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«Ooh, piacere» e dice un nome che non capisco. «È impossibile,<br />
guarda è impossibile. Ho fatto tanti anni di Africa, ma questo è un<br />
paese maledetto. Maledetto.» In questi <strong>in</strong>contri si stabilisce subito<br />
un senso d’<strong>in</strong>tesa che accomuna gli occidentali <strong>in</strong> Africa. Si sa già<br />
di cosa parlare e cosa dire. Ovviamente crede che la pensi come<br />
lui. Ha un forte accento veneto: «Stiamo facendo una diga e la<br />
strada, ma questi non meritano niente. Niente bisogna dargli», e si<br />
accende un’altra sigaretta. Non vanno a Ouagadougou e mi sembrano<br />
davvero dispiaciuti di non potermi aiutare: «Ma se ti serve<br />
qualcosa... ». Arriva il grasso e si passa la mano nei capelli:<br />
«Rompono i coglioni perché ci sono quelli del Togo che fanno<br />
commercio e allora rompono i coglioni a tutti. Ce l’hanno su con<br />
la birra!», dice al suo amico.<br />
«È un italiano.»<br />
«Ah, piacere. Sono dei selvaggi. La vedi quella là?», e <strong>in</strong>dica<br />
una ragazza alta, vestita elegantemente, appoggiata al Toyota metallizzato:<br />
«Quella troia là è un anno e mezzo che sta con me e ancora<br />
rompe i coglioni».<br />
«Dai, lascia stare. Devi anche rispettarla un po’» dice il veneto<br />
guardandomi come per dire: «Lui esagera», ma non <strong>in</strong>siste più di<br />
tanto.<br />
«Tagliargli la gola, ecco cosa bisogna fare. Quello là», e <strong>in</strong>dica<br />
il doganiere, «lo vedi? Aspetta che gli molli 5000 CFA, altro che<br />
tutti i suoi discorsi sui controlli giusti, sulla legge!». Ha una voce<br />
strascicata, come da ubriaco, e gli occhi lucidi un po’ persi nel<br />
vuoto.<br />
La gente del pulm<strong>in</strong>o si è seduta sul muretto di cemento mentre<br />
il vieu si agita con i suoi documenti per fare fretta al doganiere<br />
che con la pila <strong>in</strong> mano controlla le dichiarazioni. Mancano dieci<br />
m<strong>in</strong>uti alle sette e tutti aspettano il verdetto. La penombra che avvolge<br />
il posto di dogana lo rende ancora più spettrale e tetro, o<br />
forse è solo la negazione della nostra abitud<strong>in</strong>e a illum<strong>in</strong>are tutto.<br />
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