memorie dell'accademia urbense - archiviostorico.net
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fitto delle sedie che potrà a tutto<br />
maggio 1868 ascendere alla somma<br />
di lire 1200. Quindi bisognerà attivare<br />
una nuova lotteria per ricavare<br />
almeno la somma di lire 500. Finalmente<br />
mettere in attività una colletta<br />
settimanale nel Paese da poter dare<br />
lire 1000».<br />
I fratelli Ivaldi rispettarono i termini<br />
del contratto ed ottennero il saldo<br />
per la loro opera con mandato n.<br />
36 del 15 Aprile 1875 di lire 1062 s.<br />
I tempi di consegna, considerata<br />
la mole di lavoro, furono i più stringenti<br />
e la stima dell'opera non venne<br />
fatta in base alle figure o all'ideazione<br />
a cui era diretta ma in rapporto<br />
alle dimensioni e al tempo di esecuzione.<br />
Una clausola importante e obbligatoria<br />
del contratto, come abbiamo<br />
visto, fu che l'indicazione dei<br />
soggetti, dei santi o di altri simboli<br />
sacri e dei colori dei vari affreschi,<br />
doveva essere sottoposta all'approvazione<br />
del Comitato. Tale richiesta<br />
relativa all'aspetto strettamente figurativo,<br />
preceduta dalla formula stereotipata<br />
del procedere «secondo regola<br />
d'arte», riconosceva ai fratelli<br />
Ivaldi la dignità di artisti e non quella<br />
di semplici artigiani. Al Comitato<br />
veniva, dunque, riconosciuta la<br />
capacità di saper distinguere il bello<br />
dal brutto, il decente dall'indecoroso,<br />
secondo i criteri normativi classici<br />
e la tradizione artistica cristiana.<br />
La norma classica prescriveva di<br />
evitare i contorni duri, l'ignobile,<br />
non sovraffollare i dipinti di figure,<br />
non creare posizioni difficili senza<br />
uno scopo preciso. All'artista cristiano<br />
si chiedeva, conformemente al<br />
Concilio di Trento, di interpretare in<br />
modo degno «con chiarezza e semplicità,<br />
con gusto e commozione» 6<br />
gli antichi temi; di possedere un'umiltà<br />
e una preparazione culturale<br />
religiosa particolari. Egli è un catechista<br />
che istruisce con le immagini.<br />
Concepiti in funzione di tali propositi,<br />
gli affreschi della Parrocchiale<br />
di Ovada si collocano in quella soluzione<br />
sicura e ripetitiva dell'ideale<br />
classico e religioso in cui la libertà<br />
dell'artista si rinchiude in uno spazio<br />
sempre più limitato. La scelta di<br />
Pietro Ivaldi quale affreschista fu<br />
determinata, presumibilmente, dall'esperienza<br />
e dall'attitudine professionale<br />
dimostrate dal «muto» 7 nel<br />
genere religioso. Oltre ad una certa<br />
«garanzia formale» l'artista aveva<br />
manifestato nelle varie opere di soggetto<br />
sacro 8, una profonda devozione,<br />
intendendo il proprio lavoro<br />
come omaggio a Dio, un atto cultuale,<br />
una preghiera.<br />
La biografia di Pietro Maria Ivaldi<br />
è scarna. Nato nel 1810 a Toleto<br />
(Ponzone d'Acqui) da Giovanni e<br />
Maria Ivaldi, superando notevoli<br />
difficoltà, riusciva a frequentare i<br />
corsi dell' Accademia Albertina di<br />
Torino, durante i quali affinava le<br />
indubbie capacità pittoriche. Numerosi<br />
furono i viaggi a Roma e Firenze<br />
per studiare a fondo i grandi maestri<br />
del Rinascimento. Forte e mai