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«Cerca ancora qualcuno, il vecchio, vuole farci stare ancora più<br />
stretti!» Il nigeriano ha guadagnato il posto accanto all’autista e<br />
rimane imperterrito ad ascoltare la sua cassetta. Dietro, un altro<br />
giovane accende anche lui la sua radio. Tutto diventa <strong>in</strong>comprensibile.<br />
«Fretta, fretta. Non mettere fretta alla gente. Non puoi mettere<br />
fretta a Dio!» L’autista mi rivolge lo sguardo <strong>in</strong> cerca di consenso.<br />
Lo guardo stupito, non so cosa dire, mentre il ragazzo che gli sta<br />
davanti, quello che ha fretta, ride e mi guarda a sua volta come<br />
per significare: «È scemo».<br />
Le vendite attraverso i f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>i cont<strong>in</strong>uano. Matite, quaderni,<br />
magliette, cest<strong>in</strong>i vanno a riempire quei pochi buchi che sono rimasti<br />
liberi nel pulm<strong>in</strong>o. Si direbbe una smentita della teoria dell’impenetrabilità<br />
dei solidi. È mezzogiorno: l’apprendista-aiutante<br />
dell’autista cerca di sistemare un enorme quadro di Bob Marley<br />
che non vuole trovare posto sul tetto. Non so davvero a cosa pensare.<br />
Anche il peul ha acceso la sua radio e ascolta le notizie.<br />
Cado <strong>in</strong> uno stato di abbandono totale. Niente mi entra più nella<br />
testa. Né quei rumori ondulati di voci, <strong>in</strong>treccio di l<strong>in</strong>gue dal ritmo<br />
saltellante. Né quegli odori di cose sconosciute, forti, secchi, impastati<br />
dal sole. Né quella musica che esce da altoparlanti squarciati<br />
e che rimbalza malamente sulle lamiere mal fissate.<br />
All’una partiamo. Siamo <strong>in</strong> diciassette. Il solito pieno di benz<strong>in</strong>a,<br />
trecento metri e siamo alla frontiera togolese. Diamo i passaporti<br />
e le carte d’identità al vieu che parte con i documenti stracciati<br />
del pulm<strong>in</strong>o verso uno dei tanti edifici pubblici dell’Africa.<br />
Sono pressoché tutti uguali. Squadrati, poche f<strong>in</strong>estre, sempre<br />
troppo grandi e troppo vuoti. Mi metto all’ombra sotto la tettoia,<br />
mentre le donne approfittano della sosta per altri acquisti. Un militare<br />
fa segno all’ambulante di avvic<strong>in</strong>arsi. Il giovane corre. Appesa<br />
al collo ha una cassetta di medic<strong>in</strong>ali. Il militare li tocca tutti,<br />
ne legge il nome, il dosaggio, la provenienza: «È il Ghana che ci<br />
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