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CULTURA COOPERATIVA<br />
RACCONTO dI COOPERAzIONE<br />
senza L’aereo<br />
raggiungo aLtre Vette<br />
di Piervittorio Ranalletti, socio della cooperativa Oltre<br />
Della Valle di Fiemme mi sono innamorato<br />
da bambino, quando mio<br />
padre portava me e i miei fratelli a fare<br />
gite in montagna. Il colpo d’occhio<br />
è impareggiabile: le abetaie creano<br />
profili di verde intenso sulla china<br />
<strong>delle</strong> montagne custodite dalle guglie<br />
dolomitiche. Un’emozione che mi<br />
manteneva caldo il cuore durante i<br />
grigi pomeriggi di studio a Milano,<br />
dove vivevo con la mia famiglia.<br />
Mi sono laureato in Ingegneria al<br />
Politecnico nel ’64 e ho trovato subito<br />
lavoro alla Salmoiraghi, azienda<br />
specializzata in avionica, poco dopo<br />
acquisita da Aeritalia, che è la più<br />
importante industria italiana nel<br />
campo aerospaziale, impegnata nella<br />
progettazione e costruzione di aerei<br />
civili, militari, satelliti e altri sistemi<br />
destinati all’esplorazione spaziale.<br />
Sono partito come ingegnere elettronico<br />
per un ufficio che si occupava<br />
di satelliti. Qualche anno dopo sono<br />
diventato responsabile della strumentazione<br />
ottica e poi direttore tecnico.<br />
Dagli aerei sono passato agli elicotteri,<br />
accettando una proposta come<br />
direttore tecnico della divisione sistemi<br />
all’Agusta. Erano gli anni in cui<br />
progettammo il prototipo A129<br />
Mangusta. Si trattò del primo elicottero<br />
d’attacco costruito interamente<br />
in Europa. Dopo la ristrutturazione<br />
divenni direttore della ricerca.<br />
Quando sono entrato eravamo 7mila<br />
dipendenti; quando l’ho lasciata<br />
10mila e oggi, con la crisi, sono rimasti<br />
5mila.<br />
Ho vissuto così 35 anni, sempre in<br />
giacca e cravatta. Ed ho avuto una<br />
naturale crisi di rigetto. E’ in questo<br />
contesto che ho deciso di cambiare<br />
rotta e sono passato da Milano<br />
a Carano, dove avevo acquistato un<br />
maso, in una località che opportunamente<br />
si chiama “Solaiolo”; nel 2000<br />
ho cominciato a viverci e dal 2003 ho<br />
preso la residenza. Non sono riuscito<br />
a convincere mia moglie a seguirmi<br />
stabilmente, perché è troppo inserita<br />
nella vita di Milano. E le mie figlie<br />
ormai sono grandi: Paola, la maggiore,<br />
è educatrice responsabile del reparto<br />
alcologia dell’Ospedale Crema a<br />
Rivolta d’Adda. Irene è direttore tecnico<br />
e allenatrice di alcune squadre di<br />
pallavolo in Brianza e la più giovane,<br />
Elena, fa l’architetto e vive a Parigi.<br />
Ma i miei quattro nipoti vengono<br />
a trovarmi molto volentieri. Anche<br />
a loro piacciono le corse nei prati, le<br />
casette di frasche e le gite sui monti.<br />
Trasferirsi è stato insieme l’avverarsi<br />
di un sogno e un passo durissimo. La<br />
vita qui è completamente differente:<br />
le possibilità dal punto di vista culturale<br />
e sociale, è vero, sono scarse.<br />
Ma l’automobile c’è apposta: quando<br />
c’è una mostra o un concerto in<br />
zona o mia moglie mi segnala una<br />
manifestazione interessante se posso<br />
non me la faccio sfuggire. Mi trattiene<br />
qui la possibilità di avere tempo<br />
34<br />
C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 5 4 - MA PA RG IG LI E O 2 0 1 0<br />
Illustrazione di<br />
Pierluigi Negriolli