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<strong>Porphyra</strong> Anno III, numero VII, Aprile 2006<br />

“L’ultima dinastia di Bisanzio: i Paleologi<br />

1259-1453”<br />

riconoscere al Papa alcun primato di giurisdizione, ma solo le<br />

prerogative d’onore anteriori allo Scisma. Nei fatti poi abbiamo<br />

visto come Costantinopoli andasse puntellando il proprio<br />

primato. In questo difettavano senz’altro di senso storico: la<br />

Pentarchia propriamente detta non era mai esistita, e sia<br />

Antiochia che Gerusalemme e Costantinopoli erano diventati<br />

patriarcati molto tardi. Era piuttosto esistita una diarchia<br />

patriarcale tra Roma e Alessandria, entrambe sedi di tradizione<br />

petrina. Quando poi Costantinopoli era divenuta sede patriarcale,<br />

subito aveva avanzato pretese primaziali, non solo nei confronti<br />

delle altrettanto giovani cattedre di Antiochia e Gerusalemme,<br />

ma anche verso la veneranda Chiesa alessandrina. Inoltre, subito<br />

dopo Efeso la sede antiochiena era stata lacerata dallo Scisma<br />

nestoriano, e dopo Calcedonia il patriarcato alessandrino era<br />

stato diviso da quello monofisita, che pure divise ulteriormente la<br />

Chiesa di Antiochia e quella gerosolimitana. In buona sostanza, i<br />

Cinque patriarcati erano stati spesso molti di più, e i Patriarchi<br />

legittimi erano contestati dai loro stessi fedeli – per non dire che<br />

molte volte non si sapeva quale fosse il legittimo pastore. In<br />

effetti, parlare dei Patriarchi alessandrino e antiochieno può<br />

significare, per l’antichità, almeno due cose: o riferirsi ai presuli<br />

greco-bizantini, chiamati spesso melchiti per la loro fedeltà<br />

all’Imperatore d’Oriente, o far riferimento a quelli etnicomonofisiti,<br />

Copto in Egitto e Siriaco in Siria, che non hanno mai<br />

riconosciuto alcuna pentarchia, considerando eretici Latini e<br />

Greci. Gli stessi Patriarchi di Alessandria e Antiochia della<br />

Chiesa greca, oltre a quello di Gerusalemme, furono poi ben<br />

presto assoggettati a quello bizantino in seno alla Chiesa<br />

Imperiale. Inoltre, fuori dell’ecumene romano c’erano altre sedi<br />

patriarcali di origine apostolica, come per esempio quella di<br />

Seleucia-Ctesifonte, che si rifaceva all’apostolo Simone, o<br />

Chiese di origine apostolica che potevano mirare allo status<br />

patriarcale, come quella Malabarese: esse avrebbero avuto pieno<br />

titolo ad entrare, da questo punto di vista, in un’Esarchia o in<br />

un’Eptarchia, senza che però essa sia mai nata. Se a questo<br />

aggiungiamo che Costantinopoli non era affatto sede apostolica –<br />

le reli<strong>qui</strong>e di Andrea, martirizzato in Acaia, vi furono portate<br />

solo tardi, e perché egli era il fratello di Pietro – capiamo bene<br />

che la Pentarchia era una costruzione propagandistica di scarso<br />

valore. Questo i Latini lo sapevano bene. Inoltre i Greci erano<br />

ostinati nel negare lo sviluppo storico che le prerogative romane<br />

avevano avuto nei secoli, pretendevano che Roma tornasse ad<br />

uno statuto primaziale evanescente, precostantiniano, e<br />

tralasciavano di considerare quanto, nella loro stessa tradizione<br />

teologica e canonica, aveva contribuito allo sviluppo del primato.<br />

Imperatori bizantini fino al midollo come Costantino I il Grande<br />

e Giustiniano I avevano, coi fatti e con le parole, riconosciuto il<br />

munus petrino 239 , mentre le controversie cristologiche avevano<br />

239 Cfr. sull’arg. SIBILIO V., “Giustiniano e i Papi del suo tempo”, in Teresianum – Ephemerides Carmeliticae LVI 2 (2005) =<br />

<strong>Porphyra</strong> III 2 (2004), pp. 15-39 (http://www.porphyra.it/<strong>Porphyra</strong>3.pdf) e contenuto nel database della Maison de Sciences des<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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