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A. Sisti--L'attesa del profeta fedele al tempo dei ... - Christus Rex

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L’ATTESA DEL PROFETA FEDELE AL TEMPO DEI MACCABEI 75<br />

Il Flavio scriveva le sue opere negli ultimi decenni <strong>del</strong> sec. I d. C. in<br />

parte per difendere i suoi connazion<strong>al</strong>i d<strong>al</strong>le accuse che venivano loro mosse<br />

in vari ambienti ostili agli ebrei, ma in parte anche a scopo di propaganda.<br />

In una di esse, composta a Roma verso l’anno 95 e intitolata significativamente<br />

Contra Apionem (un grammatico <strong>al</strong>essandrino, che aveva scritto<br />

c<strong>al</strong>unniosamente contro gli ebrei), occupandosi <strong>dei</strong> libri sacri prodotti dai<br />

propri connazion<strong>al</strong>i, spiega che essi furono composti da Mosè e da <strong>al</strong>tri<br />

profeti dopo di lui, fino <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> di Artaserse (464-424 a.C.) e che costituiscono<br />

una compagine omogenea, che tutti ritengono di origine divina.<br />

Quindi prosegue: “Da Artaserse in poi, benché ne sia stata scritta la storia<br />

completa, questa non è considerata degna <strong>del</strong>la stessa fede attribuita ai libri<br />

precedenti, perché è venuta a mancare l’esatta successione <strong>dei</strong> profeti”<br />

(Contra Ap. 1,8).<br />

Evidentemente la fede di cui parla è quella degli ebrei <strong>del</strong> suo <strong>tempo</strong>,<br />

per i qu<strong>al</strong>i gener<strong>al</strong>mente la parola di Dio era contenuta soltanto nei libri<br />

più antichi, scritti in ebraico. Quindi, come osserva D. S. Russell, in questo<br />

modo Giuseppe “esprime concretamente l’idea corrente che l’ispirazione<br />

profetica, iniziatasi con Mosè, fosse cessata nel V sec. a. C., <strong>al</strong>l’epoca<br />

di Artaserse, che fu anche l’epoca di Esdra, lo scriba 54 . Per conseguenza<br />

le parole che di lui abbiamo riferito riguardano gli <strong>al</strong>tri libri<br />

composti successivamente, negli ultimi secoli prima di Cristo, sia quelli<br />

che noi chiamiamo deuterocanonici, sia gli <strong>al</strong>tri ancora più numerosi che<br />

indichiamo col termine apocrifi. In questo modo la “successione <strong>dei</strong> profeti”<br />

è solo quella <strong>dei</strong> profeti cosiddetti scrittori, la cui autorità era comunemente<br />

ammessa da tutti, <strong>al</strong> contrario di <strong>al</strong>tri autori che vissero e scrissero<br />

in epoca successiva componendo opere anche notevoli per sodezza<br />

di dottrina, che però non furono accettate come scritture sacre appunto<br />

perché mancò una qu<strong>al</strong>unque voce autorevole, pari a quella che ebbero<br />

gli antichi profeti 55 .<br />

In re<strong>al</strong>tà il Flavio non solo conosceva gli <strong>al</strong>tri libri non compresi nel<br />

canone, ma in <strong>al</strong>cuni casi se ne servì pure per redigere le sue opere, nelle<br />

qu<strong>al</strong>i troviamo non poche informazioni intorno <strong>al</strong>l’argomento <strong>del</strong>la profezia:<br />

informazioni che ci aiutano a comprendere meglio il senso <strong>del</strong>le<br />

frasi riferite sopra, in quanto ci mostrano che anche in tempi a lui vicini<br />

54. Russell, L’apoc<strong>al</strong>ittica giudaica, 109. L’autore sviluppa questa idea, riferendosi <strong>al</strong>la tradizione<br />

rabbinica citando tra l’<strong>al</strong>tro Pirque Aboth, 1,1 rinvenibile in versione it<strong>al</strong>iana nell’edizione<br />

di Y. Colombo, Pirque Aboth. Mor<strong>al</strong>e di maestri ebrei, Roma 1985.<br />

55. Sulla limitazione <strong>del</strong> canone presso gli ebrei si vedano i cenni di C. M. Martini - P.<br />

Bonatti, in Il Messaggio <strong>del</strong>la S<strong>al</strong>vezza, I, Torino 1972, 125-129.

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