Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University
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“... dimostraste che la Patria non era morta. Anzi, con la vostra decisione,<br />
ne riaffermaste l’esistenza. Su queste fondamenta risorse l’Italia!<br />
I combattenti dell’isola dimenticata<br />
L’importanza della memoria<br />
come radice dell’identità europea<br />
Lo scorso 17 <strong>marzo</strong> il Presidente della Repubblica,<br />
Giorgio Napolitano, parlando davanti alle Camere riunite<br />
ha aperto la solenne celebrazione per i 150 anni<br />
dell’Unità d’Italia, ripercorrendo brevemente la storia della<br />
nostra giovane democrazia. Si è soffermato sul Risorgimento,<br />
ma anche sul periodo della seconda guerra mondiale e della<br />
Resistenza, indicandola come momento fondante sia della<br />
nuova Repubblica Italiana, che del percorso che nel giro di<br />
pochi anni avrebbe portato alla creazione della Comunità Europea.<br />
Nel 1944 venne fondato clandestinamente a Milano il<br />
Movimento federalista europeo, che sotto la spinta di Altiero<br />
Spinelli strinse contatti con gruppi di resistenti in varie nazioni<br />
d’Europa occupate dai nazisti, e iniziò la formazione politica<br />
di personaggi come Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e<br />
Robert Schuman. Questi ultimi, tutti cattolici, oppositori del<br />
totalitarismo e convinti europeisti, nel secondo dopoguerra si<br />
fecero promotori della creazione di una nuova Europa che<br />
fosse in grado di superare le fratture e gli odi di un conflitto<br />
Andrea Villa, <strong>Link</strong> <strong>Campus</strong> <strong>University</strong><br />
europa link journal 1/<strong>2012</strong><br />
che l’aveva prostrata. Nonostante la centralità di tale periodo<br />
per la storia contemporanea va purtroppo evidenziata la persistenza<br />
di lacune e dimenticanze nella memoria collettiva e<br />
nella ricerca storiografica. In particolare a lungo è stato dimenticato<br />
il contributo di tanti militari italiani che, mantenendo<br />
fede al giuramento prestato, rifiutarono di arrendersi<br />
ai nazisti e morirono combattendo, non soltanto in Italia ma<br />
anche nei Balcani, in Corsica, nelle isole dell’Egeo e in altre<br />
località lontane presidiate dalle nostre truppe.<br />
Nel 2001 l’allora Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, si<br />
recò a Cefalonia per rendere omaggio alla Divisione Acqui e<br />
ne celebrò il sacrificio con queste parole: «dimostraste che la Patria<br />
non era morta. Anzi, con la vostra decisione, ne riaffermaste l’esistenza.<br />
Su queste fondamenta risorse l’Italia».<br />
Eppure diverse pagine di questa storia sono finite nel dimenticatoio<br />
e rimangono pressoché sconosciute ai più, a cominciare<br />
dalle vicende del presidio italiano sull’isola di Lero dove<br />
si verificò uno dei primi episodi di resistenza militare ai tedeschi<br />
e dove, per la prima volta, le truppe italiane e britanniche<br />
iniziarono a collaborare.<br />
Lero, isola dalle alte coste frastagliate che si trova di fronte<br />
alla Turchia, apparteneva all’Italia dal tempo della guerra italoturca<br />
del 1912 ed era stata annessa direttamente al Regno.<br />
Sfruttandone le insenature, simili a laghi circondati da alture,<br />
Mussolini aveva deciso di stabilirvi la più importante base aeronavale<br />
del Mediterraneo Orientale.<br />
Nella baia di Lakki, sulla costa occidentale, vennero create ex<br />
novo istallazioni in grado di ospitare idrovolanti e sommergibili<br />
e una città dotata di palazzine, torri civiche, un teatro e un palazzetto<br />
dello sport progettati dagli architetti Petracco e Bernabiti,<br />
secondo i canoni del Razionalismo. Nell’estate 1943 la<br />
base era presidiata da circa ottomila soldati italiani, tra ma