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Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University

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link journal 1/<strong>2012</strong> globalizzazione<br />

IL CALENDARIO DI UN FORMIDABILE 2011<br />

Tutto parte, almeno in termini di avvenimenti, perché<br />

le ragioni affondano le radici assai più indietro, il 17<br />

Dicembre 2010, quando Mohammed Bouazizi si dà<br />

fuoco davanti al Municipio di Sidi Bouzid, nel cuore della<br />

Tunisia. La polizia gli aveva sequestrato il banco di frutta e<br />

verdura, sostenendo che non avesse la licenza per vendere.<br />

Il giovane aveva protestato ed era stato picchiato, tanto da<br />

dover essere portato in ospedale.<br />

Da quel fuoco, di fatto, parte un incendio che nessuno ha<br />

ancora spento.<br />

A guardarlo da vicino è un calendario sorprendente per la<br />

dimensione degli avvenimenti e la portata delle conseguenze<br />

politiche e istituzionali, che faranno del 2011 un<br />

anno che rimarrà nella storia del nuovo secolo, speriamo<br />

anche per aver trasformato l’inverno (la stagione vera dell’avvio<br />

di tutto) in una ‘Primavera’:<br />

- In Tunisia, dunque, già dal 18 Dicembre 2010, giovani<br />

laureati, studenti senza futuro e poi via via altri settori<br />

di èlite intellettuale e di popolo inondano le piazze della<br />

Capitale. Appena 28 giorni dopo, Ben Ali, il presidente -<br />

padrone per 24 anni della Tunisia - si dimette e ripara in<br />

Arabia Saudita.<br />

- Ancora meno tempo, solo 17 giorni dalla partenza<br />

del movimento il 25 <strong>Gennaio</strong> a Piazza Tahrir, ci mettono<br />

gli Egiziani a dare una spallata definitiva al Faraone Hosni<br />

Mubarak, 30 anni esatti di potere, chiusi formalmente l’11<br />

Febbraio.<br />

- Serve la Nato a dare una mano ai Libici inferociti<br />

contro Gheddafi che ha fatto sparare sulla folla a Bengasi<br />

il 17 febbraio, mentre si manifesta per l’arresto di un militante<br />

per i diritti civili. Ma alla fine, il 20 Ottobre, dopo 42<br />

anni di potere assoluto il Raìs viene catturato e ucciso.<br />

- Contemporaneamente il 14 febbraio l’opposizione<br />

yemenita prende coraggio e lancia la sua sfida ai 33 anni di<br />

potere ininterrotto di Ali Abdhalla Saleh. Il 23 novembre,<br />

dopo molti morti, spaccature nell’esercito, un attentato al<br />

Palazzo presidenziale dove rimane gravemente ferito, Saleh<br />

si dimette a conclusione di una lunga mediazione gestita<br />

dall’Arabia Saudita.<br />

- In altri Paesi, tra cui Bahrein, Algeria, lo stesso<br />

Iran, si sviluppano nello stesso periodo manifestazioni e<br />

proteste, alcune come in Bahrein represse nel sangue o<br />

sostanzialmente tenute sotto controllo, come in Algeria, dall’Esercito<br />

che governa direttamente il Paese.<br />

- In Siria, intanto, dopo l’uso di carri armati, 3500<br />

morti e la molto timida reazione occidentale, si è ancora,<br />

drammaticamente in attesa di un punto di svolta.<br />

- Dall’esempio arabo, prende le mosse il 15 Maggio<br />

con l’occupazione della Puerta del Sol a Madrid, il movimento<br />

degli indignados in Spagna. Ai colpi di una crisi economica<br />

e finanziaria che sconquassa l’Europa e rende molto<br />

incerto il futuro (a causa della quale già dal 2008 anche<br />

Atene è attraversata da moti di protesta che sconfinano nella<br />

ribellione aperta ai tagli imposti dall’Unione Europea e dalle<br />

banche creditrici), si unisce la rabbia per il fallimento dell’esperienza<br />

di governo socialista. “Nessuno sconto a chi<br />

governa, nessuno ci rappresenta” è il messaggio del movimento.<br />

- Londra, Berlino, Roma e molte altre Capitali del<br />

Vecchio Continente si riempiono di manifestanti, in un<br />

susseguirsi di azioni di protesta che si influenzano vicendevolmente,<br />

si scambiano ‘pratiche’ sul Web, si autoconvocano<br />

“perché non vogliamo pagare debiti che non abbiamo fatto”.<br />

- Nella Capitale della finanza mondiale, a New York,<br />

ci si prepara per mesi prima della data simbolo del 17 settembre<br />

in cui, come abbiamo visto, viene occupato Zuccotti<br />

Park. La crisi finanziaria americana esplosa nel 2008, ha<br />

visto il Governo e Obama, che certo molti partecipanti ad<br />

“Occupy Wall Street” hanno votato, intervenire rifinanziando<br />

le banche. OWS non è d’accordo. Dice che i soldi andrebbero<br />

dati alle famiglie, a chi non riesce a pagare il mutuo o<br />

gli interessi sulle carte di credito.<br />

Non si fa illusioni su obiettivi intermedi raggiungibili a<br />

breve. Guarda alla Primavera Araba ma sa che non ci sono<br />

spallate possibili in America.<br />

Parte e si consolida, allora, un’esperienza nuova, che pratica<br />

l’obiettivo, stabilisce sistemi di solidarietà interna che si<br />

vivono direttamente in piazza, organizza mense e librerie e<br />

soprattutto, anche pagando lo scotto di commissioni e assemblee<br />

che durano giorni, lancia il suo messaggio più radicale<br />

per un movimento, per la politica, per la società:<br />

Occupy Wall Street è ‘leaderless’! E con coerenza protestante<br />

non solo non si delega a leader, ma non ci sono<br />

neanche ‘portavoce’. L’Assemblea Generale non decide a<br />

maggioranza ma continua a discutere, deve puntare a decidere<br />

alla quasi unanimità. OWS è apartitica, aconfessionale,<br />

ci sono tutti i colors… E’ l’espressione “del 99% della<br />

popolazione contro l’1% ricco che esercita il potere”.<br />

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