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<strong>Porphyra</strong> Anno III, numero VII, Aprile 2006<br />
“L’ultima dinastia di Bisanzio: i Paleologi<br />
1259-1453”<br />
coloro che ne parlano 247 . Non è dunque la teologia che formula il<br />
dogma, ma il dogma che dà senso e significato, oltre che<br />
possibilità, alla teologia stessa.<br />
Derrida in tempi recenti ha elaborato una filosofia in cui l’essere<br />
è concepito come differenza 248 ; il Sinodo Fiorentino, secoli<br />
prima del pensatore post-moderno, ha di fatto elaborato una<br />
teologia della differenza, in cui l’essere proprio della Chiesa<br />
risulta proprio dall’armonica differenza delle parti che la<br />
costituiscono. Al monismo ecclesiologico della tradizione il<br />
Sinodo contrappose, mediante un processo decostruttivo delle<br />
divergenze, una ecclesiologia delle differenze armonicamente<br />
conservate. Era questa una elaborazione troppo ardita per i tempi,<br />
resa possibile dallo sviluppo della cultura umanistica di stampo<br />
platonico, che nella dottrina del grande filosofo greco e dei suoi<br />
epigoni trovava il modello di un’unità nella molteplicità. Ed era<br />
senz’altro una concezione che difficilmente poteva durare.<br />
E fu così che i due mondi, greco e latino, si avviarono verso il<br />
loro fato, ancora oggi immutato, l’uno, rispecchiato nella<br />
dolorosa esperienza della guerra, della devastazione e della<br />
schiavitù, al quale restava solo la consolazione della lotta onorata<br />
contro un nemico soverchiante, per cui la civiltà ellenica, fluita<br />
in modo uniforme dalla classicità al medioevo, si poteva<br />
chiudere come era iniziata, cantando con Tirteo:<br />
Teqna,menai ga.r kalo.n evni. proma,coisi peso,nta<br />
a;ndr’avgaqo.n peri. h-| patri,di marna,menon<br />
L’altro, invece, correva spensierato verso la sua fioritura<br />
umanistica, ignaro di altre tempeste, che pure si addensavano<br />
all’orizzonte, e ballava con parole simili a queste di Poliziano:<br />
Ben venga maggio<br />
E ‘l gonfalon selvaggio!<br />
Ben venga primavera<br />
Che vuol che l’uom s’innamori;<br />
e voi, donzelle a schiera<br />
con li vostri amadori,<br />
che di rose e di fiori<br />
vi fate belle il maggio<br />
venite alla frescura<br />
247 La terminologia che adopero, in riferimento alla regola testuale, è quella di Derrida, ma usata in modo molto diverso da come<br />
l’adopera il filosofo francese, che parla di “deriva” di significati, di loro disseminazione (DERRIDA J., La disseminazione, Milano<br />
1989), che in senso stretto non può essere accettato in questa sede. E tuttavia il lessico del filosofo è troppo ghiotto per non usarlo ai<br />
fini di una provocazione terminologica e metodologica: è possibile fare storia con criteri ermeneutici inediti, e provocare la ricerca<br />
con chiavi di pensiero contemporanei.<br />
248 DERRIDA J., La scrittura e la differenza, Torino 1982.<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio