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Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University

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link journal 1/<strong>2012</strong> anno accademico 2011/<strong>2012</strong><br />

Prolusione del Prof. Adriano De Maio<br />

“L’Università<br />

di fronte alle sfide<br />

del cambiamento”<br />

Signor Presidente del Senato della Repubblica,<br />

Magnifici Rettori, colleghi, Autorità, cari Studenti, Signore e Signori,<br />

per me è stato un piacere quando il Presidente Vincenzo<br />

Scotti mi ha proposto di svolgere questa breve prolusione.<br />

Non temete, non sarà una lezione accademica. Si tratterà, invece,<br />

di alcuni stimoli e di alcuni spunti, così come mi è stato<br />

richiesto, che io mi accingo a porgervi. Avete sentito dire le<br />

ragioni per cui mi è piaciuto venire qui dalle parole del Presidente<br />

Scotti. Come si può non essere veramente felici dal profondo<br />

di poter parlare e poter dedicare alcune parole di<br />

introduzione a questa inaugurazione dell’anno accademico?<br />

Molto probabilmente sono stato chiamato anche per la mia<br />

lunga presenza nell’ambito accademico. Quando l’università<br />

funzionava meglio, si poteva diventare rettori giovani e soprattutto<br />

professori universitari giovani. Se riferisco adesso ai<br />

miei giovani colleghi quando sono diventato professore, si<br />

stupiscono, ma non ero un’eccezione. Non ero neppure la regola,<br />

ma ero tutt’altro che un’eccezione. Sono diventato professore<br />

a ventotto anni. Ho avuto poi un po’ di anni di<br />

rettorato, prima al Politecnico di Milano, poi alla LUISS e al<br />

CNR, quindi probabilmente per questa mia lunga carriera<br />

sono stato invitato a spendere alcune parole ispirate a un titolo.<br />

Il titolo era “L’università di fronte alle sfide del cambiamento”.<br />

Mi sono riproposto di partire da quali sono le sfide<br />

di cambiamento che dobbiamo esaminare.<br />

Ce ne sono tantissime, ma io dovevo scegliere quali sono, a<br />

mio avviso, quelle prioritarie su cui puntare l’attenzione per<br />

parlare di università e del ruolo dell’università. Ne ho scelte<br />

tre che, a mio avviso, sono le più rilevanti.<br />

In primo luogo, vi è l’accentuata mobilità. Noi abbiamo assistito<br />

in questi ultimi anni a una riduzione forte e drammatica<br />

delle barriere alla mobilità, non soltanto all’informazione, non<br />

soltanto alla ricerca - quelle ci sono sempre state - non sol-<br />

tanto all’aspetto finanziario, che si è accentuato e i cui effetti<br />

vediamo adesso in senso negativo, ma anche alle persone, alle<br />

attività produttive e alle aziende. Se questa mobilità si è diffusa,<br />

bisogna svolgere una riflessione. Soltanto una cosa è rimasta<br />

ferma: il territorio. L’Italia non si può muovere e<br />

nemmeno la Lombardia, l’Europa, Roma, il Lazio, ragion per<br />

cui il problema diventa come trattenere le risorse migliori e<br />

come attrarre da altri territori le risorse migliori. Io penso che<br />

per una persona che ha l’autorità e la responsabilità di governare<br />

un territorio questo debba essere tra i punti fondamentali<br />

della sua attività e la missione forse principale del suo governo.<br />

Senza le risorse più importanti un territorio declina<br />

inesorabilmente.<br />

La seconda sfida del cambiamento è l’aumento della complessità<br />

dei problemi che devono essere affrontati. Un tempo era<br />

molto più semplice e più banale farlo. Da un punto di vista<br />

più basso, quello delle tecnologie, c’era una tecnologia dominante<br />

per ogni prodotto, mentre adesso ciò non è più vero.<br />

In termini di connessioni fra aspetti tecnologici, scientifici,<br />

sociali, economici e giuridici ci sono una miscela e un mix di<br />

competenze e di complessità estremamente importanti.<br />

Quando mi hanno insegnato, molti anni fa, la differenza fra<br />

complicato e complesso, che noi talvolta usiamo come sinonimi,<br />

ciò mi è parso chiaro. Complicato è cum plica, “con la<br />

piega”. Un problema complicato, se lo si risolve, è spiegato e,<br />

quindi, occorre l’analisi specifica per tirar via un piegolino alla<br />

volta. Il complesso, viceversa, è un’intersezione, secondo il<br />

Prof. Adriano De Maio - Già Magnifico Rettore del Politecnico di Milano e dell’Università LUISS Guido Carli.<br />

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