I due libri <strong>dei</strong> Maccabei concordemente descrivono con<br />
espressioni di forte drammaticità la sciagura abbattutasi sul tempio, ridotto<br />
a luogo di orge e di dissolutezze di ogni genere, e sul popolo, costretto a<br />
compiere i riti più ripugnanti per la fede ebraica, da cui solo con la fuga ci<br />
si poteva s<strong>al</strong>vare (1Mac 1,21-64; 2Mac 5,11-6,17).<br />
L’autore <strong>del</strong> secondo libro, in particolare, si sente costretto d<strong>al</strong>la durezza<br />
<strong>dei</strong> fatti narrati, ad avvertire più volte il lettore che fosse restato sconcertato<br />
nel leggere t<strong>al</strong>i fatti, che se da una parte essi si erano verificati perché in<br />
qu<strong>al</strong>che modo giustificati “a causa <strong>dei</strong> peccati commessi dagli abitanti <strong>del</strong>la<br />
città” (2Mac 5,17), d’<strong>al</strong>tra parte “la violenza <strong>del</strong> m<strong>al</strong>e, dura e insopportabile<br />
per tutti” (6,3), non doveva durare molto a lungo. La sua fede è che “Dio non<br />
ritira affatto da noi la sua misericordia; e, anche quando corregge con la<br />
sventura, non abbandona mai il suo popolo” (6,16). Nelle parole <strong>del</strong>l’anoni-<br />
7. Si veda in proposito l’abbondante trattazione di G. Castellino, Libro <strong>dei</strong> S<strong>al</strong>mi, Torino<br />
1955, 305-307; o quella più recente di G. Ravasi, Il libro <strong>dei</strong> S<strong>al</strong>mi, II, Bologna 1983, 535-<br />
538; cfr. anche R. Meyer, Profetismo e profeti nel giudaismo <strong>del</strong>l’età ellenistico-romana,<br />
in GLNT X, 530-531. Incerto si mostra A. Weiser, I S<strong>al</strong>mi, II, Brescia 1984, 569, per il qu<strong>al</strong>e<br />
“non si può conoscere con certezza se l’oggetto <strong>del</strong> canto sia per la famosa distruzione <strong>del</strong><br />
tempio di S<strong>al</strong>omone ad opera <strong>dei</strong> Babilonesi o per la profanazione <strong>del</strong> santuario ad opera di<br />
Antioco IV”; e tuttavia aggiunge che “si deve supporre con probabilità che <strong>al</strong>la base ci stia<br />
un evento <strong>del</strong>l’epoca quasi sconosciuta tra il V e il II sec. a. C.”.<br />
8. Ravasi, Il libro <strong>dei</strong> S<strong>al</strong>mi, II, 550.