Gennaio-marzo 2012 - Link Campus University
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Africa<br />
Il millennio urbano<br />
dei popoli africani<br />
Il 39% degli africani vive nelle città e 54 di queste superano il milione di abitanti. Nel 2030 sarà oltre il 50%.<br />
Il Continente africano è, rispetto all’estensione,<br />
un territorio che offre ancora ampi<br />
spazi per futuri insediamenti. I calcoli proiettici<br />
indicano che nel 2050 la popolazione africana<br />
raggiungerà 1miliardo e 850 milioni di<br />
abitanti. Ma quali sono, oggi, le tendenze di mobilità<br />
all’interno delle singole nazioni? I dati rilevano<br />
una costante, e in molti casi forte,<br />
emigrazione che si registra dalle campagne alle<br />
città. Ciò lascia presagire che nel prossimo futuro<br />
l’inurbazione e la crescita della popolazione<br />
andranno di pari passo. L’odierna analisi<br />
rileva che le moderne città africane si sono sviluppate<br />
su preesistenti insediamenti coloniali<br />
generando all’interno dei centri urbani una<br />
commistione di stili, anche architettonici, che<br />
danno vita ad una ‘africanizzazione’ di un tessuto<br />
urbano che in epoca coloniale si è sempre<br />
cercato di evitare. La paura di eventuali rivolte<br />
favoriva una emigrazione stagionale e non la<br />
stanzialità delle persone.<br />
L’attuale fenomeno migratorio verso le città,<br />
non potendo più essere impedito, porta con sé<br />
le tensioni che tutt’ora sussistono tra zone rurali<br />
e zone urbane, provocando, non di rado, fenomeni<br />
di rivolta se non favorendo, in alcuni casi,<br />
veri e propri colpi di Stato. L’urbanizzazione è<br />
un fenomeno irreversibile ma al momento le<br />
strutture sociali, sanitare e amministrative di<br />
gran parte degli Stati non sono in grado di favorire<br />
una integrazione tranquilla e programmata.<br />
Quella che noi nel nostro continente<br />
abbiamo definito ‘la fuga dalle campagne’ racchiude<br />
in se, anche per l’Africa, la motivazione<br />
della migrazione: la povertà. I nuovi cittadini<br />
non sono più pendolari ma sono divenuti stanziali<br />
senza, nella maggior parte dei casi, aver<br />
rotto i legami con la campagna d’origine, con<br />
la quale mantengono un forte legame tradizionale<br />
e di supporto economico. Ciò, però, genera<br />
l’impoverimento umano delle campagne<br />
con la conseguente perdita della forza lavoro.<br />
In molti casi il ricongiungimento dei nuclei familiari<br />
fa il resto. Ma questo inurbamento non<br />
Osservatorio Africa - <strong>Link</strong> <strong>Campus</strong> <strong>University</strong><br />
internazionale link journal 1/<strong>2012</strong><br />
La maggior parte delle capitali africane<br />
si sviluppa nelle sedi delle vecchie città portuali di<br />
epoca coloniale. Alcuni Paesi hanno iniziato<br />
la costruzione di nuove ‘capitali’ poste al centro<br />
del territorio nazionale: tra queste la Nigeria, la<br />
Tanzania e la Costa d’Avorio.<br />
Attualmente gli stati africani, compreso il Sud<br />
Sudan, sono 54, con una popolazione complessiva<br />
di oltre 980 milioni di abitanti.<br />
è facilitato da un piano urbani-stico razionale<br />
né da una programmazione amministrativa;<br />
molti di questi nuovi immigrati si collocano alla<br />
periferia delle città, dove coltivano micro appezzamenti<br />
per sopperire alla nuova povertà urbana<br />
generando insediamenti privi di qualsiasi struttura<br />
igienicio-sanitaria. Molti scappano dalle<br />
campagne per motivi ambientali e sanitari e alcuni<br />
di questi trasmettono le malattie contratte<br />
altrove, nelle nuove realtà urbane. La nuova urbanizzazione,<br />
quindi, ha due aspetti: il primo<br />
che permette una maggiore qualificazione e<br />
specializzazione, soprattutto tecnologica, a fasce<br />
della popolazione sempre più ampie favorendo<br />
una diversificazione dell’economia. Il secondo,<br />
non potendo tutti seguire la strada della qualificazione<br />
genera una forte disoccupazione urbana<br />
raggiungendo elevati livelli di degrado. L’emarginazione<br />
provoca il fenomeno dell’aggregazione<br />
‘etnica’ o ‘tribale’ e le periferie sono un<br />
mosaico di culture e tradizioni assai diverse. Nonostante<br />
questi aspetti preoccupanti, ma che<br />
rientrano in uno sviluppo economico non programmato,<br />
le città africane sono un continuo laboratorio<br />
in cui, grazie agli investimenti stranieri<br />
e alla realizzazione di infrastrutture, si offrono<br />
opportunità di lavoro crescenti.<br />
Questa crescita, anche per l’innalzamento della<br />
media scolastica, favorisce l’affermazione, seppur<br />
oggi minoritario, di un ceto economico<br />
emergente, definibile ‘ceto medio’, che opera<br />
nel commercio e nei servizi offrendo possibilità<br />
di lavoro ai nuovi arrivati. La prossima sfida sarà<br />
quella di stabilizzare il fenomeno migratorio eliminando<br />
la precarietà e offrendo la possibilità<br />
di integrare le tante forze che attendono di essere<br />
impiegate. L’Unione Europea e l’Unione<br />
Africana collaborano attivamente alla soluzione<br />
dei problemi con investimenti mirati, anche in<br />
infrastrutture, ma, ripetendosi una storia a noi<br />
conosciuta, i problemi potranno essere portati<br />
a soluzione con l’aiuto di tutti gli Stati e, soprattutto,<br />
attraverso lo studio e la ricerca del mondo<br />
accademico e intellettuale europeo...