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Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University

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26 europa link journal 1/<strong>2012</strong><br />

limite massimo tollerabile del rapporto debito<br />

pubblico/Pil, sarebbe stato più logico,<br />

più credibile, che i titoli rappresentativi il<br />

debito pubblico di ciascuna nazione, fino<br />

al concorso per l’appunto del 60% in relazione<br />

al proprio Pil, fossero stati solidali,<br />

cioè garantiti da tutti i Paesi membri. Una<br />

sorta di Eurobond iniziale, titoli con il bollino<br />

blu di garanzia europea, uno zoccolo<br />

comune di debito pubblico, mentre l’eccedenza<br />

del 60% di ciascun Stato, sarebbe<br />

stato gestito autonomamente con precise<br />

e rigide regole. Certo da questa decisione<br />

ne avrebbero tutti tratto un vantaggio in<br />

termini di tassi più bassi, tranne naturalmente<br />

Germania e forse i virtuosi Lussemburgo,<br />

Finlandia ed ora Estonia,<br />

ritrovandosi a garantire in solido un monte<br />

titoli a tassi medi sicuramente più alti dei<br />

propri. Sarebbe stato un messaggio fortissimo<br />

al mondo e ai mercati finanziari sulla<br />

solidità e credibilità del progetto europeo.<br />

E non ognuno per sé e Dio per tutti come<br />

ora avviene, anche perché il risultato di<br />

questa mancata realizzazione è la creazione<br />

tardiva di strumenti come i vari<br />

Fondi Salva Stati, i cui esiti e costi sono ora<br />

molto più onerosi e incerti rispetto all’ipotesi<br />

sopra esposta. E poi che significato<br />

hanno questi Fondi Salva Stati? Infatti<br />

questi strumenti sono alimentati quota<br />

parte da tutti, Italia compresa, con la liquidità<br />

proveniente da emissioni di titoli pubblici.<br />

Praticamente si contraggono ulteriori debiti<br />

aumentando ancora di più le entità dei<br />

debiti pubblici per finanziare un fondo per<br />

comprare i titoli pubblici di Paesi in difficoltà.<br />

Un cortocircuito, una catena di<br />

S.Antonio in cui si fanno debiti per comprare<br />

altri debiti, drenando ulteriore liquidità,<br />

linfa vitale a supporto del sistema<br />

creditizio di Eurolandia. Ma chi le pensa<br />

queste cose? Non farebbero prima a stampare<br />

cartamoneta? Perché il problema è<br />

proprio questo. La Banca Centrale Europea<br />

è l’unica Banca Centrale al mondo a<br />

non avere il ruolo di prestatore di ultima<br />

istanza, cioè non contempla nei suoi regolamenti<br />

la possibilità di essere l’ultimo soggetto<br />

disposto, in caso di necessità di<br />

finanziamento di uno Stato, a mettere<br />

mano al portafoglio, creando per l’appunto<br />

cartamoneta. Lo erano tutte le Banche<br />

Centrali Nazionali dei Paesi pre-euro,<br />

Banca d’Italia compresa, e non si capisce<br />

come la fobia tedesca sulle paure inflattive<br />

e sul contenimento della base monetaria<br />

abbia avuto la meglio. Ma ci siamo mai<br />

chiesti perché è avvenuto tutto questo?<br />

Tutto è scaturito da una intesa, da un ‘baratto’<br />

fra la Francia di Mitterand e la Germania<br />

di Kohl dopo la caduta del Muro di<br />

Berlino. La Francia disponibile al nullaosta<br />

per la riunificazione in cambio di una forte<br />

integrazione economica anche monetaria.<br />

Il marco stava alla Germania come la<br />

bomba atomica nell’armamento militare<br />

francese.<br />

Questa è la ragione perché è sempre esistito<br />

un direttorio di fatto franco-tedesco<br />

sulla conduzione delle problematiche relative<br />

alla moneta unica, che ha sovrastato<br />

in ogni occasione le condivise istituzioni<br />

europee preposte, lasciando spazi decisionali<br />

sempre più ridotti, se non nulli, agli<br />

altri Paesi. Speranze per il futuro? Solo se<br />

si riuscirà finalmente a ‘piegare’ le arroganze<br />

teutoniche e riscrivere le regole per<br />

il mantenimento della moneta unica, unitamente<br />

alla ridefinizione dei compiti e<br />

delle mansioni della Banca Centrale con<br />

parametri più vicini alla realtà delle economie<br />

di tutti i Paesi, l’eurozona riconquisterà<br />

il grande ruolo che ci era stato<br />

promesso ed a cui abbiamo sempre fortemente<br />

creduto.<br />

In alternativa i Paesi ‘periferici’, con l’Italia<br />

in testa, continueranno a rincorrere sempre<br />

con più ampia difficoltà i dettami di<br />

Maastricht, ‘sparametrando’ eternamente<br />

gli unici numeri che oggi formalmente legano<br />

l’Europa.

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