Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University
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link journal 1/<strong>2012</strong> internazionale<br />
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Lo scenario mondiale tra globalizzazione e frantumazione<br />
necessita di una diversa interpretazione della<br />
convivenza nella città europea.<br />
Lo scenario mondiale è contrassegnato da profondi e rapidi<br />
processi di globalizzazione e frantumazione le cui conseguenze<br />
presentano un’incognita sull’assetto futuro dell’umanità.<br />
Siamo spettatori di una crisi epocale dell’economia<br />
mondiale, dell’ecologia mondiale e della politica mondiale<br />
che, unite alla mancanza di una visione completa per prevedere<br />
e progettare scenari di composizione sociale, suscita<br />
preoccupazioni profonde perché non consente di far fronte<br />
a diversi macroproblemi: l’interdipendenza economica globale,<br />
la diffusione delle nuove tecnologie info-telematiche,<br />
le questioni dell’urbanizzazione, quelle del nomadismo e<br />
quindi della città sempre più multietnica e multiculturale.<br />
Tutto ciò ha creato un problema senza precedenti: un universo<br />
globalmente costituito dal convergere di popoli, religioni,<br />
culture diversissime e uno spazio globale governato<br />
sempre dalle stesse leggi economiche, dagli stessi meccanismi<br />
e dagli stessi ritmi.<br />
Ma a questo spazio globale, come fa osservare Corrado Beguinot<br />
da diversi anni nelle sue approfondite pubblicazioni,<br />
non corrisponde una comunità globale, con le gravi conseguenze<br />
del disagio urbano e dell’insicurezza crescente. La realtà<br />
di oggi fa emergere l’esistenza di un sesto continente<br />
formato da uomini e donne che solcano i mari e gli oceani<br />
lasciando la loro terra in cerca del miglior vivere, in cerca di<br />
un po’ di dignità.<br />
Questo fenomeno è sicuramente la conseguenza di grandi<br />
squilibri a livello mondiale non solo in termini di ricchezza<br />
ma anche di assenza di democrazia e di diritti che la globalizzazione<br />
accelera e, in alcuni casi, esaspera: l’80% della po-<br />
Stefania Lazzari Celli - <strong>Link</strong> <strong>Campus</strong> <strong>University</strong><br />
Un nuovo<br />
umanesimo<br />
per la futura città<br />
interetnica<br />
polazione del mondo consuma il 20% delle risorse e il restante<br />
20% - da solo - consuma l’80% delle risorse: questa<br />
differenza abissale mette in moto un meccanismo di crisi<br />
profonda delle popolazioni indigenti alla ricerca della sopravvivenza<br />
e della difesa dalla morte per fame e sete generando<br />
un fenomeno migratorio di proporzioni enormi.<br />
Questo mutamento profondo, osserva sempre Beguinot,<br />
porterà come conseguenza al fenomeno del meticciato; fenomeno<br />
che per alcuni rappresenta una risorsa mentre per<br />
altri costituisce un problema: di conflittualità, di disagio urbano,<br />
di forme deteriori della vita associata - tra cui il terrorismo<br />
e l’esasperazione delle differenze o il non rispetto delle<br />
differenze, di immigrazione accolta come emarginazione,<br />
come ghettizzazione.<br />
La città europea è stata sempre una città cosmopolita ma in<br />
passato lo è stata soprattutto nella sua classe dirigente: dai<br />
banchieri, ai produttori, agli scienziati, ai ricercatori. Oggi il<br />
fenomeno non è più questo; è, invece, quello della presenza<br />
di persone che cercano un lavoro, una speranza di vita e che<br />
sono colpiti dalle forme di benessere, spesso fittizio, che i<br />
mezzi di comunicazione di massa trasmettono e trasferiscono<br />
nei loro Paesi.<br />
Un problema terribilmente più complesso di quello del dialogo<br />
tra i popoli che vivono lontani: questa volta si tratta<br />
della convivenza di uomini che sono nello stesso palazzo,<br />
nello stesso quartiere, nella stessa piazza.<br />
I mutamenti sociali conseguenti ai grandi movimenti migratori<br />
dal sud verso il nord del mondo stanno - di fatto - cambiando<br />
le grandi città europee, all’interno delle quali si<br />
trovano a convivere cittadini di differenti etnie, culture e religioni.<br />
E questo pone il problema di come organizzare -<br />
nella città dei diversi - una coesistenza civile nel rispetto delle