memorie dell'accademia urbense - archiviostorico.net
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(L.5.871), il 1788 (L.4.671), il 1791<br />
(L. 10186)e il 1792anno in cui si spesero<br />
per la fabbrica 6.036 lire. Viceversa<br />
anni critici per l'avanzamento<br />
dei lavori furono il 1777 (L.468), il<br />
1790 (L.974) e il 1796, anno in cui<br />
i deputati alla fabbrica poterono disporre<br />
solamente di 339 lire. Nel ricercare<br />
le cause di tali carenze finanziarie<br />
per l'anno 1777 è lo stesso<br />
estensore del manoscritto che ci informa<br />
scrivendo: « attesi li debiti<br />
contratti nel scorso anno 1776 si è<br />
determinato dalli Signori Deputati<br />
sospendere di continuare la Fabbrica<br />
nel suddetto anno 1777 per avere<br />
un po di respiro, e così darsi luogo<br />
di soddisfare per mezzo delle limosine<br />
che s'introiteranno li rispettivi<br />
creditori... ».<br />
Cambiata amministrazione, non<br />
cambiano pero il loro tenore le annotazioni,<br />
sicchè ritroviamo il 12<br />
gennaio 1799: « Per consumo di cera<br />
per triduo fatto per la Cittadina<br />
Marina Celesia Maineri, inferma come<br />
benefattrice singolare della Fabbrica<br />
Parrocchiale » lire 5.12.4.<br />
1799, 14 Gennaio: « Per il deposito<br />
in chiesa del cadavere della suddetta<br />
passata a miglior vita li 12 del<br />
corrente e sepolta nella Parrocchiale<br />
»,<br />
In quell'anno le truppe austro <br />
russe di Suvorow, approfittando dell'assenza<br />
di Napoleone, inpegnato<br />
nella Campagna d'Egitto, riconquistano<br />
la Penisola. Per il nostro borgo,<br />
terra della Repubblica Ligure, si<br />
58<br />
prospettano momenti difficili. Si<br />
scriverà in piena restaurazione:<br />
« Nel maggio 1799 vide per la prima<br />
volta questo Borgo una mano di<br />
quegli militari ajuti, che il fremito<br />
delle genti aveva renduto (sic) come<br />
necessarj nella nostra Provincia.<br />
Nessuno ebbe cuore di guardarli in<br />
viso; deserte erano le vie, chiuse le<br />
porte, nelle case riduttisi tutti, ignoranti<br />
se amici od inimici venissero in<br />
una terra, che non voleva nè poteva<br />
offendere, nè difendersi. In tanta fuga,<br />
ed in tanto timore il (Prevosto)<br />
Compala ti sedeva tranquillo sopra<br />
una pietra innanzi alla Chiesa senza<br />
altra difesa per se, e per il popolo,<br />
che quella di presentarsi offerente<br />
sottomissione, ed amichevole ricetto<br />
a chi aveva in mano la spada. Ei<br />
l'offeri, e venne accolto atterrando<br />
prima quel segno di nostre pazzie<br />
16, la cui sola memoria tanto<br />
rossoreancora ci attira sul volto. Alle<br />
miltari fazioni seguitò la penuria<br />
delle vettovaglie, che si fece sentire<br />
estrema in queste circostanze.<br />
La prudenza delle guerre, che si<br />
combattevano a noi vicine, aveaconsigliato<br />
che lefossero negate allesospette<br />
popolazioni, dove il nemico<br />
stanziava, e noi eravamo al punto di<br />
patirne il difetto insino all'impossibile<br />
sofferenza. Ei bisognava chiederle<br />
a chi ci aveva per nemici, far<br />
si che si sospendesse un decreto necessario<br />
e giusto, e tanto persuadere<br />
che eravamo innnocenti di quelle<br />
grand'ire, che alla fame si provve-