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<strong>Porphyra</strong> Anno III, numero VII, Aprile 2006<br />

“L’ultima dinastia di Bisanzio: i Paleologi<br />

1259-1453”<br />

forza dall’ampliamento progressivo della sua sfera d’influenza;<br />

quello oligarchico – ben espresso in un Concilio – invece trova in<br />

sé il proprio compimento, in quanto esso stesso è il luogo in cui<br />

si compone in unità una molteplicità. E’ nella forza delle cose<br />

che l’ecumenismo sia giocato tra poteri monarchici, e anche la<br />

storia del Concilio fiorentino lo dimostra. Invece il Conciliarismo<br />

occidentale, negando al Papato il primato, si poneva di fatto sulla<br />

scia della negazione del diritto al potere temporale della Chiesa<br />

da parte di Marsilio da Padova e di Giovanni di Jandun, e sulla<br />

affermazione della sindacabilità personale dei Pontefici per il<br />

loro operato – come nel caso del processo postumo a Bonifacio<br />

VIII e dell’eresia privata di Giovanni XXII<br />

Comunque sia, il Concilio di Pisa nel 1409, tramite i cardinali<br />

che l’avevano convocato, e quello di Costanza (1414-1418)<br />

tramite l’imperatore Sigismondo, invitarono Manuele a mandare<br />

ambasciatori, promettendo aiuto contro i Turchi 218 . Manuele<br />

inviò un memorandum di 36 punti per l’Unione, purtroppo non<br />

giuntoci, e la sua delegazione, con un pericoloso doppio giuoco,<br />

rassicurò entrambe le parti sulla disponibilità dell’altra<br />

all’Unione, così che il nuovo papa Martino V (1417-1431) aderì<br />

al progetto di un Concilio a Costantinopoli, considerandolo un<br />

fatto solo formale. Ma esso fu differito anzitutto perché Roma<br />

avrebbe dovuto accollarsene le spese, e le casse pontificie erano<br />

disperatamente vuote, e poi per un attacco turco a Bisanzio nel<br />

1422. All’indomani dell’assalto, papa Colonna inviò un legato<br />

per riannodare le fila del progetto, e scoprì con costernazione che<br />

Manuele II era tutt’altro che incline all’unificazione sine<br />

conditione, ma che invece voleva trattative puntuali ed<br />

esaurienti. E tuttavia si dispose alla ricerca di un compromesso,<br />

anche con il nuovo imperatore Giovanni VIII (1425-1448).<br />

Cominciò a delinearsi l’ipotesi di un nuovo Concilio unionista in<br />

Occidente.<br />

Ma papa Martino V, l’uomo che con la sua elezione al Soglio<br />

aveva fatto terminare il quarantennale Grande Scisma<br />

d’Occidente, e che aveva la tempra sufficiente per tenere a bada<br />

la questione dell’Unione e del Conciliarismo insieme, calò nella<br />

tomba il 20 febbraio 1431. Il conclave che si radunò subito dopo<br />

elesse pontefice Gabriele Condulmer Correr, benedettino,<br />

cardinale nipote di Gregorio XII, che prese il nome di Eugenio<br />

IV (3 marzo) 219 . Questi, nel corso del suo papato, destinato a<br />

concludersi nel 1447, sarebbe stato più trascinato dagli eventi<br />

che in grado di determinarli; e infatti proprio casualmente si<br />

trovò coinvolto nell’ultimo significativo tentativo fatto dalla<br />

Chiesa cattolica di riunificarsi con quella d’Oriente. In effetti, il<br />

sinodo con cui ebbe a che fare all’inizio del suo papato fu quello<br />

di Basilea, convocato ai sensi del decreto Frequens del Concilio<br />

di Costanza dal defunto papa Colonna, che pur con l’intenzione<br />

218 FINKE H., Acta Concilii Costanciensis, I, Münster 1896, 491.<br />

219 Suoi documenti in VON OTTENTHAL E., Die Bullenregister Martins V und Eugens IV, in MIÖG: Ergänzusband 1, 1885; sul<br />

suo rapporto col Concilio: GILL J., Eugenius IV: Pope of the Christian Union, Westminster, Maryland, 1961.<br />

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Rivista online a cura dell’Associazione Culturale Bisanzio

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