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<strong>Porphyra</strong> Anno III, numero VII, Aprile 2006<br />
“L’ultima dinastia di Bisanzio: i Paleologi<br />
1259-1453”<br />
apertosi proprio sulla questione di principio del rapporto tra Papa<br />
e Concilio continuò a covare sotto la cenere. Eugenio doveva<br />
trovare un’occasione per affermare il suo primato. Questo lo<br />
spinse insensibilmente verso il Concilio di Firenze.<br />
Papa Eugenio, sviluppando le ultime iniziative ecumeniche di<br />
Martino V, aveva già negoziato l’invio di delegati bizantini a un<br />
concilio da tenersi forse a Bologna che poi era abortito,<br />
riassorbito di fatto dal sinodo di Basilea. Adesso la parte che<br />
fosse riuscita ad intavolare trattative con gli Orientali sarebbe di<br />
sicuro cresciuta di prestigio e autorità. La scelta unionista per il<br />
Papa e per il Concilio era un’opzione fondamentale di politica<br />
interna, non estera. Si scatenò dunque una lotta sorda tra Eugenio<br />
e i Padri per trarre a sé i Greci, essendo scontato che dovessero<br />
partecipare al sinodo. Per anni si dibatté sulla sede idonea:<br />
Eugenio e i bizantini – tranne il patriarca di Costantinopoli –<br />
propendevano per una città italiana, più facilmente raggiungibile<br />
per i secondi e più influenzabile per il primo (da cui l’ostilità del<br />
Proto-trono); i Padri chiedevano l’aggregazione a Basilea o lo<br />
spostamento ad Avignone o in Savoia, in una zona sotto la loro<br />
influenza. Il lungo dibattere mostrò che il concilio di unione<br />
rendeva divisi: il 7 maggio 1437 la maggioranza dei due terzi dei<br />
Padri votò e sigillò il suo deliberato, e la minoranza annunziò la<br />
sua decisione, che fu poi contro ogni previsione approvata da<br />
Eugenio, (Salvatoris et Dei nostri, 30 maggio 1437), il quale<br />
ravvisò la sanior pars in quella minor piuttosto che in quella<br />
maior, diversamente da quanto si facesse di solito. I legati del<br />
Papa riuscirono infine, in maniere non sempre irreprensibili, a<br />
persuadere i Greci a venire in Italia, e a non andare al concilio di<br />
Basilea. Eugenio poté così avviare la riunificazione della Chiesa<br />
latina con la greca dopo aver contribuito a spezzare l’unità della<br />
prima, e il 18 settembre 1437 trasferì il Concilio a Ferrara,<br />
sapendo bene che solo alcuni Padri avrebbero obbedito (Doctoris<br />
Gentium). Questa era solo l’ultima di una nutrita serie di sedi<br />
proposte, da più parti, per il Concilio unionista (Bisanzio,<br />
Vienna, Buda, Avignone) 222 .<br />
Il Concilio Ferrarese fu aperto nel gennaio del 1438, mentre i<br />
Greci ancora non arrivavano. Essi si decisero a recarsi a Ferrara<br />
solo in seguito alle sollecitazioni del doge veneziano Francesco<br />
Foscari (1423-1457), che aveva provveduto al loro trasporto,<br />
mentre era pronta anche una flotta messa a disposizione dai Padri<br />
di Basilea 223 . Evidentemente i presupposti per un processo<br />
proficuo di unione non c’erano. Ma per i Bizantini questa era<br />
un’esigenza di politica estera fondamentale, in quanto da essa si<br />
aspettavano l’aiuto contro la montante marea turca. Per questo<br />
essi, giunti al concilio, tendevano a rallentare i lavori, attendendo<br />
l’arrivo dei principi cristiani, che però, nonostante una pausa di<br />
222 Anche sul Concilio ferrarese-fiorentino c’è un ampia bibliografia. Rimando ai titoli generali forniti per il Concilio di Basilea;<br />
aggiungo tra gli altri: GILL J., The Council of Florence, Cambridge 1959 (ed. it.: Firenze 1967), con bibliografia, e FOIS M., I<br />
Concili del XV secolo, in Problemi di Storia della Chiesa cit., Milano 1976, pp. 162-214.<br />
223 Cfr. DÉCARREUX J., in « Rev. des Études Italiennes » VII (1960), pp. 27-58, IX (1962-63), pp. 33-99, X (1964), pp. 219-239,<br />
XI (1965), pp. 427-490, XII (1966), pp. 246-268, 374-387, XIII (1967), 148-183..<br />
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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio