A. Sisti--L'attesa del profeta fedele al tempo dei ... - Christus Rex
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L’ATTESA DEL PROFETA FEDELE AL TEMPO DEI MACCABEI 65<br />
senso di far sorgere (profeti che facciano) profezie “nel tuo (di Dio) nome”.<br />
Il che significa che a Dio si chiede di inviare nuovi profeti che parlino in<br />
suo nome. Comunque anche nel modo in cui il testo è comunemente inteso,<br />
suona come una testimonianza <strong>del</strong>l’assenza di profeti in quel lasso di<br />
<strong>tempo</strong> e implicitamente anche <strong>del</strong>la speranza che le antiche profezie si<br />
adempiano fe<strong>del</strong>mente: “i tuoi profeti siano trovati fe<strong>del</strong>i” (ejmpisteuqhvtwsan)<br />
31 . In pratica la situazione supposta nel brano è quella di tutto il<br />
periodo successivo <strong>al</strong>l’esilio.<br />
Il successo inaspettato <strong>dei</strong> Maccabei contro le forze seleucide di Siria e<br />
la riconquistata libertà politica e religiosa <strong>del</strong>la nazione, sebbene ancora<br />
nell’ambito <strong>del</strong> vasto impero <strong>dei</strong> successori di Antioco IV, rianimarono la<br />
fede <strong>del</strong> popolo e generarono una carica di gener<strong>al</strong>e entusiasmo, che si tradusse<br />
ben presto in nuove idee e in nuove aspettative. Si pensava e si sperava<br />
in un intervento più p<strong>al</strong>ese <strong>del</strong>l’Altissimo, che, come si era mostrato<br />
benigno in quei momenti tanto drammatici, così avrebbe dovuto continuare<br />
a favorire il suo popolo senza interruzione (cfr. 2Mac 2,17-18). Vinto il<br />
nemico, ma non annullata la sua potenza, si voleva che Dio intervenisse<br />
ancora più potentemente per stabilire per sempre il suo regno sulla terra,<br />
annientando tutti i suoi nemici e glorificando i suoi servi fe<strong>del</strong>i (cfr. il già<br />
citato brano di Sir. 36,1-17).<br />
Specchio di questa nuova visione <strong>del</strong>l’avvenire può considerarsi, in<br />
qu<strong>al</strong>che modo, già il libro di Daniele, composto (come pare) durante la<br />
grande rivolta capeggiata da Giuda Maccabeo (166-160 a. C.). La impressionante<br />
figura <strong>del</strong> Figlio <strong>del</strong>l’uomo, che viene intronizzato davanti a Dio<br />
(Dan 7,13-14), la vittoria di Dio sulle forze <strong>del</strong> m<strong>al</strong>e, con Michele che combatte<br />
a fianco <strong>del</strong> popolo degli eletti (12,1), il giudizio, la risurrezione e la<br />
conseguente glorificazione <strong>dei</strong> “saggi” che risplenderanno come lo splendore<br />
<strong>del</strong> firmamento” (12,2-3), sono gli elementi essenzi<strong>al</strong>i <strong>del</strong>la speranza,<br />
verso cui si proietta tutto l’insegnamento <strong>del</strong> libro 32 .<br />
Con questo scritto si entra nel campo di un nuovo genere di letteratura,<br />
detta Apoc<strong>al</strong>ittica, che presenta non poche difficoltà d’interpretazione, in<br />
primo luogo per il linguaggio <strong>al</strong>lusivo e immaginifico che la caratterizza;<br />
poi la difficoltà di stabilire una cronologia sicura per la composizione di<br />
ciascuna opera o per singole parti di esse; infine la grande varietà e l’ambi-<br />
31. Cfr. C. Spicq, L’Ecclésiastique (“La S. Bible” Pirot - Clamer 6) Paris 1946, 747-748;<br />
Miniss<strong>al</strong>e, Siracide, 171. Per la questione circa la messianicità di Sir 36,1-17 si veda brevemente<br />
in H. Duesberg - P. Auvray, Le livre de l’Ecclésiastique, Paris 1953, 16-18.<br />
32. Sulla speranza espressa nel libro di Daniele, cfr. P. Grelot, La speranza ebraica <strong>al</strong> <strong>tempo</strong><br />
di Gesù, Roma 1981, 32-40 (con bibliografia).