A. Sisti--L'attesa del profeta fedele al tempo dei ... - Christus Rex

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A. SISTI
sce Michelini Tocci, che si pensasse ad una persona sola, in cui i tre poteri
si assommassero unitariamente 52 .
5. Un Profeta tra gli eredi dei Maccabei
Nella seconda metà del sec. I della nostra era, gli anonimi autori di due
opere apocrife, che si ritengono composte più precisamente dopo la seconda
distruzione di Gerusalemme nell’anno 70 ad opera dei Romani, si
pongono sulla scia degli scrittori vissuti prima di loro, lamentando anche
essi l’assenza di profeti, mentre rimpiangono con nostalgia i tempi
antichi, in cui “i nostri padri avevano come aiuto giusti e profeti e santi…
ed essi ci aiutavano quando peccavamo e invocavano per noi colui
che ci ha fatti e il Potente li udiva e ci era propizio. Ora però i giusti
sono stati radunati (nello sheol) e i profeti si sono addormentati” (Apoc.
siriaca di Baruc 55,1-3). Ugualmente, anche se da un punto di vista
diverso, l’altro apocrifo ricorda i profeti venuti dopo Mosè, sul cui esempio
hanno mostrato al popolo la retta via del vivere e tuttavia non sono
stati ascoltati (4Esdra 7,130) 53 . In quel momento, seguito alla tragica fine
della nazione giudaica con la sua città santa Gerusalemme, il disorientamento
doveva essere molto vasto e avvilente, per cui il bisogno di
guide capaci di infondere coraggio e di indicare orientamenti validi era
maggiormente avvertito. Di qui il ritorno della memoria al passato e il
suo rimpianto.
Non pare che fosse di questo parere lo storico Flavio Giuseppe, che
pure la guerra contro i Romani l’aveva fatta, pur se senza successo. Infatti,
se da una parte è testimone anch’egli di un’interruzione del carisma profetico
del tipo classico, da un’altra parte nei suoi scritti si trovano non poche
informazioni dalle quali si deduce con facilità che la profezia continuò
ad essere coltivata ed esercitata per vari secoli, anche se in modo diverso
dal passato.
52. Michelini Tocci, I manoscritti del Mar Morto, 88 (in nota). La questione del o dei
messia è tra le più discusse tra quelle suscitate dai famosi manoscritti. Moraldi l’espone in
nota alle pp. 188-191, fornendo numerose indicazioni bibliografiche. Si vedano anche le
opere segnalate alla nota 45, cui si può aggiungere F. Gioia, La comunità di Qumran, Roma
1979 e, in modo più specifico per l’argomento qui accennato, Van Der Woude, “Le maître
de justice et les deux messias de la communeauté de Qumrân”, 121-134.
53. La versione dei due testi è stata ripresa da Sacchi (a cura di), Apocrifi dell’Antico Testamento,
II, rispettivamente alle pp. 232 e 336 .