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<strong>Porphyra</strong> Anno III, numero VII, Aprile 2006<br />

“L’ultima dinastia di Bisanzio: i Paleologi<br />

1259-1453”<br />

una costituzione oligarchica e non monarchica della Chiesa, non<br />

solo intavolassero trattative con il Papa e non con il Concilio di<br />

Basilea – che aveva certo sopravvalutato la portata della<br />

sinodalità dell’Oriente bizantino – ma addirittura riconoscessero<br />

il Primato del primo a dispetto del secondo. Ciò contribuì non<br />

poco a far riconoscere in quello fiorentino il Concilium<br />

Indubitatum, nel momento in cui l’Europa s’interrogava pensosa<br />

sul sinodo legittimo, e accrebbe di molto il prestigio di Eugenio<br />

IV, che nel 1439 era stato deposto dai vescovi ribelli e<br />

rimpiazzato con Felice V (1439-1449), Amedeo VIII di Savoia.<br />

La Chiesa Greca e il suo Imperatore subivano per l’ennesima<br />

volta l’attrazione fatale di Roma e del Papato. Peraltro, se i Padri<br />

di Basilea avevano sopravvalutato le somiglianze tra la propria<br />

ecclesiologia e quella bizantina, i Padri fiorentini certo credettero<br />

troppo nel potere dell’Imperatore di mantenere l’Unione<br />

ecclesiastica. In quanto ai Greci stessi, credettero troppo<br />

anch’essi nella capacità del Papa di promuovere una crociata per<br />

loro, e forse non valutarono bene la situazione politica europea.<br />

Non a caso Giovanni VIII, via via che si rese conto della realtà,<br />

andò maturando il proposito, poi irrealizzato, di mollare il<br />

Concilio e tornarsene indietro. La Francia non aveva<br />

abbandonato Basilea per Firenze, aveva riconosciuto la<br />

deposizione di Eugenio, e aveva usurpato diverse prerogative<br />

papali con la Prammatica Sanzione del 1438, mentre era in<br />

contrasto con la Curia per la mancata intronizzazione di Renato<br />

d’Angiò a Napoli. Naturalmente il Meridione d’Italia era uno dei<br />

possibili trampolini di lancio per la spedizione di soccorso ai<br />

Bizantini, e chiaramente in queste condizioni i Francesi non<br />

avrebbero mosso un dito contro i Turchi per far piacere a<br />

Eugenio IV e ai suoi alleati. Gli Aragonesi, che pure miravano a<br />

Napoli, erano irritati dalla volontà del Papa di unire il Regno allo<br />

Stato Pontificio (1435), e se avessero con<strong>qui</strong>stato il Mezzogiorno<br />

certo non avrebbero organizzato crociate. Essi erano tra i più<br />

facinorosi partigiani conciliari, favorevoli alla guerra contro<br />

Eugenio e alla sua deposizione. Solo nel 1443, quando Alfonso<br />

V il Magnanimo (1416-1458) con<strong>qui</strong>stò Napoli e ottenne ampie<br />

concessioni da Roma, gli Aragonesi abbandonarono Basilea, ma<br />

certo non con l’animo di aiutare i Greci, anzi intenzionati ad<br />

incamerare gli stanziamenti per la crociata a loro vantaggio, e<br />

forse a tentare la con<strong>qui</strong>sta di Costantinopoli per se stessi. La<br />

Germania, che con Sigismondo si era impegnata molto per la<br />

liberazione dei Balcani dai Turchi, era ondivaga: l’Imperatore<br />

cercava una mediazione ma era più propenso verso il Concilio. I<br />

principi erano divisi e spesso indifferenti per opportunismo: le<br />

Diete imperiali non prendevano posizione, mentre intorno al<br />

1440 molti presuli tedeschi aderirono al Concilio, e inutilmente<br />

Eugenio IV depose gli arcivescovi elettori di Magonza e Colonia<br />

che lo avevano tradito. Ancora nel 1447, con l’ambiguo<br />

Concordato dei principi, papa Eugenio, a poca distanza dalla<br />

morte, fu costretto a concessioni notevoli e ambigue verso i<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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