Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University
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Riflessioni<br />
sul Trattato di Lisbona<br />
L’attuale crisi internazionale rappresenta, con tutta evidenza,<br />
una cartina di tornasole delle debolezze europee,<br />
occidentali in generale, nell’affrontare le<br />
difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti. La crisi, generata<br />
dai ‘miti’ - rivelatisi estremamente negativi - di un mercato<br />
in grado di auto-riformarsi e di una finanza fondata su processi<br />
e su strumenti completamente distaccati dall’economia<br />
reale, ha colto di sorpresa l’occidente, pur avendo origini<br />
chiare negli Stati Uniti.<br />
Gli Stati Uniti e l’Europa stanno reagendo con grande lentezza<br />
alla crisi, in termini di comprensione del fenomeno e<br />
dell’adozione di strumenti per l’aggiustamento delle finanze<br />
pubbliche e per la crescita e lo sviluppo. Ciò, a ben guardare,<br />
rischia di incrementare il fossato fra l’occidente e il<br />
resto del mondo, lasciando la nostra parte del mondo in<br />
balìa del mare periglioso di una globalizzazione non governata<br />
politicamente, nel cambiamento radicale degli equilibri<br />
di forza globali. La tappa del trattato di Lisbona ha certamente<br />
rappresentato uno spartiacque fra la ‘vecchia’ Europa<br />
ed un approccio adatto, si dice, a reggere la globalizzazione,<br />
i processi del cambiamento globale che hanno cambiato e<br />
stanno cambiando profondamente il mondo.<br />
È veramente così ?<br />
Queste mie riflessioni ‘critiche’ partono dall’attualità e, in<br />
particolare, da due elementi:<br />
- l’affermarsi sulla scena del mondo di nuovi player globali;<br />
- le difficoltà del “sistema Europa”.<br />
L’Europa, a ben guardare, sembra aver smarrito la ‘passione’<br />
degli inizi, di quando i ‘fondatori’ diedero il via al<br />
grande progetto europeo per un mondo di pace. Se è vero,<br />
come è vero, che l’Europa ha rappresentato una concreta<br />
speranza per la pace (pur avendo avuto al suo interno pericolosi<br />
focolai di violenza e di conflitto, come i Balcani, non<br />
Vincenzo Scotti - Presidente <strong>Link</strong> <strong>Campus</strong> <strong>University</strong><br />
europa link journal 1/<strong>2012</strong><br />
ancora del tutto spenti) essa sta mostrando limiti evidenti<br />
che, sempre più, vengono sottolineati dal fatto che l’Europa<br />
fatica ad affermarsi come ‘soggetto globale’ apparendo<br />
come la sommatoria di sovranità statuali e non invece come<br />
una realtà davvero federale in grado di esprimere la propria<br />
voce e di contribuire a decidere - a livello globale - negli ambiti<br />
politici, diplomatici, economici, finanziari.<br />
L’Europa appare piuttosto come un ‘problema’ agli occhi<br />
di un mondo che non aspetta le nostre lentezze ma che, al<br />
contrario, cavalca la crisi con decisione e con tassi di crescita<br />
che, pur nelle difficoltà, sono decisamente importanti.<br />
L’Europa resta appesa al suo passato, incapace di decidere<br />
e prigioniera del suo stesso allargamento, di fatto ingovernabile.<br />
L’Europa, per scelta strategica, ha cercato negli ultimi<br />
decenni un allargamento a nord e ad est ma, con<br />
grande miopia, ha trascurato il Mediterraneo, lasciando per<br />
troppo tempo il mare nostrum in balìa di regimi oppressivi<br />
con i quali non si sono fatti i conti politicamente e che, alla<br />
prova della storia, hanno mostrato le loro contraddizioni<br />
sotto la forte richiesta di giustizia e di libertà da parte delle<br />
popolazioni, mietendo violenze e provocando vittime come<br />
si vede ancora oggi nella evoluzione di ‘situazioni paese’<br />
particolarmente delicate.<br />
Prima il partenariato euro-mediterraneo siglato a Barcellona<br />
e poi l’Unione per il Mediterraneo non sono stati in grado<br />
di configurare il senso strategico di un rapporto necessario<br />
fra Europa e Mediterraneo.<br />
Un elemento secondo me fondamentale per costruire una<br />
solida ed efficace partnership euro-mediterranea è quello<br />
della formazione: la nostra Università, insieme ad EMUNI<br />
(l’Università euro-mediterranea), ha colto tale sfida e, da<br />
tempo, lavora per costruire un network di alto livello fra Atenei;<br />
ciò non solo dal punto di vista dell’offerta formativa e