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<strong>Porphyra</strong> Anno III, numero VII, Aprile 2006<br />
“L’ultima dinastia di Bisanzio: i Paleologi<br />
1259-1453”<br />
negoziazioni ecclesiastiche <strong>qui</strong> considerate. Nominato da<br />
Clemente VI nel 1345 vescovo di Smirne, con questo titolo si<br />
recò poi a Costantinopoli, dove il 17 aprile 1366 ricevette il<br />
titolo di patriarca di Costantinopoli, conferitogli da Urbano V 122 .<br />
Giovanni V si rifiutò di firmare un trattato senza consultare<br />
“suo padre” Cantacuzeno ed il patriarca. Le trattative<br />
continuarono dunque a Costantinopoli. Ci furono delle difficoltà<br />
di ordine formale: Filoteo rifiutò categoricamente di ricevere<br />
ufficialmente Paolo, che era giunto senza un mandato scritto dal<br />
Papa e si presentava in virtù della sua autorità e del suo prestigio.<br />
La sua funzione era quella di patriarca di Costantinopoli, ragion<br />
per cui Filoteo mai avrebbe potuto accogliere chi pretendeva di<br />
usurpare il proprio seggio patriarcale. L’unica soluzione era che<br />
fosse ricevuto dal Cantacuzeno, il quale avrebbe parlato ed agito<br />
come portavoce dei Greci.<br />
In ogni caso la Curia romana conosceva l’autorità di cui<br />
godeva Cantacuzeno. Ciò è testimoniato dal fatto che il 6<br />
novembre 1367 Urbano V gli scrisse una lettera, cercando<br />
l’appoggio di colui che poteva fare per l’Unione più di chiunque<br />
altro, se non più dell’imperatore regnante.<br />
Le negoziazioni non potevano avere un carattere ufficiale<br />
ma, la personalità dell’ex-imperatore amico del patriarca, come<br />
anche la presenza di tre Metropoliti, provano che gli ambienti<br />
ecclesiastici accordavano a tale incontro un’importanza<br />
eccezionale 123 . Quanto alla famiglia imperiale era al gran<br />
completo: l’imperatore Giovanni V e sua moglie Elena, figlia del<br />
Cantacuzeno, e i suoi figli Andronico e Manuele. Subito la<br />
politica religiosa del Cantacuzeno apparve quella della famiglia<br />
regnante. Egli pronuncia il suo discorso dopo aver reso grazie a<br />
Dio per la buona predisposizione del legato 124 :<br />
4. “Gli uomini rifiutano la pace divina; gli uni odiano i Cristiani, disprezzano<br />
la loro fede spirituale e materiale: costoro sono gli infedeli e discepoli di<br />
Maometto; gli altri che odiano le sole ricchezze spirituali e materiali dei<br />
Bizantini e a volte la loro stessa vita sono i Bulgari, i Serbi ed i loro simili che<br />
tuttavia sono ortodossi e obbediscono alla Chiesa. Essi vogliono saccheggiare<br />
così l’impero e provocano guerre…[ ]”.<br />
5. “Accanto alle divisioni degli uomini c’è anche ciò che gli unisce. Possono<br />
essere amici uomini di paesi differenti, come tu che vieni dalla Calabria ed io<br />
che sono di Costantinopoli. Altri diventano amici pur essendo di città diverse,<br />
122 HALECKI O., Un empereur de Byzance à Rome (1355-1375), Varsavia 1930, p. 37 : Paolo era originario dell’Italia<br />
Meridionale e come Baarlam il Calabro apparteneva a quella categoria di Italo-Greci adattissimi a servire da tramite per<br />
l’unione tra Bisanzio e Roma. Per evitare confusione si ricorda che egli fu nominato patriarca latino titolare di<br />
Costantinopoli, carica che ai Bizantini ricordava chiaramente l’usurpazione latina e che rivendicava solo nominalmente<br />
il soglio patriarcale.<br />
123 NICOL, The Byzantine family of Cantacuzenos cit., p. 89: l’incontro avvenne nel giugno 1367; BOOYAMRA J., The<br />
Byzantine Notion of the Ecumenical Council in the fourteenth century, New York, Brooklyn 1983, pp. 68-71; MIONI,<br />
p. 81: “Il 20 settembre 6877 (= 1368), di domenica lessero nell’Ippodromo la lettera del Papa. Il 24 settembre lessero il<br />
breve pontificio di Urbano V che invitava ad accettare l’unione delle Chiese”. La cronologia dell’Anonimo risulta<br />
diversa da quella proposta.<br />
124 MEYENDORFF, Projets de Concile Oecuménique en 1367 cit., pp. 164-169. L’autore riporta una traduzione in<br />
francese del manoscritto utilizzato, LAVRA Λ 135.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio