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Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University

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62 globalizzazione link journal 1/<strong>2012</strong><br />

Edgar Morin<br />

“La cultura,<br />

ormai, non solo<br />

è frammentata<br />

in parti staccate,<br />

ma anche<br />

spezzata<br />

in due blocchi”<br />

occidentale e la conseguente diffusione pervasiva<br />

delle tecnologie web fu il momento fondante della<br />

globalizzazione.<br />

L’investimento USA, nato per migliorare la pubblica<br />

amministrazione, si trasformò in un progetto<br />

politico con l’obiettivo di far recuperare agli Stati<br />

Uniti la leadership tecnologica e finanziaria. Così,<br />

nelle università americane, si susseguirono scoperte<br />

e furono attratti cervelli, brevetti e innovazioni che<br />

hanno consentito che oggi, nel mondo, siano attivi<br />

oltre 5 miliardi di cellulari, quasi sette miliardi di connessioni<br />

telefoniche, oltre 2 miliardi di utenti internet.<br />

Inoltre, quasi 6 miliardi di foto vengono caricate<br />

ogni mese su Facebook e 375 miliardi di foto vengono<br />

scattate ogni anno a mappare la Terra, infine<br />

oltre 10 miliardi di SMS e 294 miliardi di e-mail<br />

vengono inviati ogni giorno. Google, la più grande<br />

azienda web al mondo, dal canto suo, ha 500.000<br />

server a cui si connette oltre un miliardo di utenti al<br />

giorno per fare decine di miliardi di ricerche.<br />

Eppure, tale complessità del mondo è vissuta più<br />

come un sistema caotico sfuggito al controllo, di cui<br />

non si conoscono le leggi, né il progetto, lo scopo o<br />

le finalità; tantomeno si ha un libretto di istruzioni<br />

che consenta di assemblare i pezzi di un mondo che<br />

sembra un insieme disarticolato e disarmonico di<br />

parti cangianti che non ambiscono a stare insieme.<br />

La mia opinione è che abbiamo necessità di trasformare<br />

il processo di globalizzazione in un progetto di globalizzazione<br />

definendone, appunto, lo scopo e le<br />

leggi che devono regolarlo e scrivendo in un libretto<br />

di istruzioni il modo per tenere insieme tutti i pezzi<br />

ora sparsi su un pavimento virtuale.<br />

Il G20 e le diverse aggregazioni locali di Stati nazionali<br />

(Unione Europea, Unasur, ecc) sono ancora<br />

timidi tentativi di raggiungere non<br />

una riduzione della complessità<br />

del mondo, perché ciò non<br />

potrebbe più essere, ma semplicemente<br />

per restituirle di nuovo una<br />

sua ragione.<br />

La complessità di una Ferrari è incommensurabilmente<br />

superiore a<br />

quella di una Cinquecento, ma è<br />

comprensibile, ha una sua forma<br />

definita, perché ha lo scopo di<br />

correre a 400 Km orari e vincere<br />

la Formula Uno. Dobbiamo dare senso ai nuovi<br />

complessi sistemi umani per trasformarli in una Ferrari.<br />

Questo che ho scritto è qualcosa in meno e qualcosa<br />

in più di una teoria; qualcosa in meno perché lo<br />

spazio è troppo poco per un’appropriata formalizzazione,<br />

qualcosa in più perché è parte del lavoro<br />

quotidiano della <strong>Link</strong> <strong>Campus</strong> <strong>University</strong> dove<br />

proviamo a rafforzare nei nostri studenti la<br />

percezione dei processi globali perché come Edgar<br />

Morin sostiene: ‘la cultura, ormai, non solo è frammentata<br />

in parti staccate, ma anche spezzata in due blocchi’: da una<br />

parte, la cultura umanistica che affronta la riflessione<br />

sui fondamentali problemi umani, stimola la riflessione<br />

sul sapere e favorisce l’integrazione personale<br />

delle conoscenze, dall’altra, la cultura scientifica che<br />

“separa i campi della conoscenza, suscita straordinarie scoperte,<br />

geniali teorie, ma non una riflessione sul destino umano<br />

e sul divenire della scienza stessa”. E ancora, l’indebolimento<br />

di una percezione globale conduce all’indebolimento<br />

del senso della responsabilità, poiché<br />

ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio<br />

compito specializzato, così come all’indebolimento<br />

della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il<br />

legame con la propria città: “la conoscenza tecnica è riservata<br />

agli esperti” e “mentre l’esperto perde la capacità di<br />

concepire il globale e il fondamentale, il cittadino perde il diritto<br />

alla conoscenza!”.<br />

Diceva Einstein: “Tutti sanno che una cosa è impossibile<br />

da realizzare, finché arriva uno che non lo sa e la inventa.”<br />

Speriamo che le prossime generazioni di giovani non<br />

si dibattano come noi nel tentativo di comprendere<br />

la complessità della globalizzazione ma semplicemente<br />

la inglobino. Prepariamo leaders per un<br />

mondo che evolve non per uno che semplicemente<br />

cambia.

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